Capitolo 19

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La musica batteva a un ritmo intenso, quasi quanto il mio cuore in preda all'agitazione. In piedi, nel cerchio magico, ingoiavo la saliva che si ammucchiava in grandi quantità nella mia bocca. Presi un profondo respiro e tentai di calmarmi, ma gli occhi di tutti i presenti erano incatenati su di me con un'insistenza quasi fastidiosa. Fu allora che mi concentrai sull'unica persona che sembrava essere totalmente disinteressata a me: Ivory. Seduta davanti al cerchio, ne osservava i ghirigori con aria assorta, quasi malinconica. Non c'era niente in lei della ragazza dura e coraggiosa che avevo visto fino a quella mattina, sembrava essersi abbandonata a se stessa. Avrei voluto chiamarla, farle un cenno, ma la voce di Soraya mi distrasse.

«Questa è una sera importante. La luna è nella sua metà perfetta e tra di noi molti sciamani hanno fatto l'ingresso nel mondo delle anime.» Un forte plauso si alzò tra la folla e una donna, dai lunghi capelli scuri e intrecciati, si apprestò a raggiungermi. I suoi occhi color nocciola si adagiarono sui miei capelli e la sua testa si inclinò appena, come se qualcosa non tornasse. Le sorrisi caldamente e lei forzò un sorriso in risposta, poi le sue mani afferrarono le mie braccia e con un pennello iniziò a dipingere delle strane rune sulla mia pelle.

«Oggi, tra di noi, farà l'ingresso anche una Sorella. Juno, spero che questo viaggio ti apra centinaia di porte» sorrise l'anziana rivolgendosi a me. Un bisbiglio rumoroso si sollevò dalla platea e questo non sembrò piacere alla donna che sollevò la mano in alto per invitare al silenzio. Sapevo benissimo quale fosse il problema e più volte Ivory me lo aveva fatto notare. Le sorelle erano albine, io lo ero solo per metà. Le Sorelle non ferivano altre Sorelle, io invece sì e ne avevo dato prova.

«Juno è la nipote di Magdalena, colei che tempo fa' arrestò la rivolta degli Shen donando la propria vita. Oggi è qui per conoscere il suo passato ed entrare nel nostro mondo, come ogni vostro figlio. Siate clementi e dedicate la vostra voce agli spiriti.» Le sue parole furono severe, un rimprovero per tutti coloro che si erano permessi di esprimere un giudizio affrettato. La donna al mio fianco terminò il suo lavoro e con la testa bassa indietreggiò stando attenta a non calpestare i ghirigori del cerchio. Il silenzio tornò a pavoneggiarsi e Soraya inspirò profondamente, poi i suoi occhi chiari si adagiarono su di me.

«Siediti cara e ascolta attentamente le mie parole, perché saranno la tua guida in questa grande avventura.» Feci esattamente come mi disse e mi adagiai sul terreno duro e secco. Le candele intorno al cerchio si illuminarono ancora di più e la folla iniziò a cantare, in una lingua strana, una specie di litania le cui parole mi erano note. Avrei dovuto chiudere gli occhi e concentrarmi sull'Altrove, ma non lo feci. Restai in allerta, preoccupata e nervosa per ciò che sarebbe potuto accadere.

«Libera la mente e lasciati guidare dal canto. Entrerai in un luogo buio e terrificante, il limbo dei due mondi. Lì un'anima cercherà di trovare un contatto con te e tu glielo darai.» Soraya continuava a parlare, la sua voce si era fatta quasi un sussurro e restai immobile a fissarla. I suoi occhi erano chiusi, il viso rivolto verso al cielo assieme alle braccia e le mani.

«E se fosse crudele?» domandai timorosa. Per quanto fossi stata dura nei confronti di Xavier, non potevo fare a meno di pensare al fatto che la possibilità che l'anima dannata mi attaccasse, fosse qualcosa di plausibile. Soraya non rispose, continuò a cantare assieme agli altri e ben presto le loro voci divennero così forti da spingermi a chiudere gli occhi. La testa iniziò a vorticare. Il profumo intenso delle candele e delle erbe essiccate mi avvolse in modo nauseabondo. Lo stomaco si attorcigliò e ben presto una strana pressione al petto mi spezzò l'aria nei polmoni. Spalancai gli occhi terrorizzata. Stavo ansimando e non riuscivo a capire neppure il motivo. Intorno a me solo il buio e una lieve luce rossastra che proveniva dalle mie spalle. Mi voltai e scrutai attentamente quella sottile linea rossa luminosa. Sembrava uno squarcio, una ferita aperta e richiusa con fatica. Mi alzai da terra e mi avvicinai. Le mie dita sfiorarono quella piccola apertura e il calore che sprigionò fu quasi travolgente. Una lieve folata di aria calda mi spinse da dietro, sbalzandomi appena in avanti. Era come se qualcuno mi stesse invitando a entrare e, forse, quel qualcuno era l'anima con cui stavo per entrare in contatto. Intenzionata ad approfondire quell'incontro, mi immersi in quel bagliore. Se il lieve calore che avevo udito poco prima era stato intenso, il bruciore che provai appena varcata la soglia fu quasi asfissiante. Non vi era niente davanti a me, se non rocce e un miraggio ondeggiante di calore che si sprigionava dal terreno. Mi sentii soffocare e portai una mano alla gola, desiderosa di allentare il colletto della camicetta che indossavo, ma neppure quel gesto aiutò. Avanzai di qualche passo, sentendo il terreno scricchiolare sotto i miei piedi. Possibile che fosse quello il limbo descritto da Soraya?

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora