Capitolo 20

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«Tu lo sapevi! Non eri così sconvolto quando i suoi occhi sono diventati gialli.» Le grida di Ivory risuonavano così alte e penetranti da farmi sussultare nel letto, come se una sirena stesse lanciando un allerta. Con un movimento fluido, balzai seduta sullo scomodo materasso, sentendo la stoffa ruvida del lenzuolo contro la pelle. Mi guardai intorno, cercando di raccogliere i pensieri ancora confusi dal sonno. La luce del giorno filtrava dalla piccola finestrella al mio fianco, proiettando strisce luminose sulla minuscola stanza.

Sbirciai attraverso il vetro e notai un gruppo di persone intente a sistemare la festa della sera precedente. L'aria era ancora permeata dall'eco di risate e musica, un ricordo vivace che contrastava con la calma del mattino. Mentre mi alzavo lentamente, il mio stomaco si contorceva, non solo per il mal di testa, ma anche per la curiosità di scoprire cosa fosse realmente accaduto la notte prima.

«E allora? Neanche tu ti sei stupita così tanto quando i suoi poteri ti hanno attaccata.» La voce di Xavier mi fece intendere che l'oggetto della discussione fossi proprio io. Scalciai le coperte e mi alzai con lentezza. La testa martellava come dopo una serata alcolica con le amiche, ma io non avevo affatto bevuto. Indossai un paio di pantaloncini e una canottiera e scostai la tenda che separava la mia stanzetta dall'ingresso.

«Perché sapevo che non era una Sorella!» Ribatté seccata la giovane sbattendo la mano sul tavolino. Il suo gesto fece cadere alcune carte dei tarocchi e Soraya, con un sonoro sbuffo, si affaccendò a raccoglierle per poi risistemarle nel mazzo. Xavier era di fronte a Ivory e la osservava con aria austera, le braccia incrociate e il corpo sempre rivolto verso la prima uscita a disposizione. Malaky, invece, se ne stava comodamente seduto sulla sedia di rimpetto all'anziana e la scrutava leggere le carte con particolare interesse, almeno finché Ivory non aveva interrotto il suo intrattenimento, solo allora sollevò un lato della bocca con fastidio e si pronunciò in merito alla questione.

«Stiamo perdendo il punto di vista della situazione: se non è umana cosa accidenti è?»

«Sono per metà Shen» risposi di getto. I loro volti si girarono verso di me, sorpresi della mia presenza.

«Juno...» Mi chiamò Ivory addolcendo appena lo sguardo.

«Cosa sono quelle facce strane? Sapevamo tutti che non ero "normale".»

«Non è quello. Erano così distratti a discutere che non si sono accorti che eri qui ad ascoltarli da interi minuti» borbottò Malaky inclinando la testa per osservare una carta presa in mano da Soraya. L'anziana non aveva spiccicato una sola parola, restava in silenzio a guardare le carte, esattamente come negli ultimi giorni. Ogni volta che ne voltava una, il suo sguardo si incupiva e tornava a mescolare il mazzo.

«Tu l'avevi sentita?» Domandò Ivory.

«Ovvio. Da quando è sobbalzata nel letto, per la precisione.»

«Cosa è successo ieri?» Chiesi avanzando verso Xavier.

«Dovresti dircelo tu, i tuoi occhi sono diventati gialli. Non rossi, non verdi, non azzurri, ma gialli! Come i loro!» Li indicò la giovane facendo uscire un verso stizzito dalla bocca di Xavier e un risolino da quella di Malaky.

«Hai avuto paura, non è così?» Mi distrasse Xavier.

«Come?»

«È successo anche in auto, quando stavamo venendo qui. Ho provato a soggiogarti, ma ti sei spaventata e i tuoi occhi sono diventati gialli.» Ricordavo bene quel momento, mi ero sentita terribilmente strana quando le sue gemme d'ambra si erano posate su di me con tanta invadenza.

«Perché non me lo hai detto?» Chiesi, cercando di nascondere la frustrazione nella mia voce.

«Perché ci siamo schiantati» rispose lui, con un'ovvietà che suonava incredibilmente vera. Dopotutto, da quando avevamo incontrato Ivory, sembrava che ogni istante di calma fosse stato spazzato via. Sospirai e portai una ciocca di capelli bianchi dietro l'orecchio, cercando di raccogliere i pensieri.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora