capitolo 5. "LO SO CHE NON MI AMA!".

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ALASTOR📻

«... I-io... Ti amo Lucifero»
Lucifero si bloccò alle mie parole.
Cazzo! Perché non chiudo mai la bocca! È ovvio che lui non mi ama, è sposato!Pensai. Lucifero si mosse leggermente, mi stava stringendo più a sé. «Al... I-io-» «Non fa niente, l'ho detto senza pensare» Lo Bloccai. Mi alzai e mi rivestii, lui stava lì, impalato a fissarmi. Sentivo una fitta al petto, l' unica cosa che volevo era andare via, tornare in dietro e zittirmi. Lucifero si decise ad alzarsi e a rivestirsi. Mi fissai i polsi, e per un attimo pensai riprendere quel vizio. « io... Vado.» Disse Lucifero risvegliandomi dai miei pensieri. « Sì, ok vai» Dissi io.
Lui uscì da camera mia, ed io mi buttai sul letto. C' era ancora il suo profumo, come fosse ancora lì. Le lacrime iniziarono ad uscire da sole, un sensazione che non avevo mai provato m' invase. Dopo molto mi addormentai, con gli occhi gonfi di pianto e le lenzuola bagnate dalle mia lacrime.
Mi risvegliai quando qualcuno busso alla mia porta.
«Al? Tutto ok? Emh, papà dice che forse avevi bisogno di compagnia. Hai fame? È quasi pronto.» Era Charlie. Non risposi.
Stupido io che ho sperato fosse Lucifero.
Mi alzai e mi chiusi in bagno. Trovai un rasoio. Lo fissai per alcuni secondo, metre Charlie bussava alla porta chiamandomi. « Al? Rispondi, così mi fai preoccupare » Disse. Mi scappò una risata. Nella mia testa risuonavano le parole di mio padre, che mi dava della nullità, ma anche quelle di mia madre, che diceva che ciò che volevo fare non avrebbe risolto niente. Sbuffai ed ascoltai la voce di mia madre, posai il rasoio e mi teletrasportai da Rosie.
«oh! Alastor! Caro che piacere! Come stai? » Mi chiese appena mi vide. «Uno schifo» Dissi sedendomi. Lei mi guardò, poco dopo chiuse l'emporio.
«Allora, che succede?» Mi chiese. Le raccontai tutto, - non nei dettagli, sarebbe stato un po' imbarazzante dirle cose in modo così esplicito. - Lei rimase tutto il tempo in silenzio, ascoltandomi. Non le raccontai però della tentazione del rasoio, certo lei sapeva che tal volta mi tagliavo, sulle spalle o sulle braccia, così che si confondessero con le cicatrici.
«Al, tesoro» Disse venendo da me ad abbracciarmi. Io sorridevo ancora, era quello che volevo. Mia madre non vorrebbe vedermi così triste, lei odiava quando tenevo il broncio.
Ricambiai l' abbraccio di Rosie.
« Al, per me è innamorato, lasciagli del tempo per capire, per lui è una cosa nuova, se non ti amasse non sarebbe venuto da te quando non riusciva a dormire, e non ti avrebbe baciato. Fidati di me dagli solo un po' tempo e capirà» Disse Rosie per rassicurarmi.
« Tu credi?» Chiesi. Mi lasciai andare del tutto, cosa che da quando sono all' inferno non avevo mai fatto. Lei si stacco dall' abbraccio per guardarmi negli occhi.
« Sì » Disse sicura. Io annuii, poi guardai a terra.
« Al, ti prego, non riniziare con la storia dei tagli, se hai nuove cicatrici me ne accorgo... Ok? Non risolverà nulla, ti fai solo del male.» Aggiunse intuendo le mie intenzioni. Io annuii ancora.
« Alastor, prometti!» Mi ordinò. « Prometto » Risposi guardandola dolcemente. Lei mi sorrise. « Questo è il mio ragazzo, ora torna all' hotel, che è tardi» Disse lei. « Sì, ciao Ros » La salutai. « Ciao Al » Disse.
Poco dopo mi teletrasportai all'hotel, direttamente nella mia stanza. Appena entrato trovai Lucifero chino che controllava sotto il letto. Tirò un' urletto quando la mia ombra uscì da lì sotto infastidita. Io tossii per farmi notare. « Ah! Oh, A-al, ecco io... Stavo cercando la mia paperella peluche, non la trovo più, hehe » Disse un po' nervoso. « E quel... Coso è stato tutta la scorsa notte la sotto? » Chiese poi riferendosi alla mia ombra. « Quel coso è la mia ombra» Dissi un po' inacidito. Con uno schiocco di dita feci apparire il peluche di Lucifero tra le sue mani, tra l'altro non sapevo neanche dove fosse.
« Ora se ne va? Sua maestà?» Aggiunsi. « Senti Al, so che sei arrabbiato con me per sta Mattina ma io... Io ho bisogno di tempo per capire... Quello che abbiamo fatto sta mattina per me significa qualcosa, non so cosa ma, qualcosa» Disse sincero mettendomi una mano sulla guancia. « Sì ok, ma ora fuori da camera mia » Dissi secco. La sua espressione s' intristì. « Sì, giusto, a domani Al » Disse prima di andarsene. Io mi maledii per averlo fatto intristire.
Nella mia testa risuonavano le sue parole: quello che abbiamo fatto sta mattina per me significa qualcosa, non so cosa ma, qualcosa Toccai il punto,dove prima c' era la mano di Lucifero.
Mi rimproverai ancora per averlo fatto intristire. «Stupido, stupido, stupido!» Esclamai. Iniziai a farmi mille paranoie. E se fosse tutta una falsa! Lui non mi ama! Chi mai amerebbe qualcuno come me?! I miei pensieri si mischiarono con le parole di mio padre: che cazzo di deficiente s' innamorerebbe di uno come te?! Un coglione inutile che non fa altro che piangersi addosso?! LUI NON TI AMA! «LO SO CHE NON MI AMA!» Urlai.
Indietreggiai e mi scontrai contro il mobile. Caddero delle candele e un vaso andò in pezzi. Fissai i cocci. Le cazzate di mio padre rimbombavano nella mia mente. D' istinto presi un coccio e mi chiusi in bagno.
*(⚠TW⚠: autolesionismo, se volete saltare andate al prossimo *)
Mi tolsi giacca e camicia. Mi misi davanti allo specchio, non guardai il riflesso del mio volto, non volevo. Fissavo la cicatrice che aveva ricucito Lucifero. Accarezzai leggermente il pettorale destro. Presi il coccio e lo poggiai sul punto toccato poco prima, feci un respiro profondo e Aggiunsi forza sul coccio. Tracciai un linea, era un graffio. Poi feci affondare il coccio nella mia pelle. Iniziò ad uscire del sangue. Percorsi tutta la linea, abbastanza lunga da sembrare un incidente. Fatto quel taglio cercai un altro punto. Poggiai il coccio ed iniziai a far scorrere le dita fin dove arrivano le cicatrici. Trovai un punto che sarebbe destato poco sospetto. Il fianco sinistro, presi il coccio e tracciai un linea, linea seguita da sangue. Non era molto lunga come linea, e ciò mi lasciò un po' insoddisfatto. Mi guardai le braccia. D' impulso presi il coccio e senza pensare a nulla tagliai. Nulla di lunghissimo, ma sta volta abbastanza profondo. Iniziava a pizzicare ma lo ignorai.
*
Sentii bussare alla porta, sobbalzai. Ripulii tutto ma non feci in tempo a coprire il taglio sull' avambraccio, che qualcuno entrò in bagno. Era Lucifero. Guardò prima il taglio, poi me. « Alastor... Perché ?» Mi chiese. Io rimasi in silenzio e distolsi lo sguardo. Lucifero cercò di avvicinarsi, indietreggiai. « Alastor » Disse il mio nome in modo gentile ma preoccupato. « Va tutto bene? » Mi chiese e poi sorrise. « Devi solo dirmi cosa succede, e cosa non va, lo affronteremo insieme» Disse calmo. Io ero ancora diffidente. « Perché dovresti aiutarmi?» Chiesi. Lui sbuffò. « Alastor, ti prego, dimmi che succede » Disse.
« Che t' importa?! » Sbraitai io. Ero nel panico, non so perché. Il mio respiro diventò irregolare. « Hey, è tutto apposto, sta tranquillo » Cercò di tranquillizzarmi, cosa che non funzionò.
Mi abbracciò all' improvviso. Io rimasi immobile. «Staccati, è così che è iniziata sta matt-» «Sta zitto Alastor»
Rimasi in silenzio, ma non ricambiai l' abbraccio.
«Ti ho pensato tutto il giorno» Ammise lui, non risposi. « Ti... Ho fatto un... Regalo.» Disse. Lo allontanai e lo guardai incuriosito.
Lui sbuffò, e schioccò le dita. Nella sua mano apparì una paperella con le mie sembianze. Lui me la porse ed io la presi. La esaminai per bene, era ben fatta.
Lui mi guardava come fosse in ansia. Risi vedendo la sua faccia.« Perché rid-» «AHAH, perché mi guardi come fossi un giudice di Master Chef» Dissi per poi chinarmi, prendergli il viso tra due dita e dargli un lento bacio a stampo.

Uscii dal bagno, controllai se il taglio fosse ben coperto e scesi per andare al bancone da husk.« Guarda chi si rivede, il grande Alastor, che cazzo è successo?!» Chiese. «Oh nulla di che Huskuccio!» Gli risposi. «Ok, allora lo chiederò a Lucifero » Mi minacciò. Alzai gli occhi al cielo, controllai se intorno c' era qualcuno, poi gli raccontai tutto.

«Wow! Scoparsi il re dell' inferno, alla faccia dell' asessuale »Rispose in modo sarcastico. Sorrisi, in modo più sincero rispetto al sorriso che ho sempre.
« Sai, se ci pensi sono quasi 100 anni che ci conosciamo»
«Già, cent'anni che sopporto le tue cazzate »
Mi rispose. Stava sorridendo.
«Hey Husk»
«èh?»
«Ti voglio bene»

Angel, che era affianco a me sgranò gli occhi e sputò parte del suo drink su Husk, che in tanto aveva lasciato cadere un bicchiere a terra, facendolo frantumare in mille pezzi.

Calò il silenzio più totale, Angel mi fissava, Husk anche.

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Angolo autrice🌘:

Wow, il capitolo più lungo che abbia scritto fin ora. 1454 parole, tolte queste dell' angolo autrice.

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