Cap.28

327 25 9
                                    

Si sentiva male. 

Il senso di impotenza viscerale che stava provando lo avvelena a dall'interno. Ogni minuto in cui Zoro sapeva che non eri accanto a lui significava che eri da qualche parte dove non dovevi essere  e dove non avresti mai dovuto essere .

Era rimasto fuori a meditare, nel punto esatto in cui gli avevo dato le spalle per raggiungere Nami, era rimasto lì, a combattere pensieri intrusivi che gli proponevano lo scenario peggiore che potesse capitare senza via di scampo. 

I suoi occhi si aprirono di scatto al suono di passi e di un urlo scommesso che urlava il nome dell'uomo pesce che tanto avrebbe voluto trafiggere con la sua katana. 

Ma arrivato lungo il sentiero di mandarini, non eri tu quella voce e il braccio che Luffy stava bloccando era quello di Nami. I suoi singhiozzi arrivavano dritti al petto di Zoro come pugnali e la richiesta di aiuto da parte della ragazza dai capelli rossi alimentava il suondesiderio di sventrare l'uomo pesce. 

Era già abbastanza brutto immaginare le cose che ti aveva fatto. Ricordare ogni ferita sul tuo corpo, vedere in che stato di terrore fosse costretti a vivere il villaggio. Non c'era una singola cellula del suo corpo che non reclamava vendetta per ciò che Arlong gli stava portando via. 

Se Nami era qui, significava che non ti aveva incontrato, il che il piano di cui Zoro era a conoscenza era inutile.

Fottutamente inutile. 

Nami era qui e tu no, il che significava che potevi essere solo in un altro posto.

Le voci arrivano ovattate alle sue orecchie, il tono alto che indicava che Nami aveva ripreso a parlare; la sua ottava si alza più in alto per significare che pensava che nessuno stesse ascoltando. Zoro non stava ascoltando. I suoi pensieri erano altrove. 

Per la prima volta dopo anni, Zoro era scosso dalla paura, il suo battito cardiaco accelerato e le mani frenanti che stringevano la sua wado ichimonji. Era sul punto di scoppiare. 

Non aveva avuto paura quando i marines lo imprigionarono, ne quando aveva dovuto combattere un clown in pezzi. Non aveva temuto per la sua vita quando ha permesso a Mihawk di ucciderlo, ma temeva per te, per la tua incolumità e si detesta a per averti lasciata andare ancora una volta. 

"Non ha molto tempo."

Odiava il modo in cui la sua voce si spezzava alla fine. Cosa odiava di più? Tutta quella rabbia pura che stava ribollendo dentro di lui stava trapelando fuori. Gli faceva tremare il corpo e gli occhi si offuscavano e sapeva che se fosse entrato nel Parco di Arlong e ti avesse trovato più ferito, più... più distrutto di quando lo avevi lasciato, nemmeno gli dei stessi sarebbero sopravvissuti. 

"Arlong non la ucciderà," disse Nami. La sua voce era un sussurro che risuonava come un urlo nel silenzio della capanna. "Vuole essere un avvertimento... e una punizione." 

"Una punizione per chi?" chiese il biondo accanto a lei 

"Per me."

Zoro sapeva che il suo sguardo non era dei più amichevoli. Sapeva che guardando Nami, tutto l'odio che provava per gli uomini pesce era visibile sul suo volto e diretto esclusivamente a lei. Lei non si sottrasse al suo sguardo, ma lo accettò, e Zoro non era sicuro se fosse meglio o peggio. Ha ottenuto la sua risposta quando quelle due parole si sono scontrate nel suo petto e hanno fatto a pezzi. 

Nami era distrutta

Si incolpava per la situazione difficile in cui ti trovavi. Mentre Zoro voleva essere d'accordo e sfogare tutta la sua rabbia su di lei ma, realisticamente, non era colpa sua. Non era di Lufy o di nessun altro. Tu avevi fatto di tutto per loro, anche se questo ti stava portando a rischiare la vita. 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 06 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Come fumo, i nostri ultimi giorni| Roronoa ZoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora