Capitolo 24

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«Juno, devi espirare, non sospirare!» Era impossibile riuscire a prendere l'aria e rilasciarla con tranquillità. Più respiravo e più mi sento mancare il fiato. C'era qualcosa nel mio petto che non funzionava affatto. Forse era il senso di colpa per le parole crudeli rivolte a Xavier o, magari, erano quei sogni dell'Altrove che mi tormentavano il riposo. A essere sincera, non riuscivo a capire più niente. Mi tormentavo la testa rimuginando su ogni cosa e questa, come un batterista di fama internazionale, lavorava costantemente senza mai darmi tregua. Avevo chiamato la nonna la stessa notte in cui avevo discusso con lo Shen e lei mi aveva ripetuto le stesse parole di Malaky: li Shen e li sciamani non possono coesistere. Allora per quale motivo nonostante avessi confermato quella teoria, per me rimaneva così assurda?

«Perdonami, ma a me queste zanzare mi stanno facendo impazzire!» Ringhiai schiacciando un insetto dal mio braccio e colpendo appena la Sorella con le dita. Mi aveva costretta ad alzarmi all'alba per insegnarmi la sua tecnica di essere un tutt'uno con la natura e io non avevo avuto neppure la forza di ribattere.

«Finiscila di fare la bambina.» La guardai inebetita. Era incredibile come riuscisse a rimanere composta e concentrata nonostante il fastidio che stavo arrecando al suo "momento zen". Mi aveva condotta al piccolo fiume che dava vicino al parco della città. Si era accertata che fosse un luogo tranquillo e poi si era seduta su quelle pietre con le gambe incrociate, aveva alzato la testa e chiuso gli occhi. Così era rimasta per interi minuti e io l'avevo imitata, scetticamente. Mentre lei veniva avvolta dal calore della sua terra, io venivo assaporata da centinaia di zanzare fastidiose che tentavo di uccidere con tutta me stessa, ma era una guerra all'ultimo sangue e io ne avevo perso fin troppo!

«Cosa stai facendo?» La bionda spalancò gli occhioni e iniziò a tossire con frequenza, quando lo spray antizanzara cominciò ad avvolgerla.

«Mi ringrazierai quando torneremo a casa senza essere palloni giganti a causa di queste bestiacce!»

«Così non funzionerà!» Si alzò di scatto portando le mani tra i capelli e scompigliando la meravigliosa coda di cavallo.

«Oh, lo dici tu. Io ne ho vista una morire proprio adesso...» Ridacchiai osservando compiaciuta il massacro che si stava svolgendo sotto i miei occhi. Potevo aver perso la battaglia iniziale, ma mi ero aggiudicata la guerra.

«Juno!» Ivory era infervorita. Con le mani sui fianchi, mi osservò come una madre che rimprovera il figlio perché rotolatosi in una pozzanghera.

«Che c'è?! Io non riesco a rilassarmi come fai tu. Non sono cresciuta in mezzo alla quiete, ma in una città. Vivo in mezzo al caos!» Cercai di ricordarle sbuffando. Mi sollevai per essere alla sua stessa altezza, ma ciò non bastò a intimorirla o a farmi sentire più sicura di me. Ivory era cocciuta, ostinata e tremendamente sicura di sé, tutte qualità che a me mancavano.

«Stai ancora pensando a ciò che è successo ieri con lo Shen.» Era un'accusa la sua, ma nonostante lo sapessi, non riuscii a ribattere prontamente e feci l'unica cosa in cui ero ancora più pessima: mentire.

«No.» Lei sollevò un sopracciglio e gonfiò una parte di guancia, come se si stesse pregustando il momento in cui avrei confessato il misfatto. Sentii le guance avvampare per l'imbarazzo quando le sue braccia si incrociarono al petto. Mi aveva scoperta, era evidente e impossibile non capirlo. Quando mentivo iniziava a tremolarmi il labbro superiore e gli occhi cominciavano a guardare altrove. Una pessima bugiarda. Ivory si lasciò andare a un profondo sospiro e sciolse la rigidità della sua postura. Era quasi difficile non notare la sua bellezza. Non passava inosservata per via dei suoi tratti albini, ma quando ti soffermavi a guardarla con più attenzione, potevi scorgere quei tratti delicati e dolci mescolarsi alla fierezza di un'anima ribelle e indomabile.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora