capitolo 12. "Notte tesoro".

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ALASTOR📻

Mi svegliai sudato fradicio. Stavo morendo di caldo, e Lucifero abbracciato a me non faceva altro che provocarmi più caldo.
Cercai di scanzarlo ma lui mugolò e si strinse di più a me.
«Lu, sto morendo di caldo, ti prego spostati».
«Mmmmh, dai, io voglio affetto!!». Mi rispose.

Sbuffai e cercai di alzarmi. «Dai Lu, ti prego fammi andare a prendere il ventilatore». Gli dissi.«Mmmh, ma io voglio stare con te... Dai, che ore sono? Torniamo a dormire Al». Mi rispose. Alzai gli occhi al cielo e mi teletrasportai vicino al ventilatore, in un angolo della stanza. Lucifero sbuffò, poi si girò a pancia in sù ed iniziò a fare i capricci tipo i bambini. «AAAAAL!». Disse sbattendo ripetutamente i piedi sul materasso. Scoppiai a ridere. Poi si fermò, mise il muso e incrociò le braccia al petto.
Attaccai la presa del ventilatore mi avvicinai al letto. Nel mentre Lucifero si era girato dall'altro parte. Mi sdraiai affianco a lui. «Lu...». Dissi cingendogli la vita con un braccio. «Staccati». Mi disse. «Che ho caldo!». Aggiunse imitando la mia voce.
Mi tirai un po' su, in modo tale da poggiare il mento sopra la sua testa.
Lucifero cercò di allontanarsi invano, dato che più cercava di scanzarmi più io lo stringevo a me.
«Dai Alastor lasciami! Ti facevo tanto caldo prima?! Ora lasciami in pace!». Mi disse.
Feci una cosa a cui lui non poteva resistere.
Spostai la mano dalla cinta fino all'orlo dei suoi pantaloni, per poi sollevare anche i boxer e infilare la mano. Afferrai il suo membro e poi gli  diedi una leggera spinta da dietro.
«Ti va di farlo?». Gli Bisbigliai all'orecchio.
In realtà non avevo per niente voglia, ma sapevo quanto Lucifero fosse esigente.
«N-no...». Non era affatto sincero. Iniziai a muovere la mano attorno al suo membro.
«Ne sei sicuro?». Gli chiesi.
«I-io...». Lo stavo mettendo in difficoltà. "Esattamente ciò che volevo..." Pensai.
«Te lo chiedo un'ultima volta, ti va di farlo?».
«Sì!». Non esitò e si girò verso di me, afferrandomi il viso con le mani per poi baciarmi. «Sì ti prego!». Mi disse.
«mmmh, non so sai, tu sei offeso o sbaglio?».
«Al, vaffanculo». Disse nel modo più serio del mondo, per poi infilare la mano nei miei boxer.
Risi ed iniziai a spogliarlo. Infilai la mano sotto la maglietta e risalii lentamente. Lui riprese a baciarmi, per poi mettersi a cavalcioni sulla mia vita. Di corsa si tolse la maglietta, e poi iniziò a baciarmi il collo.
Io approfittai dalla posizione per toglierli pantaloni e boxer. Accarezzai delicatamente i glutei per poi infilare due dita nella sua fessura.
Gemette.
«Sai, non mi va tanto di fare sesso, che ne dici se-». Lucifero me bloccò baciandomi.
«Che ne dici di 69? Così entrambi abbiamo un' orgasmo». Mi disse.
Acconsentii e lui si girò, mi tolse i boxer e senza esitare si mise in bocca la mia lunghezza.
Io lo lasciai fare, e inserii la lingua nel suo buco.
Fece un piccolo gemito soffocato dal mio membro.
Iniziai a fare movimenti circolari, concentrato sul suo piacere, cercando di non pesare al fatto che anche lui ne stava dando a me.
Dopo molto, ma non abbastanza tempo mi staccai per riprendere fiato, ed infila di nuovo due dita lì dove poco prima c'era la mia lingua.
Lucifero fece un mugolio di piacere.
Dopo poco venimmo entrambi. Continuavo a guardare quel liquido bianco rivalermi sul petto.
Di colpo iniziò a succhiarmi il glande, facendomi venire di nuovo.
Poi lui si girò di nuovo. «Al, io voglio farlo». Mi disse bisognoso. Senza dire niente gli presi i fianchi, lui capì al volo e afferrò il mio membro e lo sistemo all'altezza del suo buco. Lentamente gli spinsi i fianchi verso il basso. Lui mugolò. Lentamente si sedette sopra il mio ventre.
«Quanto sei stanco da un a dieci?». Gli chiesi.
Lui no rispose. Si inclinò verso il mio viso e mi passò le mani sulle spalle. «A me quello stanco sembri tu, lascia fare tutto a me  sta volta ok?». Mi disse, annuii e lui si mise dritto ed iniziò a muoversi. Iniziammo entrambi a mugolare.
Lucifero mi afferrò le braccia e cercò di tirarmi su, così lo assecondai e mi tirai su. Subito portò una mano ai miei capelli e con l'altra iniziò a graffiarmi le spalle. Io portai una mano sulla sua schiena e l'altra sul materasso.
Entrambi boccheggiavamo e ogni tanto ci baciavamo. Dopo una decina di minuti venne, ma io non mi fermai. Lo buttai sul materasso ed iniziai ad assecondare i miei bisogni, venendo dopo due o tre spinte. Poi mi sdraiai accanto a lui. Ci rivestimmo e poi iniziai a guardarlo.
«Sappi che sono ancora arrabbiato!». Mi disse.
«Scusa ma non riesco a prenderti sul serio con i capelli scompigliati...». Mi avvicinai a lui.
«Sudato...». Iniziai ad accarezzargli in petto, spostando la maglietta.
«E con ancora il fiatone». Finii prima di baciarlo.
«Mmmh, smettila, dovrei essere arrabbiato». Si lamentò. Risi. «Ma tu sai che io so come farmi perdonare».
Portò le mani ai miei capelli. «È vero, sai proprio come fare». Disse prima di baciarmi.
Guardai l'orologio del suo telefono.
"4:36". «È ancora presto, andiamo a dormire». Aggiunsi baciandogli la fronte.
Mi sdraiai vicino a lui ed allargai le braccia in attesa di un abbraccio. Che non tardò ad arrivare, si buttò sul mio petto, ed iniziò a farci dei cerchi immaginari.
«Notte». Mi disse. In cambio io gli diedi un bacio sulla nuca, per poi accarezzargli i capelli. «Notte tesoro». Poi chiusi gli occhi e ci addormentammo entrambi.

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