23. senza speranza

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Il giorno seguente, i due si risvegliarono di sopravvento

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Il giorno seguente, i due si risvegliarono di sopravvento. Lo spiffero d'aria fredda che entrava dalla finestra li fece rabbrividire più di quanto non facessero già. La paura li stava divorando come un ragno con la sua povera e inerme preda. Perchè, del resto, entrambi si sentivano così: deboli e senza speranza.

Troppi nemici da affrontare e troppe poche risorse. Iman era un bersaglio facile ormai e Leon avvertì di nuovo quella sensazione di impotenza che lo colse di nuovo alla sprovvista. Il sudore freddo gli colava dalla fronte, le mani erano strette in due pugni per fermare l'incessante tremolio che lo attanagliava da settimane. Mai e poi mai avrebbe pensato che incontrare Iman sarebbe stato una maledizione così piacevole.

La amava e avrebbe fatto di tutto per lei, persino affrontare il male più grande: Osmund Saddler, il capo degli Illuminados, coloro che gli avevano completamente devastato la vita, la quale non gli dava pace. Da Raccoon City in poi non conobbe più la parola tranquillità. Tra zombie e creature immonde, la vita di Leon Scott Kennedy era perseguitata dalle disavventure e mai nessuno lo aveva aiutato. Era abituato a cavarsela da solo.

Iman si vestì di un paio di jeans e una felpa rossa sbiadita, ai piedi aveva le solite converse, mentre il suo ragazzo indossò la divisa come di consueto. Si recarono nella piccola mensa per fare colazione e mangiarono in fretta: Leon non aveva il coraggio di proferire parola su quanto accaduto il giorno prima. Ne era rimasto pietrificato, terrorizzato e ciò che gli fece più male in assoluto fu proprio il fatto che non poteva avere controllo sulla situazione.

Iman lo osservò con uno sguardo torvo, capì all'istante che c'era qualcosa che non andava.

"Leon, va tutto bene?" gli domandò con voce spasmodica e preoccupata.

"Sì, sto cercando di tenere duro per te, per noi"

A quelle parole lo sguardo della ragazza che aveva di fronte si intenerì e gli occhi le divennero umidi. In quel momento realizzò che lo amava davvero e che la cosa era reciproca. Gli prese le grandi mani e le avvicinò alle sue guance calde. Leon sorrise debolmente: Iman era davvero la sua unica luce nella vita. Le bacio le mani affusolate per poi guardarla in quegli occhi ambrati che tanto gli piacevano.

"Ora vado in pattuglia, devo scoprire dove si nascondono quei bastardi" esordì finendo il suo porridge che non sapeva proprio di un bel niente. Si alzò da tavola e raggiunse l'ufficio del Maggiore Krauser che si trovava al piano superiore. Percorse le scale e bussò alla porta.

"Barry, ti ho detto che non voglio il cappuccino freddo-" Krauser alzò lo sguardo "Oh, buongiorno, Leon" lo salutò con un mezzo sorriso "Iman sta bene?"

"Suppongo di sì. Oggi sembra stare meglio ma non so quanto durerà la tregua. Siamo sotto assedio" esordì con uno sguardo sconfitto.

"Ragazzo, ascoltami. Ce la faremo, io ti ho allenato per questo" cercò di rassicurarlo anche se invano.

"Ha ragione, devo solo farmi coraggio"

Ad un tratto, una figura già conosciuta entrò a capofitto nella stanza senza neppure prendersi la briga di bussare. Il profumo pungente di acqua di colonia lo travolse e si girò di scatto: capelli castani come gli occhi, pelle abbronzata e giaccia bordeaux.

"Cosa ci fai tu qui?!" esordì Leon indispettito.

"Vi conoscete?" beh, comunque Luis è qui perchè si è offerto di combattere al nostro fianco, in più ha una cosa che voglio: l'ambra"

"Quindi erano questi gli affari personali, huh?" lo schernì il biondo.

"Direi di sì, amigo, che piacere rivederti" rispose Luis con un mezzo sorriso sul volto.

"Dunque, Leon, tu e Luis andrete a perlustrare il territorio questa sera" esordì atono l'uomo con un marcato accento tedesco. Il biondo non aveva molta scelta, dovette obbedire per forza, d'altronde era il suo capo e di certo non lo avrebbe deluso per un capriccio.

I due entrarono in macchina in fretta mentre il cielo plumbeo vegliava su di loro. Un odore di terriccio bagnato si fece strada nelle narici di entrambi. Leon aveva la mascella contratta: non gli andava proprio a genio Luis ma di certo non avrebbe abbandonato la missione. La sua volontà lo spinse ad obbedire al volere altrui, come sempre, del resto.

"Hai detto che sei qui per l'ambra, eh?" Leon interruppe il silenzio con un tono inquisitorio mentre i lapislazzuli azzurri erano fissi sull'asfalto dinnanzi a loro.

"Sì ma non posso dirti altro, è riservato" rispose Luis annoiato ma divertito allo stesso tempo. Era un tipo di poche parole ma d'effetto, lascivo.

"Senti, io sarò diretto. Se non vuoi che ti pianti il mio coltello nella gamba, farai meglio a dirmi che cazzo ci fai qui" disse guardandolo dritto negli occhi castani per un secondo.

"Attento!" urlò Luis prima che la macchina si schiantasse contro un albero, ammaccandosi.

"Merda" ringhiò il biondo. Uscì subito dalla vettura malmessa per poi invitare Luis, con maniere ben poco delicate, a fare lo stesso. Notarono che davanti a loro vi era una moto nuova e lucida ed una donna misteriosa al di sopra, in mezzo alla strada. Indossava il casco che ne copriva il volto ed il resto del corpo era coperto da una tuta di pelle aderente.

Ella si tolse il casco, lasciando la chioma corta che richiamava il colore della pece, sventolare liberamente. Gli occhi asiatici da tentatrice e ammaliatrice erano contornati da una riga dritta di eyeliner, le labbra piene erano tinte di un rossetto sul tono rosato. Si avvicinò ai due, appostati sul ciglio della strada con la macchina in panne.

"Leon Scott Kennedy, guarda un po' chi si rivede" esordì con un tono seducente quanto avvelenato.

"Ada Wong. non pensavo di rivederti di nuovo" le rispose con un tono duro.

"Vedo che hai compagnia, come vi conoscete?"

"Non sono affari tuoi. Pensi che dopo quello che mi hai fatto io sia disposto a buttarmi tutto alle spalle?" le domandò retoricamente, con un tono adirato.

"Vorrei ricordarvi che siamo nel bel mezzo del nulla e voi state litigando come una coppietta" li ragguagliò l'ispanico, attirando l'attenzione dei due che si voltarono esterrefatti.

"Ha ragione. Forza, muoviamoci" Ada scansò Leon per poi raggiungere Luis come se niente fosse. Il biondo aveva avuto sempre un rapporto di amore e odio con lei sin dal momento in cui la incontrò sette anni prima durante l'epidemia di Raccoon City. Si erano amati anche se lo sfrontato pragmatismo e machiavellismo di Ada aveva sempre avuto la meglio sulla loro relazione complicata e tortuosa.

Si fecero strada nella foresta intrisa di rovi e cespugli per poi approdare ad una piccola spiaggia con una barca a motore. I tre vi salirono e il silenzio tombale regnò su di loro.

"Dimmi almeno perchè sei qui" esordì di punto in bianco Leon, guardandola in quegli occhi scuri.

"Per lo stesso motivo di Luis. Los Illuminados hanno qualcosa che vogliamo" rispose con nonchalance rimanendo sempre sul vago.

"Esattamente" aggiunse il moro "Tu hai liberato la señorita?"

"Oh, vedo che mi hai già rimpiazzato"

Leon fece un respiro profondo, esalando lentamente per tentare di calmare i ribollenti spiriti dentro di sé, cercando di ignorare la sua evidente provocazione. Quello sì che sarebbe stato un lungo viaggio.

BLACK STAR - leon kennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora