capitolo 11. Una nottata in bagno.

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ALASTOR📻

Lucifero era a cavalcioni su di me, mentre mi baciava il collo. D'improvviso mi morse e a me sfuggì un gemito, lui rise. «Guarda come piace anche a bambi stare sotto».
Mi irrigidii a quelle parole. Mi tornò in mente mio padre, all'improvviso avevo di nuovo 13 anni ed ero di nuovo dietro la porta della cucina, mentre inerme guardavo mio padre violentare mia madre.
«Ma guarda, c'è anche il bimbo. Che c'è? Vuoi prenderlo nel culo anche tu?». Mi chiese quando mi notò. «I-io...» Balbettai. Lui fece un piccolo scatto che mi spaventò e fuggii in camera mia. "sono un codardo, sono un codardo!" Continuavo a ripetermi per aver lasciato mia madre in quella situazione.
Le parole di Lucifero mi riportarono alla realtà. «Che c'è? Ho fatto qualcosa che non va? SCUSA SCUSA SCUSA!» Disse poggiando la testa sul mio petto. Risi. «No, non è colpa tua, è che... Mi... È ritornata in mente... Una cosa, nulla di che.» Provai a sembrare il più sincero e meno turbato possibile.
Gli accarezzai una guancia e delicatamente lo ""forzai"" a guardarmi.«Va tutto bene, sul serio, continua». Lui mi guardava perplesso. «Non lo so... Sembravi terrorizzat-» Lo bloccai mettendogli un dito sulle labbra. Avvicinai le labbra al suo orecchio, portai una mano sul suo fianco e Bisbigliai:«Stanza dei giochi?». Mi cadde l'occhio e vidi la patta dei suoi pantaloni ingrandirsi. «No, ieri mi hai distrutto, non resisterei due volte di fila». Sembrava poco convinto, ma feci spallucce e lasciai perdere.
Iniziai lentamente a spogliarlo, lui però non aveva la stessa pazienza e cercava di togliermi i vestiti il più velocemente possibile. «Dovremmo lavarci». Dissi. «Ora non mi va!». Si lamentò. «Non capisci mai un cazzo! Aspettami qui, ti dirò io quando entrare in bagno».
Mi alzai e mi diressi lì. Aprii l'acqua della vasca, la misi tutta a sinistra, più calda possibile. Appena raggiunse la temperatura giusta misi il tappo e aspettai che si riempisse. Poi chiamai Lucifero.
Lui non esitò a venire in bagno, io iniziai a spogliarmi. Lui fece lo stesso.
Nonostante tutte le volte che abbiamo fatto sesso Luci era imbarazzato.
«Hey, che c'è?» Gli chiesi prendendolo in braccio. «I-io...» Era rosso come un peperone. «Ti imbarazzi? Sul serio? Ahah» Chiesi. Lui mi tirò un leggero pugno. «Sta zitto!».
Entrai in vasca con lui in braccio e mi sedetti. Il livello dell'acqua salì notevolmente. Lucifero era attaccato a me tipo koala. "Che carino!!". Pensai. Gli diedi un bacio sulla nuca. «Ah!» Si lamentò. «Che c'è?» Chiesi. «L-l'acqua...» Balbettò. «È troppo calda...» Aggiunse. Sbuffai e misi un po' d'acqua fredda. «Va meglio ora?» Chiesi. Lui annuì silenziosamente ed io lo strinsi di più a me.
Passammo quasi un'ora così, finché Lucifero non disse:«Al, ho freddo». Così tolsi il tappo della vasca e dopo poco aprii l'acqua calda.
Lucifero fece un mugolio di dolore, ed esitò a dire: «Ora è... Troppo calda...».
«Pelle sensibile maestà?»
«Oh, vaffanculo Alastor! E ti ho già detto di non chiamarmi maestà» Sbraitò
«...se non in contesto erotico...» Aggiunse bisbigliando. Risi e poi abbasai la temperatura dell'acqua.
Passammo quasi un'altra ora così, in totale silenzio. Poi Luciferò iniziò a baciarmi il collo, lasciando cadere la mano sui miei fianchi. «Lu...?» Bisbiglia. Mi morse di nuovo il collo, ed io emisi un respiro tremolante.
Afferrai i suoi fianchi e lo sollevai. Lui si sistemò in modo tale che mi risultasse il piú facile possibile penetrarlo.
Sistemai il mio membro e lui ci si buttò di peso emettendo un gemito. Appoggiò le mani sui bordi della vasca ed iniziò a muoversi, provocando piacere ad entrambi.
Dopo un po' iniziava a farmi pena, era visibilmente stanco, ma costretto a fare tutto lui, perciò iniziai a muovere il bacino venendogli incontro.
Ormai aveva il labbro a pezzi, dato che lo mordeva per soffocare i gemiti.
L'acqua iniziò ad uscire dalla vasca, bagnando il pavimento.
Poco dopo venne, ed io diedi le ultime spinte prima di avere l'orgasmo.
Ci bloccammo così, poi Lucifero si buttò sopra al mio petto. Avevamo entrambi il fiatone, ma lui non sembrava ancora... Sazio. Così ci girai, facendo uscire un sacco d'acqua dalla vasca, che ormai era piana solo fino a metà. Decisi di riaprire l'acqua, tiepida per non farlo lamentare.
Entrai di nuovo dentro di lui, che mi graffiò le spalle. Iniziai a muovermi, facendolo mugolare.
Accelerai il ritmo e i suoi mugolii diventarono gemiti trattenuti. Rallentai per Bisbigliarli all'orecchio:«Lasciati andare, inizia ad urlare, perché l'urlerai il mio nome».
Poi riniziai a muovermi molto velocemente.
Lucifero, come gli avevo chiesto non si trattenne, trasformando i suoi gemiti in urli, ed alternandolo con«ODDIO~!»; «A-AL~»;
«ALASTOR~!».
Poco dopo venimmo insieme, sporcando la poca acqua rimasta.
Mi sdraiai sopra di lui sfinito, lasciando ricadere il fiato sul suo collo.
Dopo essermi ripreso stappai la vesca ed aprii il soffione del doccino. Con la mano iniziai a sciacquare l'addome di Lucifero, dopo presi il bagnoschiuma ed iniziai ad insaponarlo. Lui mi fissava, senza dire ne fare niente.

