cap. 21. "Sta zitto"

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ALASTOR📻

Erano passate un paio di settimane dalla proposta, e io e Luci avevamo già deciso alcune cose. Ma mi sembrava che qualcosa sarebbe andata storto... Che qualcuno sarebbe tornato presto...
Di notte ogni tanto la mia catena appariva, violetta, come i toni della regina dell'inferno. E non mi piaceva per niente.

I miei sospetti si rivelarono fondati quando Charlie entrò entusiasta in camera nostra urlando:
«AAAAH, PAPÀ LA MAMMA È TORNATAAA!!!».
Quando vide la faccia stranita di Lucifero realizzò.
«Oooh, bhe, credo sia meglio che tu le parli... È di sotto». Poi uscì.
Io e Lucifero ci guardammo.
«Sta tranquillo, spezzerò il tuo patto». Disse dopo avermi accarezzato una guancia, poi iniziò a vestirsi.

LUCIFERO🍎

Scesi con passo sicuro, anche se non lo ero per niente.
«Hey Lu-».
«Ti devo parlare». Dissi bloccando quella che era mia moglie.
«Oh, ok».
Andammo su un balcone.
«Senti, io... Non è per ferirti o vendicarmi ma... Io non ti amo più Lilith, perciò credo che-».
Lilith scoppiò a ridere.
«Oh, tranquillo, se è di te la tua nuova fiamma di cui volevi parlarmi lo capisco, sai... Anch'io ho incontrato qualcuno di speciale...», arrossì leggermente.
«Ma! Non gli ridarò l'anima, lo tratterò meglio, ma mi torna utile, perciò, se non mi devi dire altro, torno da nostra figlia». Disse.
«Sì, c'è un' ultima cosa...», mi guardò incuriosita.
«Restiamo amici?». Chiesi.
Sorrise.«Sempre il solito èh? Certo, chi prendo in giro sennò?». Ci abbracciamo.
«Mi sei mancata». Bisbigliai.
«Attento, Alastor potrebbe ingelosirsi». Scoppiammo a ridere.
«Charlie ne sarà felice». Dissi. «Lo so, ma non lo faccio solo per quello, sei un buono amico e... Non lo dirò mai più! Mi sei mancato anche tu». Sorrisi, «Da, ora rientriamo». Annuì.
Rientrai andai subito da Al, in parte anche su consiglio di Lilith.
«Com'è andata?». Sorrisi.
«Da Dio!! Ha detto che ti tratterà meglio, ma non ti libererà». Vedi il suo sorriso vacillare.
«Ha detto che capisce la nostra relazione e che resteremo amici». Saltellai dalla gioia.
«Lo hai proposto tu vero?». Mi sorpresi.
«Eri dietro la porta?». Gli chiesi.
«No, ti conosco bene e basta». Mi lasciò un dolce bacio sulla fronte, da andiamo dagli altri». Aggiunse.
«E il cervo non lo finisci?». Chiesi.
«Mmh, forse dopo».

ALASTOR📻

«ALASTOR! Lucifero ti ha già detto tutto immagino». Disse Lilith... Abbracciandomi.
«Ciao Lilith, sì mi ha detto tutto, come stai? E come mai qui?». Chiesi.
«Finalmente mi sono liberata di quella stronza di Eva, mi ha dipinta come una stronza, insomma, più di quanto sia!».
Feci una risata forzata.
«E sto bene grazie». Poi si girò di nuovo verso la figlia.
«Allora tesoro, perché hai deciso di aprire quest' hotel?». Le chiese.
«Mamma, è la quarta volta che te lo dico. Per redimere i peccatori, salvarli dallo sterminio».
«Mmh, e mandarli dai loro carnefici?». Aggiunse Lilith.
«Li non posso essere uccisi, nessuno azzarderebbe un'omicidio in paradiso. Beh, tranne Alastor, ma lui non conta». Tutti scoppiammo a ridere.
«Beh, lui è un caso perso». Disse Vaggie facendo aumentare quelle risate. Risi anch'io, ma quella frase era troppo familiare da non ferirmi un po'.
"Guardali, si prendono gioco di te come se tu non volessi nulla, neanche qui. Sei un fallimento Al, devi accettarlo. Mi chiedo ancora perché quel pazzo del re abbia deciso di sposarti".
«Sta zitto». Bisbigliai.
«Che hai detto Al?». Chiese Charlie sorpresa.
Mi resi conto di averlo detto e non pensato e basta.
«Nulla! Non- non c'è l' avevo con voi, pensavo ad un' altra cosa». Dissi.
«Senti, se ti ha dato fastidio quello che ti ho detto potevi dirmelo, scusa». Si scusò Vaggie
«Tutt'ok?». Mi chiese Lucifero.
«Sì, torno subito».
Andai in camera mia quasi correndo, con la voce di mio padre che mi rimbombava nelle orecchie.
Chiusi la porta a chiave, gli diedi le spalle e mi trascinai per terra portando le braccia alle ginocchia.
"Davvero pensi di piacerli? Che ti vogliano bene?  Sei ancora quel bambino deficiente che ho chiuso nell'armadio"
Tremai al ricordo.

Era davanti a me, sapevo fosse finto, una mia allucinazione. Ma non potevo fare a me di sentirmi minacciato dalla sua figura.

"Guardati, sei tra gli overlord più forti, spietati. Sei il compagno del re dell' inferno e un serial killer, ma hai ancora paura di me. AHAHAHAHAHA, SEI PROPIO UN FALLIMENTO.
Tua sorella è sempre stata migliore, perché sapeva fare una cosa che tu non sai fare. Ubbidire"
Si avvicinò a me, io non mi mossi di un centimetro.
"Alzati pendente, o ti faccio fare la fine del gatto dei vicini. Dio quanto rompeva".
Feci come mi aveva chiesto. «Non ti è bastato essere il mio incubo in vita, ora anche qui?!». Chiesi.
"Tu mia hai ucciso, e io ora ti perseguito, semplice no?"
«VAFFANCULO» scandii bene.
"Chissà cosa penserà la tua padroncina quando saprà come ti metto in ginocchio io senza avere la tua anima"
Persi le staffe e gli lanciai il vaso più vicino.

Qualcuno bussò alla porta, sobbalzai.
«Alastor tutto ok?». Chiesero.
«Sì... Sì Lilith». Dissi mentre guardavo la figura di mio padre scomparire nel nulla, lasciando cadere una confezione di pillole.
La droga di cui m'imbottivo per non pensare.
«Fammi entrare, tu devo parlare».
Sgranai gli occhi a quelle parole e aprii la porta.
Lei fiondò dentro.
«Andiamo subito al sodo. Chi è quel tipo nella tua testa che ti parla?». Mi chiese.
«Come fai a...?».
«Non sono stupida, e in più lo sento quel tipo che ti parla, allora chi è?». Mi chiese.
«Mio... Padre». Risposi seccato.
«Bastardo, bene, prendi queste». Mi porse una strana confezione cilindrica.
«Ri aiuteranno con le allucinazioni, e se non le accetti-».
«Nono, so cosa mi aspetta, le prendo, grazie...». Dissi afferrando ls confezione.
Lei mi sorrise.
«Ora torna dal tuo quasi-marito, cammina».
Poi uscimmo insieme dalla stanza.

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