Missing Moment #4

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Capitolo di riferimento: Una bella bugia

Pov: Gabriel

Breve descrizione: Gabriel è stato trasformato in vampiro ed esce per la sua prima battuta di caccia insieme a Sinéad e Sebastian, ma non va proprio così bene...

***

Sinéad era davanti a me per indicarmi la strada. Sfrecciavo veloce come un lampo tra gli alberi del bosco, sfiorando le foglie con le guance e schivando tutte le radici che fuoriuscivano dal terreno umido e fangoso. Era una sensazione strana, esattamente come quando Sinéad mi aveva preso in braccio ed aveva iniziato a correre tra le strade di Londra, per portarmi sulla National Gallery.

Sebastian, invece, chiudeva la fila.

Non mi piaceva l'idea di essere uscito a caccia senza Kim, ma riteneva una cosa necessaria: anche lei aveva bisogno di cibarsi e non poteva venire con me perché non avrebbe cacciato animali. Non che non l'avessi mai vista attaccata al collo di un umano o di un vampiro, ma sicuramente il profumo del loro sangue mi avrebbe dato al cervello, spingendomi ad attaccare a mia volta. E il mio autocontrollo non era il massimo, a quanto pareva.

Sinéad si fermò nel cuore del bosco, dove la luna era più alta ed illuminava il paesaggio. Non che avessi bisogno di luce per vedere: i miei occhi riuscivano a cogliere particolari invisibili alla vista umana, come le venature delle foglie, le macchie sulle cortecce degli alberi, le piccole pietre incastrate nel fango. E finalmente riuscivo a sentire: i passi di Sebastian alle mie spalle, lo zampettare degli animali tra i cespugli. Il mio fiuto si era incredibilmente affinato: sentivo il profumo della pioggia, della terra, del sangue intorno a me.

I due vampiri mi vennero davanti, sorridendomi amichevolmente. Io li guardai per un secondo, domandandomi se sarei stato in grado di seguire i loro consigli. «Bene, penso che sarà lei la tua maestra» disse Sebastian, indicando la cugina di Kim. «Io non seguo questa dieta, purtroppo.»

Sinéad si fece avanti, fino ad arrivare a poche spanne dal mio viso. «Il sistema è simile a quando cacciavi vampiri, solo che non devi sparare o far altro. Ti basterà adocchiare la tua preda e seguirla, fino a quando non ti riterrai pronto a balzarle addosso. Devi essere veloce e devi immediatamente bere il loro sangue dal loro corpo» cominciò.

Probabilmente feci una smorfia schifata, perché Sebastian tratteneva le risate. Bere dal corpo degli animali... solo il pensiero mi faceva uno strano effetto. «Tutto qui?» domandai stringendomi nelle spalle. Non sembrava molto difficile, se dovevo semplicemente acciuffarli e bere subito.

Sinéad annuì, guardandosi intorno. «Non c'è molto da spiegare. Ti sporcherai più che sicuramente perché sarai troppo preso dal bere il loro sangue. Col tempo imparerai anche a non sprecare una sola goccia.»

Queste erano cose che Derek aveva insegnato a Kim.

Solo a pensare quel nome mi sentii bruciare dalla rabbia e dalla sete. Il mio naso continuava a percepire diverse scie di profumo, probabilmente animali che ci circondavano. I vampiri notarono subito il mio cambiamento, perciò si allontanarono di qualche passo da me. «Non ti preoccupare e caccia tranquillo. Se rischierai di attaccare uno di noi ti fermeremo» mormorò Sebastian fattosi serio tutto all'improvviso.

Annuii deciso, cercando di concentrarmi non solo loro profumo – decisamente più dolce ed invitante – ma su quello degli animali. Kim aveva detto che non sarebbe stata la stessa cosa come bere il suo sangue e questo mi sconfortava. Ma io non volevo essere né un problema né un assassino.

Tesi le orecchie, udendo uno sfrusciare in mezzo alle foglie dei cespugli. Il mio naso percepì immediatamente quella debole scia, probabilmente di un leprotto. Con gli occhi cercai la sua figura, mettendo bene a fuoco il paesaggio circostante. Lo vidi quasi immediatamente, accucciato dietro un albero, mentre cercava cibo come me.

Mi lanciai subito, inseguendolo per qualche metro. Anche il leprotto era veloce, ma non quanto un vampiro come me. Lo afferrai per il pelo e lo portai alla bocca, cercando di non pensare a quella strana sensazione. La sua pelle si perforò sotto i miei denti molto più facilmente rispetto a quella di Kim: subito sentii il suo sangue stuzzicarmi la lingua e solo in quel momento riuscii a capire perfettamente il significato di quelle parole.

Non era come il sangue umano, affatto. Lo avevo capito già dal profumo, ma il gusto era tutta un'altra cosa: poco soddisfacente, che placava per breve tempo la mia sete. Il sangue era caldo, ma non dolcissimo. E, purtroppo, non ce n'era così tanto come in un corpo umano.

In pochi secondi prosciugai la vita del povero leprotto e lo depositai a terra, mentre Sebastian e Sinéad erano rimasti alle mie spalle per controllarmi.

Mi pulii la bocca con la mano e vidi ciò che Sinéad aveva intuito: il colletto della mia maglia era sporco di sangue – oltre che al mio – del leprotto che avevo appena ucciso.

Mi sentivo ancora assetato, perciò mi concentrai in cerca di altri animali di cui cibarmi. Inseguii un'altra lepre, e poi un'altra ancora, andando avanti così per circa un'ora. Sebastian e Sinéad erano sempre dietro di me, con occhi vigili.

Dopo aver ucciso circa il decimo leprotto, mi accasciai a terra e poggiai la schiena contro un albero. I miei occhi bruciavano ancora, così come la gola. Mi sentivo quasi pieno, ma sembrava che la sete non avesse intenzione di placarsi. Il vampiro si abbassò sulle ginocchia di fronte a me, studiandomi attentamente. «Penso che per questa sera possa bastare» decise.

Sinéad gli era accanto, le mani sui fianchi e gli occhi fissi su di me. Scossi la testa, ridacchiando. «Io ho ancora sete» borbottai.

«Hai bevuto tanto Gabriel, sei pieno» contestò la rossa.

La fulminai con lo sguardo, mettendo in mostra i denti. «Ho detto che ho ancora sete!» Senza accorgermene mi ritrovai a stringere il suo colletto tra le mie mani, tenendola schiacciata contro un albero. Sebastian mi aveva afferrato il polso, impedendomi di stringere. Sinéad mi stava guardando preoccupata, non arrabbiata. Sentii il rombo dei tuoni in lontananza, mentre l'aria si stava alzando.

«Lasciala andare» ordinò Sebastian.

Continuavo a fissare quegli occhi viola-azzurri, la gola in fiamme e la rabbia che mi avvolgeva. Solo quando Sebastian strinse ancora più forte la presa mi calmai di colpo. Lasciai andare Sinéad ed il vento cessò immediatamente di soffiare. Il cielo era limpido e la luna alta.

Scossi la testa, osservandoli: si lanciavano delle occhiate confuse, per poi tornare a fissarmi. Non capivo il motivo per cui mi fossi arrabbiato in quel modo con Sinéad, che non c'entrava nulla. La testa riprese a pulsare, tanto che fui obbligato a premere le dita sulle tempie per contrastare il dolore. Probabilmente era ancora effetto della trasformazione.

Il dolore si faceva sempre più forte e sentii di nuovo i rombi in lontananza farsi sempre più vicini, l'aria che soffiava e faceva muovere le foglie degli alberi. Mi sedetti a terra, sentendo solamente la testa che pulsava ed un dolore atroce. Chissà se anche Kim aveva provato tutto quello dopo la trasformazione, o Cristabel.

Strinsi un pugno e colpii il tronco di un albero, facendo un enorme buco in mezzo alla corteccia. La mia mano non era graffiata sé sentivo dolore, ma solo l'intero corpo in fiamme.

Poi, così facilmente come era arrivato, il dolore sfumò improvvisamente.

Aprii di colpo gli occhi, respirando velocemente. Kim mi aveva detto che non dovevo respirare per non sentire alcuni profumi che mi avrebbero acceso la sete, ma non riuscivo a far altro in quel momento. I due vampiri davanti a me mi stavano fissando con occhi sbarrati, increduli. Il vento era di nuovo scomparso, così come i tuoni.

Mi alzai in piedi, osservandomi le mani senza un vero motivo. «Forse Kim ha ragione: è lunatico» sospirò Sebastian. «In senso buono, intendo. Cambi umore in un battito di ciglia.»

«Probabilmente è colpa della trasformazione, è ancora instabile» gli rispose Sinéad, avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla. La osservai preoccupato, non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo. «Per questa sera basta così Gabriel, torniamo a casa. Hai ancora sete?» Scossi la testa, tornando ad osservarmi le mani. Non mi sentivo più bruciare, finalmente stavo meglio.

Ma il dolore di prima era qualcosa di insopportabile.

Sebastian annuì deciso, facendoci un cenno col capo. Sinéad mi sorrise per incoraggiarmi, invitandomi a tornare a casa.

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