Prologo

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Hurricane

Prologo

Spagna, sei mesi dopo

I loro occhi mi fissavano spaventati, nonostante non avessi fatto assolutamente nulla per metter loro paura. Beh, sicuramente portarli nella cripta distrutta di una chiesa abbandonata alla periferia di Madrid non doveva essere tanto incoraggiante, ma non capivo il motivo per cui continuassero a tremare e a guardarmi terrorizzati.

Le macerie del soffitto e delle pareti intralciavano il passaggio, ma scavalcavo i massi con facilità. Loro invece dovettero arrampicarsi più di una volta, rallentando il passo sia per la difficoltà sia per evitare qualsiasi cosa stessero andando incontro.

«Detened*» ordinai loro. [*"Fermatevi"]

Le tre persone si fermarono immediatamente, rimanendo ad osservare la figura di fronte a noi. Ora erano decisamente spaventati dal vampiro che continuava a dimenarsi davanti a noi, mentre cercava di liberarsi dai catenacci di ferro che avevo stretto intorno ai suoi polsi e caviglie.

Non appena mi vide mise in mostra i denti affilati e urlò, dimenandosi come un matto.

I tre umani fecero un passo indietro, gli occhi ormai fuori dalle orbite. Mi misi tra gli ospiti e il mio prigioniero e mi voltai con le mani sui fianchi, sorridendo loro.

«Non ho intenzione di farvi del male, voglio solo farvi qualche domanda, claro?» domandai. Dopo un po' annuirono, ma nessuno di loro rispose ad alta voce. «Quello che trovate davanti a voi è un vampiro che tutti voi avete conosciuto.» Lanciai un'occhiata al povero malcapitato che stava morendo dissanguato. «Ovviamente non vi ha mai detto che cos'è in realtà. Per voi poteva essere un semplice studente, o un atleta o chissà cosa. Ora dimenticate quello che è, ho bisogno di una semplice risposta da voi.»

Sospirai e mi avvicinai al primo di loro: un ragazzo che avrà avuto più o meno la mia età, gli occhi leggermente a mandorla e la pelle pallida. Non appena gli fui davanti abbassò gli occhi e si morse il labbro.

«Mirame*» gli ordinai. Con grande sforzo e una fin troppa dose di paura alzò lo sguardo fino ad incontrare il mio, rimanendo incantato grazie al potere della malia. «Rispondi sinceramente con un sì o un no.» Attesi che annuisse, quindi continuai. «Ti ha dato da bere il suo sangue?» [*"Guardami"]

Il ragazzo sbatté le palpebre qualche volta e scosse la testa.

Strinsi le labbra e passai al seguente, un uomo adulto magro come un chiodo, facendo la stessa domanda. Anche da lui ricevetti una risposta negativa.

L'ultima era una ragazzina nel fiore dell'età, dalla pelle abbronzata e i ricci biondi. Stava tremando più degli altri, le mani strette l'una nell'altra e i denti che battevano.

La obbligai a guardarmi, formulando la stessa domanda. «Ti ha dato da bere il suo sangue?»

Rimase a fissarmi per qualche secondo in silenzio, perdendosi nelle mie iridi violacee.

«Sì» mormorò atterrita.

Rizzai la schiena e sospirai, guardando il vampiro dietro di me. Come risposta sentii un ringhio nascere nel profondo della sua gola, mentre riprese a dimenarsi per spezzare le catene.

«Perché lei?» gli domandai.

Un sorriso enigmatico si dipinse sul suo volto sfigurato dal dolore e dalla sete, gli occhi iniettati di sangue. «Perché è perfetta» rispose, «nessuno che la cercherebbe, nessuno che si interessi a lei. Abbastanza bella da attirare le persone anche senza la malia.»

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