26. onore

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Leon si guardò intorno con aria preoccupata, inquieta, spasmodica

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Leon si guardò intorno con aria preoccupata, inquieta, spasmodica. Il respiro diventava sempre più affannato, aritmico, le pupille gli si dilatarono e sudore freddo imperlava la sua fronte. Tirò un pugno contro la cabina telefonica, così forte che dalle nocche uscì del liquido purpureo.

"Cazzo, cazzo!" urlò, maledicendosi per non averla tenuta d'occhio.

Si passò una mano tra i capelli biondi dal nervosismo. Uscì dalla cabina e la brezza fredda lo fece rabbrividire più di quanto già fosse. La sua più grande paura si era appena avverata. Cosa avrebbe fatto ora che aveva perso la persona a cui teneva di più?

Sentiva le gambe molli, le mani tremare e il petto stretto in una morsa tale da impedirgli di inalare abbastanza ossigeno. Il cielo uggioso, noncurante delle vicende, faceva da sfondo a quel pomeriggio raccapricciante.

Senza indugio, Leon corse all'interno della struttura dove incontrò, per sua fortuna, i fratelli Redfield che erano intenti a parlare tra di loro. Avevano anch'essi un'espressione corrucciata, impaurita quasi.

"Ragazzi, avete visto Iman?" chiese il ragazzo, senza fiato.

"Tutti la stanno cercando, non abbiamo più sue tracce. Temiamo sia stata rapita" rispose Chris, con un tono che voleva apparire il più fermo possibile.

"Dio, è peggio di quanto pensassi" Leon si mise una mano sulla fronte, in segno di sconfitta.

"La troveremo e la salveremo da quei bastardi, è una promessa" cercò di rassicurarlo Claire "Abbiamo superato Raccoon City insieme, vedrai che ce la faremo anche stavolta"

"Grazie Claire, ora, però, è meglio muoversi" li avvertì, il biondo, guardando l'orologio. Non poteva sprecare nemmeno un secondo.

Così, i tre salirono a bordo di un'auto e si misero in marcia verso il villaggio degli Illuminados. Salirono a bordo di quella barchetta malandata e arrivarono in quell'isola infausta. Ad aspettarli c'erano sorprendentemente anche Ada e Luis, alla ricerca di una cosa ben diversa dalla loro.

"Se uniamo le forze forse potremmo avere tutti ciò che vogliamo" esordì  Luis con la sua solita flemma.

"Se continui a parlare ci faranno fuori prima che tu possa avere quell'ambra" lo interruppe Leon con un'espressione torva sul volto.

"Andiamo, l'ambra ci aspetta" Ada intervenne, ignorando completamente l'obiettivo dei tre e iniziò a camminare con la sua solita sicurezza davanti a tutti. Leon detestava quando si comportava così. A tratti era fredda, spietata, calcolatrice da far paura.

Dopo aver trascorso del tempo a camminare per quei luoghi infelici, malandati e dimenticati da Dio, il gruppo si imbattè in una struttura simile ad un labirinto. I ganados erano pronti ad attaccare con frecce infuocate e altre armi raffazzonate. Uno di loro scagliò delle bombe infuocate verso Leon, il quale la schivò prontamente. Prima di fare una capriola e puntare la sua fidata pistola alla testa di quel malcapitato, uccidendolo.

Fu un combattimento lungo e straziante in cui i cinque si impegnarono al meglio. In quel momento la strada era libera, non c'era più nessuno di quelle creature abominevoli.

"Voi, state di guardia qui. Io e gli altri andiamo a perlustrare il territorio"

"Ricevuto" dissero all'unisono.

Così, Leon, completamente da solo, si avventurò all'interno della struttura malandata dove vi trovò un ascensore malridotto tanto che si sorprese nel momento in cui si mise in moto una volta salitogli al di sopra. L'odore stantio gli pizzicò le narici e l'aria era diventata più fredda.

Arrivò nei sotterranei dell'isola e iniziò a camminare, guardandosi attorno di tanto in tanto finchè una figura molto familiare non gli intralciò il percorso: occhi azzurri, capelli biondi e il suo cappello rosso.

"L'allenamento non è ancora finito, matricola"

"Maggiore Krauser?! Ma che diavolo-"

"Sei preoccupato per la ragazza, non è vero? Sai che non puoi salvarla, non puoi salvare nessuno!" ghignò con un sorriso sinistro in volto.

"Ora sei un seguace del culto, hanno fatto il lavaggio del cervello anche a te?" esordì con un tono adirato quanto ricolmo di delusione. Krauser era stato il suo mentore dopo Raccoon City e vederlo in quelle condizioni gli spezzò il cuore. Gli illuminados gli stavano portando via tutto.

Leon estrasse prontamente la pistola dalla guaina ma Krauser gli si avvicinò di scatto, puntandogli il coltello affilato alla gola.

"Non ti ho insegnato che i coltelli sono più veloci?" lo schernì prima di tirargli un calcio e scaraventarlo sulla grata sottostante. Il ragazzo tossì, prima di rimettersi in piedi con determinatezza, non intendeva mollare per nessuna ragione al mondo.

"Perchè ti sei unito a loro?" urlò con voce affranta "Prima avevi un codice, un po' di onore!"

"Sono un uomo libero ora" esordì prima di avvicinarsi pericolosamente a lui, pronto a sferrargli un colpo con il coltello che venne prontamente parato dal ragazzo che impugnò la sua arma da taglio. Leon si dimenò dalla sua presa ferrea per poi sferragli un calcio rotante tale da stordirlo anche se solo per qualche secondo.

"Bel colpo, matricola" ghignò di nuovo, scrocchiandosi il collo.

Ad un tratto Krauser saltò sulla grata superiore e trasformare il suo braccio destro in un'arma letale fatta di tendini tirati e intrecciati tra loro, il colore rossastro e l'odore di carne bruciata e sostanze chimiche pizzicarono sgradevolmente le narici del ragazzo, obbligato a confrontarsi con quello che di poco rimaneva del suo ex mentore, il quale era passato dal volerlo crescere al volerlo uccidere in un nano secondo.

"Ma che cazzo" sibilò Leon, schifato da quell'orrida visione mentre Krauser saltò davanti a lui, pronto a colpirlo con la macchina da guerra che era diventato il suo braccio. Leon lo schivò, prima di estrarre il fucile a pompa e mirare a quell'obbrobrio.

"I tuoi colpi sono solo graffietti per me" gli comunicò aspramente prima di sferrargli un colpo alla gamba che lo ferì. Leon digrignò i denti dal dolore prima di avvicinarsi a fatica a lui e colpirlo con il coltello ripetutamente tanto che la sua divisa si macchiò di sangue.

Krauser si dimenò velocemente dalla presa di Leon, saltando dall'altro lato della grata e sferragli un colpo alle spalle tanto da farlo barcollare. Leon corse goffamente dall'altro lato prima di estrarre nuovamente il fucile e mirare al braccio destro del suo ex mentore.

Il ragazzo era stremato, le sue forze erano state risucchiate via come un tornado. Stava per perdere la speranza quando intravide una figura familiare farsi strada tra le grate superiori: era Ada, la quale, prontamente, mirò ad uno dei barili di dinamite a pochi metri da Krauser. Il boato produsse un rumore sordo che fece fischiare le orecchie di Leon, il quale, però, colse l'opportunità per mettere definitivamente al tappeto Krauser che stava faticando a rimettersi in piedi.

"Avanti, finiscimi" lo incitò l'uomo, ormai stremato.

Gli occhi di Leon divennero umidi mentre impugnava il coltello dalla parte del manico. Doveva ucciderlo per liberarlo dalle grinfie di quel culto malato.

"Spero di averti insegnato abbastanza, ragazzo" disse tra colpi di tosse.

Con un movimento brusco, piantò il coltello all'altezza del cuore di Krauser che dopo qualche secondo tirò il suo ultimo respiro.

"Lo ha fatto, Maggiore" sibilò Leon con le labbra tremolanti, prima di andarsene da quel luogo infausto.

BLACK STAR - leon kennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora