{It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in}
~ 30 Seconds To Mars - A beautiful lie
Una bella bugia
Era un incubo.
Più correvo lontano da casa mia, più mi ripetevo che quello che stavo vivendo non era reale. Gabriel non era morto, non era appena uscito a cacciare con mia cugina e Sebastian, io non stavo scappando dalla realtà.
Però poi la parte razionale di me sopraffaceva le mie fantasie: Gabriel era stato ucciso da Derek, era diventato un vampiro, era appena uscito a cibarsi di sangue animale e io stavo negando tutto per non sclerare.
Mi resi conto che ormai stavo correndo e basta, senza una meta o un motivo preciso. Mi fermai di colpo, prendendo a respirare a bocca aperta. L'aria fredda di dicembre penetrò nelle mie narici e nella mia bocca, rinfrescando il corpo ardente di rabbia, di dolore e sete.
Per un momento mi sentii spaesata, in quanto non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi né di quanto mi fossi allontanata dal mio quartiere. Intorno a me c'era solo della terra arata e ricoperta da un sottile strato di ghiaccio, in mezzo alla campagna. Non vi erano case o strade in vista.
Strinsi i pugni e sentii le unghie conficcarsi nei palmi delle mani. Infine, urlai tutta a mia ira. Urlai così forte che la gola cominciò a bruciare e la voce a farsi rauca per il grido prolungato. La mia voce rimbombò in lontananza a lungo, accompagnato da alcuni tuoni in lontananza.
In quella zona sarebbe stato difficile trovare qualcuno da uccidere, per cui decisi di tornare più verso la città. Girovagai per un po' in cerca di una preda, ma sembrava che tutti i vampiri fossero scomparsi dalla faccia della terra.
Mi trovavo nella periferia di Londra e poche persone si trovavano per strada a quell'ora, sebbene fosse piuttosto presto. Forse era per colpa del freddo, o per il fatto che fosse ora di cena.
Beh, anche io avevo fame. Tanta fame.
Riuscii a sentire alcuni pensieri spaventati: sembrava una donna che chiedeva aiuto. Decisi di seguire il suo richiamo, arrivando in un vicolo sperduto e buio.
Davanti a me, una giovane donna era trattenuta da un paio di uomini che avevano intenzioni tutt'altro che nobili. Mi avvicinai a loro lentamente, sbattendo i tacchi degli stivali sull'asfalto bagnato in modo tale che mi sentissero.
La prima ad accorgersi della mia presenza fu proprio la sfortunata, che mi implorò subito di aiutarla con occhi sbarrati. L'uomo che le stava tenendo la bocca tappata seguì il suo sguardo e incontrò il mio. Sul suo volto si formò un sorriso sdentato e storto.
«Ehi Carl, guarda: abbiamo compagnia» disse al suo amico, che mi stava dando le spalle.
Anche il secondo rozzo individuo si voltò verso di me. A giudicare dall'aspetto, dovevano essere due uomini sulla quarantina in cerca di guai. Di grossi guai.
«E tu da dove sbuchi?» mi domandò quello che, a quanto pareva, si chiamava Carl.
«Lasciatela andare immediatamente» dissi loro con tono autoritario.
L'uomo che stava tappando la bocca alla ragazza estrasse un coltellino dalla tasca dei jeans e lo avvicinò alla guancia della sua vittima. «Altrimenti cosa ci fai?» volle sapere.
Senza togliere gli occhi dalla lama lo obbligai col pensiero ad infilzarsi la gamba, per cui fu costretto a mollare la ragazza. Indietreggiò di qualche passo, osservando il proprio sangue impregnare i pantaloni e trattenendo le grida di dolore.
Dopo un mio cenno del capo, la donna mi corse incontro e Carl non fece nulla per fermarla. Quando mi fu accanto le misi le mani sulle spalle e la fissai negli occhi. «Torna a casa, dimentica tutto ciò che è accaduto oggi» l'ammaliai.
Senza fiatare levò le tende, lasciandomi da sola con i due criminali.
L'uomo, nel frattempo, era riuscito a togliersi la lama dalla gamba e la stava stringendo con più forza tra le dita, sorreggendosi al muro. «Io vi avevo detto di lasciarla andare» continuai ironicamente.
«Adesso ti passerà la voglia di scherzare» ringhiò Carl, correndomi incontro. Anche da umana sarei riuscita a schivarlo facilmente, e non appena mi fu accanto sentii una zaffata di alcol provenire dal suo alito, il che mi fece rivoltare lo stomaco.
Lasciai che tentasse di colpirmi per qualche volta, fino a quando non m stufai e gli afferrai la gola, sollevandolo da terra di qualche spanna. Carl cominciò ad annaspare per un po' d'aria, mentre il suo amico era con occhi e bocca spalancati per il terrore.
Senza aspettare ulteriormente, lo abbassai e gli divorai la gola, lasciando che sfogasse il suo dolore urlando con tutto il fiato che avesse in corpo.
Quando finii, lo gettai a terra e mandai il suo corpo in fiamme. Mi pulii le labbra, spostando i miei occhi sul secondo uomo. Gli sorrisi in modo beffardo, mentre il panico cominciava ad impossessarsi di lui.
«Spero che il tuo sangue sappia meno di alcol.»
«Cosa sei tu?» gracchiò terrorizzato, continuando ad indietreggiare zoppicando.
Lo seguivo con passi lenti e regolari, gustandomi la sua paura. Era tanto tempo che non mi comportavo così, ma in quel momento poco importava. Ero incazzata ed affamata: un mix letale.
Se poi tenevo conto del fatto che fossero solo due sporchi stupratori la mia coscienza si riteneva pulita. Due impiastri in meno sulla terra.
«Sono tante cose: una figlia, una fidanzata, una ragazza molto arrabbiata e suscettibile. Una vampira. Una cacciatrice.»
Con il pensiero lo obbligai a sollevare il coltello e conficcarselo nel petto, guardandolo mentre moriva. Mi avvicinai prima che cadesse a terra e cominciai a bere fino all'ultima goccia, ringraziando il cielo che il suo sangue fosse meno alcolico rispetto a quello del suo amico. Infine, eliminai anche le sue tracce.
Sospirai a fondo, osservandomi intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno.
In quel momento la mia mente venne invasa da ricordi degli anni precedenti, mentre mi trovavo in Spagna: ero abituata ad uccidere gli umani senza provare pena. Ora era diverso, provavo ogni sentimento forte e chiaro.
Eppure, in quel momento, l'unica cosa che provavo era rabbia. Ero consapevole del fatto che fosse scatenata dalla trasformazione di Gabriel, che non avrei dovuto però farmi prendere dalla mano.
Abbassai gli occhi sulle cenere di quell'uomo.
Avevo fatto solo ciò che andava fatto.
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Hurricane
Vampire"E se tu dovessi uccidere le persone che ami?" Sono passati due anni da quando Kim se n'è andata e Gabriel non riesce ancora a dimenticarla. Solo lui e Derek sono a conoscenza della verità: lei non è morta, ma è fuggita per proteggerli. Nel frattemp...