15. oscuro nemico

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"Lo so, Chris, lo so" rispose Leon, avvertendo un logorante senso di colpa farlo a pezzi dall'interno

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"Lo so, Chris, lo so" rispose Leon, avvertendo un logorante senso di colpa farlo a pezzi dall'interno. Un dolore opprimente al petto lo travolse, impedendogli di respirare regolarmente.

"Cazzo, Leon! Non puoi rispondermi così!" ringhiò Chris, avvicinandosi pericolosamente a lui.

"Cosa altro dovrei dire? Non credo che tu accetteresti un mi dispiace come scusa, o sbaglio?" disse sarcasticamente.

"Non cambiare discorso. I patti erano chiari e tu li hai infranti come un perfetto idiota solo per una stupida ragazza!"

A quelle parole, gli occhi cerulei del ragazzo sembravano aver assunto il colore del fuoco dalla rabbia che gli scorreva nelle vene. Chris aveva oltrepassato il limite. Leon aveva imparato a sue spese che essere troppo ligi al dovere avrebbe comportato una visione miope e semplicistica della vita.

"Stai attento a come parli, Redfield" esordì con un tono inasprito, contraendo la mascella e le mani in due pugni.

"Oh, ho per caso ferito i tuoi sentimenti, Leon?" lo prese in giro con voce incattivita. Sapeva di aver colpito il suo punto debole e di sicuro non gli dispiaceva rigirare il coltello nella piaga. Chris non era mai stata una persona dalle spiccate doti empatiche, a differenza della sorella, e questo o portò ad essere estremamente freddo, distaccato e, certe volte, anche piuttosto spietato.

"Chiudi quella cazzo di bocca" ringhiò Leon assottigliando gli occhi in due fessure dal colore blu ghiaccio.

"Sennò, caro Leon, che succede?" lo canzonò ancora una volta, godendosi la sensazione di potere che la situazione gli aveva conferito.

"Ragazzi, è tutto a posto?" esordì una voce dolce e femminile, che fece voltare entrambi. Claire era appena entrata al poligono per esercitarsi a sparare ma, udendo le voci adirate dei due, non ne potè fare a meno di intervenire per placare le acque.

"Claire, sì, non ti preoccupare. Ti stavo giusto aspettando" disse per rassicurare la sorella minore che mostrava in viso un'espressione preoccupata. In quel momento, Leon ne approfittò per uscire dalla grande sala la cui atmosfera era diventata più che opprimente. Una volta uscito, chiuse la porta alle sue spalle e fece un respiro profondo, prima che la sua mente in subbuglio iniziasse a partorire gli scenari più catastrofici.

Ma non doveva perdere tempo. Doveva trovare Iman prima che si cacciasse in un altro guaio e in quel momento non c'era nessun altro pensiero oltre a quello a tenerlo occupato e a farlo tremare di paura come una foglia. Si diresse verso la sua camera e trovò la porta aperta. Decise di entrarvi e vi trovò svariate confezioni di munizioni vuote assieme alla finestra aperta da cui fuoriusciva una fune che arrivava fino al suolo.

"Oh cazzo. Non va bene, non va bene per niente!" urlò in preda al panico più totale. Le mani gli tremavano e gli occhi erano spalancati.

Iman era fuggita un'altra volta e non sapeva in quale pericolo si fosse cacciata, cosa che non fece altro che aumentare quel senso spasmodico di ansia e paura che si propagò in tutto il suo corpo come un virus.

BLACK STAR - leon kennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora