18. rivelazioni

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Amare una persona

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Amare una persona. Ecco cosa provava Leon per Iman: amore. Non riusciva ad ammetterlo a se stesso ma col tempo era venuto a conoscenza del sentimento bruciante in lui, un sentimento così vulnerabile e delicato come il tocco leggiadro di una piuma.

Leon non si era innamorato molte volte nella sua vita, anzi, al contrario, si potevano contare sulle dita di una mano. Il suo primo grande amore fu una ragazza misteriosa, una spia e mercenaria del governo americano che scomparve dopo il marasma di Raccoon City. Da quel giorno non la rivide mai più e fu costretto ad andare avanti nonostante le ferite dolorose che quell'incontro gli aveva procurato.

Era così difficile dimenticare, eppure, quando meno se lo era aspettato, si ritrovò davanti una ragazza come Iman, così tremendamente complicata quanto vulnerabile.

"Leon, sicuro di stare bene? Mi sembri afflitto da qualcosa" sibilò Iman al suo orecchio al che il ragazzo, colto dalla sorpresa, si irrigidì.

"Sì, Iman, non ti preoccupare. Ora dobbiamo continuare con l'allenamento"

"D'accordo" esordì la bruna lasciando trasparire un velo di delusione nelle sue parole. Avrebbe voluto che Leon fosse del tutto sincero con lei, eppure, lo trovava così maledettamente enigmatico e riservato. Cosa le nascondeva?

Nonostante il dubbio incessante, decise di ignorare quella sensazione momentanea di non conoscerlo affatto. Si diresse con lui in palestra dove tutti si stavano allenando con vigore. L'ondata di paura della settimana prima aveva fatto in modo che ciascuno tirasse al di fuori di sé il proprio coraggio e spirito di sopravvivenza. L'atmosfera era intrisa di paura e lo potè percepire dagli sguardi impauriti e arrabbiati della gente che la circondava: molti facevano pugilato tra sudore e sangue, altri correvano sul tapis-roulant come se volessero scappare da qualcosa. Forse da quelle creature raccapriccianti, forse da loro stessi?

Leon, seguito da Iman, entrò nel ring: voleva insegnare a Iman un po' di arti marziali.

"Pronta?" le chiese con un mezzo sorriso sulle labbra violacee.

"Pronta" ricalcò la ragazza riccia, prima di correre verso di lui ed eseguire un calcio rotante che Leon parò con prontezza, rimandandola indietro.

"Devi migliorare la tecnica, non sempre devi attaccare per prima. Osserva il nemico e i possibili punti deboli" le suggerì prima di fare un passo verso di lei e sferrare un pugno, il quale venne schivato dalla ragazza.

"Brava, continua così" la incoraggiò "Ora contraccambia il colpo"

Iman eseguì un pugno ad uncino verso il petto di Leon, coperto da un giubbotto imbottito, mossa che lo sorprese. La ragazza colpì il ragazzo alla spalla, poi all'anca con un altro calcio rotante.

"Okay, direi che per oggi può bastare" disse con voce dolorante il biondo, prima di rialzarsi da terra e togliersi le protezioni. "Ora va' a dormire, Iman"

"Non sono in vena di una dormita ora, penso andrò al poligono" gli rispose, con l'adrenalina ancora bruciante in corpo. Si diresse verso le docce comuni per lavarsi via dal sudore e, una volta vestita, si diresse verso il luogo deputato a sparare quando udì delle voci familiari parlare tra di loro. Ella si nascose in lavanderia, tenendo la porta socchiusa in modo da origliare il più possibile la conversazione tra Chris e Leon.

"La situazione sta diventando sempre più critica: Los Illuminados ci stanno alle calcagna, non so quanto potremmo ancora resistere" esordì con un tono preoccupato Chris.

"Lo so ma siamo tutti pronti a combattere, inclusa Iman. Se la sta cavando piuttosto bene"

"Riponi troppa fiducia in lei, Leon. È comunque il loro obiettivo principale. Non ci vorrà molto prima che la facciano a pezzi. Il tuo lavoro è proteggerla, non portarla sul campo di battaglia, è la figlia del capo dell'Intelligence americana. Ricorda che gli hai promesso di tenerla al sicuro"

Quelle parole risuonarono come un tamburo nella mente di Iman facendole mancare il fiato. Stentava a respirare, non tanto per la brutale rivelazione quanto per il fatto che Leon le avesse tenuto nascosta la sua identità e quella del padre. Lo stomaco le si chiuse ancora in una morsa: le veniva da vomitare.

La ragazza corse verso i bagni ancora una volta e si chiuse in uno scomparto vuoto. Lo stomaco le doleva, così come il petto e la testa che sembrava non voler smettere di girare. Si sentiva una povera illusa. Leon le aveva mentito per tutto quel tempo, nascondendole la sua vita, il motivo per cui non poteva combattere. Era tutta una farsa? Uno stupido gioco?

Non riusciva a trovare risposta a quella domanda che le attanagliava la mente in preda alla confusione più totale.

Cercò di calmarsi ma non ci riuscì. Non riusciva a sopportare il peso delle bugie. Si diresse in camera propria e sbattè la porta al che Chris e Leon si girarono di scatto. Un profumo familiare pervase le narici di Leon, il quale solo in quel momento realizzò il grave danno causato.

"Oh merda, ci ha sentiti!" esclamò, iniziando a sudare freddo. Le mani tremavano, gli occhi erano spaesati. Il ragazzo corse verso la camera di Iman, bussando incessantemente alla porta, nella speranza che venisse aperta ma niente, era chiusa a chiave.

"Iman, ti prego, aprì la porta!" la implorò, continuando a bussare fino a sentire le nocche dolere.

"Che cosa vorresti dirmi, Leon? Che mi hai tenuto all'oscuro di tutto per più di un mese?" esordì acida Iman, senza alcuna intenzione di aprire la porta.

"Senti, l'ho fatto per proteggerti" disse in preda al panico.

"Da cosa, esattamente? Da mio padre, da quei cosi là fuori? Tanto se mi devono fare a pezzi lo faranno a prescindere da quello che mi dici o meno"

"Mi è stato ordinato da tuo padre di proteggerti. Los Illuminados vogliono il tuo sangue" le annunciò, costretto dalle circostanze.

"Almeno sai per cosa?" disse, aprendo la porta, rivelando la sua figura: gli occhi erano rossi e gonfi dal pianto, i capelli ricci scompigliati.

"Non lo sappiamo ancora, è un mistero"

"Ottimo" esordì sarcastica Iman, roteando gli occhi al cielo "Comunque sia, Leon, non so se mai potrò fidarmi di te"

Quelle parole lo colpirono come una lancia in pieno petto, trafitto. Sapeva che Iman aveva perfettamente ragione ma aveva giurato al padre della ragazza che non le avrebbe mai e poi mai rivelato la sua identità per proteggerla. Ma infondo, da cosa? Los Illuminados rimanevano sempre lì fuori pronti ad attaccare, non avrebbe avuto senso non dirglielo.

"Senti, Iman, mi dispiace, okay? Ma l'avevo promesso a tuo padre"

"Scuse accettate, Leon ma d'ora in poi dovrai dirmi tutto. Non posso fidarmi di una persona che non conosco affatto"

"Io-" fece un lungo respiro "Io ero un poliziotto a Raccoon City ma dopo l'esplosione sono stato reclutato dall'Intelligence americana per un progetto top secret. Sono diventato il prediletto da tuo padre per proteggerti. Quel giorno, il 2 Settembre 1998, io, il signor Jackson e altri membri del corpo dell'Intelligence siamo venuti qui e abbiamo fondato il rifugio North, deputato alla tua protezione"

"Cazzo. Leon, mi dispiace" sibilò la ragazza appoggiandosi al suo petto, iniziando a piangere. Lacrime salate e copiose le rigarono le gote come cascate.

"Sono io che ti devo delle scuse, Iman" le sussurrò il biondo, baciandole la fronte "Io ti amo e non voglio perderti"

"Ti amo anch'io, Leon" disse la ragazza prima di asciugarsi le lacrime e far unire le sue labbra con quelle di Leon in un bacio affettuoso.

BLACK STAR - leon kennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora