29. artefici del proprio destino

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In quella serata dapprima intrisa di sgomento e preoccupazione, Leon Kennedy aveva portato a termine la missione finale

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In quella serata dapprima intrisa di sgomento e preoccupazione, Leon Kennedy aveva portato a termine la missione finale. Il cielo sembrava più sgombro di nuvole e sul punto di dipingere un bellissimo tramonto dai colori tenui di rosa e arancio, la brezza leggera gli sfiorava il volto e i suoi occhi cerulei sembravano risplendere di un'altra luce, più speranzosa. Una volta per tutte, lasciò quel territorio degradato, era il momento di iniziare a pensare al suo futuro.

Arrivò al bunker, dove tutti si stavano preparando per la partenza verso Washington: militari e altri membri dell'Intelligence americana stavano preparando le valigie mentre si abbracciavano data l'atmosfera di festa e liberazione. Iman era in camera sua, vestita di un maglione del medesimo colore degli occhi e jeans. I capelli erano stranamente raccolti in una crocchia disordinata.

"Leon!" esultò, girandosi di scatto e correndo verso di lui a braccia aperte.

"Attenta, non sono nelle condizioni per essere abbracciato" le disse con un sorriso genuino stampato sulle labbra, guardandosi le braccia coperte dall'uniforme sporca "Comunque, dobbiamo fare i bagagli, domani mattina si torna a casa"

"Ho finito, direi che entrambi abbiamo bisogno di una pausa adesso" lo guardò con occhi famelici, brucianti di passione. In quelle ambre luminose si potevano scorgere le fiamme ardenti del desiderio logorante.

"Iman..." il ragazzo inalò ed esalò lentamente per calmare il subbuglio dentro di lui. Il suo sguardo da vixen lo fece rabbrividire, trepidare tanto da fargli sentire le gambe molli. La ragazza percepì il suo respiro farsi più pesante, aritmico. Leon non si mosse di un centimetro, la sua eccitazione cresceva ogni secondo, così libera, così travolgente ed irresistibile. Sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie, le mani sudare.

Iman si godette appieno la sensazione di pura lussuria che le si insediò nel sangue. Lo prese per mano e, insieme a lui, si diresse verso il suo bagno personale dove regnava un profumo avvolgente di ibisco. Leon si ricordava bene quel giorno d'autunno di tre mesi prima, in cui prese la ragazza sotto la sua ala protettiva.

Il bagno non era troppo piccolo per essere situato in un bunker. Si limitò a spruzzare ancora un po' di profumo nella piccola stanza dalle pareti bianco panna e ad aprire il rubinetto della vasca da bagno con i piedi a zampa di leone. Si girò verso il biondo, stupito da come Iman avesse già programmato tutto. Sapeva che lo desiderava con tutto il cuore e questo non fece che aumentare l'eccitazione in lui, la quale si manifestò anche dal punto di vista fisico. La tuta sembrava stargli troppo stretta.

Iman si sedette sulla sedia in vimini per poi rimuovere il maglione con delicatezza, esponendo le sue braccia magre che sembravano brillare, soprattutto nel momento in cui il timido bagliore della luna che trapelò dalla piccola finestra le illuminò la pelle. Il suo sguardo si posò su Leon, il quale la stava guardando estasiato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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