LUCIFERO🍎

Ero sdraiato in una vasca vuota, mentre il demone della radio mi insaponava, passando dall'addome ai pettorali, alle cosce, fino ai piedi, tornando su di fretta, insaponandomi la lunghezza, per poi ripulirmi la fessura.
Mi sentivo un bambino non autosufficiente, ma non ci potevo fare niente, non riuscivo a muovermi da quanto ero stanco, quindi lo lascia fare. Successivamente m'isaponò braccia, spalle ed ascelle, per poi passare delicatamente al collo.
Poi prese lo sciampo ed iniziò ad insaponarmi i capelli. Mi massaggiava delicatamente la testa.
«Sembro così tanto stanco?» Chiese con voce assonnata. «Oh non lo sembri, lo sei» Annunciò Al sicuro. Risi e lasciai che mi aiutasse.
Poi prese il doccino ed iniziò a sciacquarmi con premura, arrivando a mettermi una mano sulla fronte per non farmi entrare il sapone dentro gli occhi. Sorrisi a quel gesto.
Dopo di che si lavò anche lui, per poi uscire e prendere due accappatoi.
Si mise il suo e mi aiutò a mettermi il mio, successivamente mi prese in braccio come una sposa e mi fece sdraiare sul letto.
Poi prese il mio pigiama paperella e i boxer. «Riesi a vestirti da solo o-»
«No» Ammisi stanco. Lui sorrise e sbuffò contemporaneamente. Si mise il suo pigiama e poi con uno schiocco di dita vestì me.
Poi mi aiutò a sistemarmi sotto le coperte. Usai le poche forse rimaste per abbracciarlo, poi mi addormentai.

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