CAPITOLO XXXIV.

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- Siamo ormai a metà gennaio, e voi siete gli unici a non saper ancora usare il Patronus. Non preoccupatevi, non è un'accusa, è normale che ci si impieghi tanto, ma forse è il caso di parlare con voi di un nuovo approccio- dichiarò Keishin, fissando i ragazzi di fronte a lui.

Kageyama, Tsukishima e Yamaguchi erano gli unici a non padroneggiare ancora il loro patronus... Tutti gli altri, persino quelli che sembravano più freddi, in qualche modo, anche aiutandosi a vicenda, erano riusciti a padroneggiarlo, per cui rimanevano solo loro tre.

- Ecco, io... Penso che ci riuscirò a breve- dichiarò Tobio con tranquillità.

- Mh?- Keishin si voltò verso di lui - Hai trovato un metodo?-. Il ragazzo annuì.

- Penso proprio di sì- affermò. Ukai non ebbe troppa difficoltà a immaginare di cosa si trattasse.

- Puoi andare allora- affermò; Kageyama annuì e uscì dallo studio dell'uomo.

- Per quanto riguarda voi due- Keishin portò lo sguardo sugli altri due ragazzi - Tsukishima, penso che tu stia avendo problemi perché non credi minimamente di poterci riuscire. Vero?-. Il biondo scrollò le spalle.

- Molti ricordi felici finiscono in tragedia- affermò - ce ne sono pochi che mi ispirarono, e visto che ci sono molti altri incantesimi che posso usare per difendermi preferisci non sprecare tutte le mie energie per questo-.

Ukai lo fissò per un attimo: lo aveva immaginato...

- Bene; allora, ti chiedo di aiutarmi a dare una mano a Yamaguchi. Voi siete amici da tempo, vero?- commentò Keishin, e Yamaguchi sussultò appena.

- Sì- confermò Kei - ma non vedo come potrei aiutarlo-.

- Yamaguchi, penso tu lo sappia, ha bisogno di trovare un po' di fiducia in sé stesso: penso non creda di potercela fare, per questo non ci sta riuscendo- affermò Keishin - magari tu puoi aiutarmi a trovare un modo-.

Tsukishima per un attimo non rispose.

- Ecco, non voglio che lui si senta obbligato...- mormorò Tadashi, leggermente preoccupato.

- Professore, ci può lasciare un attimo da soli?- chiese Kei, fissando l'amico. Ukai si accigliò appena, poi annuì e uscì dalla stanza.

- Tutto bene?- chiese Tadashi, leggermente preoccupato.

- Yamaguchi, non lo stai facendo per me, vero?- Kei si voltò verso di lui - In qualche modo, ti sei sempre tenuto dietro di me, nascondendoti a lungo, nonostante per certe cose tu sia molto meglio, e me lo hai dimostrato con il tuo impegno nel Quidditch. Non ti stai frenando perché io non ci sono ancora riuscito, vero?-.

Yamaguchi sbarrò gli occhi: non ci aveva mai pensato, ma in effetti sentiva sempre una strana inquietudine quando provava quel'incantesimo. Forse...

Deglutì appena.

- Forse... Inconsciamente- mormorò - molti bei ricordi che ho sono con te, quindi forse collegarli al fatto che tu fai ancora fatica...-.

- Io e te non siamo uguali, Yamaguchi. Tira fuori la bacchetta- ordinò il biondo.

- Però...-.

- Yamaguchi, stai riuscendo a trovare la tua arma per combattere a Quidditch; fallo anche nella vita. Non devi preoccuparti per me, un giorno imparerò anch'io, ma di sicuro non mi rende felice pensare che non ci stai riuscendo a causa mia-. Yamaguchi serrò le labbra, poi tirò fuori la bacchetta: Tsukishima aveva ragione, non poteva continuare a rimanere indietro... Doveva riuscirci.

Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi: un ricordo felice... Ne aveva tanti con Tsukishima di sicuro, ma uno che gli era rimasto impresso...

Alzò la barchetta.

HAIKYU: HOGWARTS LIFEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora