In quel pomeriggio d'autunno, il cielo sembrava più plumbeo del solito. L'aria fredda pervase i corpi dei tre avventurieri già affaticati. Leon si era perso a guardare l'acqua grigiastra sotto di lui pur di evitare lo sguardo bruciante di Ada, la ragazza che sei anni prima lo aveva ammaliato quanto abbandonato l'istante dopo.
Ada era complicata, tremendamente e Leon non lo aveva mai sopportato. L'orgoglio di quella ragazza era insuperabile. Sin dal giorno in cui la aveva conosciuta nel settembre 1998 a Raccoon City, non riuscì più a distaccarsene: pendeva dalle sue labbra come un perfetto idiota e Ada, dalla natura machiavellica e intraprendente, colse quell'opportunità per farne ciò che voleva, finchè non sparì facendogli credere che fosse morta, lasciandolo completamente in balia di se stesso.
"Amigo, sei con noi?" lo destò dai suoi pensieri Luis.
"Sì, sì, non vi preoccupate" rispose facendo finta di nulla, anche se il suo linguaggio del corpo parlava chiaro. Le braccia erano conserte, lo sguardo altrove.
"Leon" lo interpellò la corvina "Come te la sei passata in questi sei anni?"
"Da quando ti è mai importato di me?" ringhiò, fissandola in quegli occhi profondi e neri come la pece.
"Suvvia, lo sai che sono stata occupata"
"Suppongo che tu abbia mentito riguardo alla tua identità anche agli altri"
Calò il silenzio assoluto, assordante quanto imbarazzante. Ada era stata colta di sorpresa, cosa che raramente capitava. Sfoggiò un sorriso di sfida al suo vecchio amante che, al contrario, la guardò con occhi sdegnati e rabbiosi. Del resto, era davvero questo il prezzo da pagare per essere stato abbandonato?
Nonostante le domande cui Leon non sapeva rispondere, i tre arrivarono in un'isola sperduta dove i palazzi erano diroccati e malandati, quasi fossero catapecchie. Le strutture erano fatte di cemento armato, pesante e opprimente come quella giornata plumbea e piovosa.
"Possibile che non ci sia un dannato giorno di sole in questo posto?" esordì Luis, rompendo il silenzio imbarazzante calato su di loro come un velo asfissiante.
Ada e Leon lo guardarono storto. Sapevano benissimo che quel commento era fuori contesto.
"Avanti, siamo arrivati" disse Leon prima di scendere dalla barca malridotta. Arrivarono in una piazza contornata da scogli che sembrava quasi inabitata. Davanti a loro si ergeva, però, un portone di ferro chiuso a giudicare dall'allarme rosso alla sua sinistra. Laser del medesimo colore perlustravano la zona come dei segugi.
"Potremmo avere compagnia, state all'erta" esordì la donna con un tono volitivo.
Ad un tratto si sentì un boato simile ad uno sparo di pistola e, in effetti, fu proprio il rumore di quell'arma a destare i tre dalla loro perlustrazione.
"Forasteros!" urlarono alcuni Ganados, pronti a commettere qualsiasi barbaria.
"Cazzo!" urlò Leon, sfoderando il suo amato fucile lucidato per poi sparare un colpo al malcapitato. Non fece in tempo a gioire della vittoria che un'altra decina di fanatici arrivò alle sue calcagna.
"Datemi tregua" sibilo con un'espressione corrucciata sul volto mentre ricaricava l'arma.
Nel frattempo che Leon e Luis si sbarazzavano dei nemici vicino al portone principale, Ada era salita per le scale arrugginite e aveva avviato un combattimento corpo a corpo con uno di quelle orrende creature, deputata al controllo della mitragliatrice. Si mosse a suon di calci rotanti e Leon rimase colpito dalla destrezza della donna e come riusciva a combattere indossando un tacco dodici.
"Ora sta' giù" ghignò la donna, pestando la testa di uno degli Illuminados con il tacco a spillo dello stivale in pelle, facendo zampillare il sangue purpureo.
"Grazie, Ada" esordì Luis, appropinquandosi al portone principale insieme al biondo. La donna gli sorrise compiaciuta di se stessa: di sicuro per lei la vanità non era qualcosa di cui vergognarsi.
La porta era chiusa e nonostante tutti gli sforzi di Leon, non riuscì ad aprirsi. Per fortuna, Ada, con la sua solita prontezza e risolutezza, salì su un marchingegno dotato di una palla demolitrice in ferro, posizionato a pochi metri da loro.
"Sancho Panta, dovevi pensarci prima"
"Come mi hai chiamato?" Leon alzò un sopracciglio.
"Voi due, spostatevi" tagliò corto la donna, prima di demolire il portone, facendolo a pezzi. Scese dal marchingegno e si incamminò insieme ai due all'interno della struttura lugubre e malandata.
Una volta entrati, una sensazione spiacevole di gelo li colse alla sprovvista. Delle grosse borse cilindriche nere erano appese al soffitto e sembravano muoversi.
"Oh cazzo, state lontani da quei cosi" li ammonì Ada, guardandosi attorno con prudenza. Purtroppo, Luis scontrò una delle borse appese da cui fuoriuscì una creatura mostruosa: occhi rossi, denti affilati ed il corpo amorfo.
Leon, prontamente, afferrò il coltello dalla guaina e iniziò a ferire l'immonda creatura tagliandogli un arto che in breve tempo si rigenerò.
"Ah che bella sorpresa! Grazie Luis" lo schernì il biondo lanciandogli un'occhiata di disapprovazione.
I tre iniziarono a correre il più velocemente possibile, scontrando altre borse da cui fuoriuscirono altre di quelle creazioni paranormali e inquietanti. Uscirono dalla struttura per poi correre nuovamente, verso una grotta riparata mentre il buio nascondeva le loro figure.
Una volta seminate quelle creature infernali, Leon, Ada e Luis si diressero verso la fine della grotta. Lì vi era un piccolo sentiero ricolmo di trappole che il biondo disattivò grazie alla sua destrezza. La stradina sembrava condurre ad un altro tempio dissacrato e abbandonato. La porta era macchiata di sangue che pareva ancora fresco.
Con tutta la forza che avevano in corpo, Leon e Luis colpirono il portone massiccio che si aprì dopo qualche tentativo. Si guardarono attorno: corpi esanimi appesi, candele accese e scrigni in legno e intarsiati d'oro. Un lungo tappeto rosso sembrava condurre fino all'altare in cui vi era seduta una figura sospetta.
"Ragazzo, vieni qui" lo invitò con la voce ricolma di cattiveria.
Leon si avvicinò, armandosi della sua fidata rivoltella prima di salire i pochi scalini che lo separavano dallo strano signore. Aveva gli occhi pallidi, la testa calva e in mano teneva uno scettro d'oro contornato da carne tesa che vi si muoveva intorno.
"Io sono Osmund Saddler, portavoce di nostro signore"
"E chi cazzo se ne frega" esclamò il biondo, prima di sparare un colpo che venne prontamente schivato dall'uomo dinnanzi a lui.
"Oh, signor Kennedy, perchè non si unisce a noi, al sacro corpo?" lo stuzzicò con un ghigno malvagio.
"Scordatelo" sputò acido con un'espressione torva sul viso giovane.
"Se non sbaglio, la ragazza si è già unita a noi"
In quel momento Leon sbiancò. Sapeva che stava parlando di Iman ma soprattutto, era venuto a conoscenza che il nemico era peggio del previsto. La ragazza era infetta, come avrebbe trovato una cura?
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BLACK STAR - leon kennedy
Fanfiction|Leon Kennedy x OC| Dopo gli eventi di Raccoon City, Leon S. Kennedy si ritrovò da solo, senza nessuno al suo fianco. La vita sembrò ritornare alla normalità quando venne scoperta l'esistenza di una congrega parecchio sospetta, motivo per cui gli v...