cap. 24. Il parto di Angel

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LUCIFERO🍎

Eravamo tutti alla hall dell'hotel a rilassarci. Finalmente Angel aveva comunicato a tutto l'hotel della gravidanza, facendo arrivare la notizia anche a Valentino, che non la prese bene, ma Charlie lo rimise al suo posto -La mia bimba, crescono così in fretta🥹-.

Angel stava spaparanzato sul divano, con la testa sulle gambe di Husk, che gli accarezzava il pancione.
All'improvviso tirò un urletto.
«Ah!».
«Tutto ok amore?». Chiese Husk.
«No, credo che- AH!».
«O cazzo, Angel, a che mese stai?!». Chiesi agitato.
«Ottavo!». Rispose tra un lamento e l'altro.
«Emh, io credo che gli si siano rotte le acque». Suppose Alastor.
«Può essere solo una contrazione non lo sappia-»
«No, guarda meglio il divano». Interruppe Vaggie.
Lentamente si stava bagnando, di quello che sembrava liquido amniotico.
«Cazzo!».

Dopo non si sa quanto eravamo finalmente arrivati all' ospedale, ci vuole un po' ad arrivare nel girone della pigrizia.

E dopo indeterminate ore di travaglio il pianto di un bambino rimbombò per i corridoi del piano maternità.
Ci permisero di entrare, e vedemmo Angel con in braccio una piccola creaturina pelosa, ed accanto a lui Husk, che gli teneva una mano e con l'atro braccio gli circondava le spalle.
«Come la chiamerete?». Chiese Charlie.
«Noi pensavamo Chloelyn». Rispose Angel.
«Che bel nome! Sembra perfetto per questa piccola». Rispose avvicinandosi.

Per tutto il tragitto del ritorno mi frugava in mente la stessa cosa.
"Dovremmo iniziare a decidere un nome anche noi"

Arrivati a casa lo proposi subito ad Alastor.
Si stava rilassando sul divanetto nella sua torre, leggendo un libro.
Mi avvicinai e mi sedetti affianco a lui, che subito mi portò un braccio attorno alle spalle.
Io poggiai la testa sulla sua spalla sorridendo.
«Al». Lo chiamai.
«Sì?». Rispose.
«Dovremmo iniziare a decidere anche noi il nome per il bambino». Proposi.
«A che mese sei?». Mi chiese.
«Quarto, daii!!». Lo supplicai facendogli gli occhioni.
«E va bene». Rispose posando il libro.
«Allora, tu avevi qualche idea in mente?». Chiesi.
«Mmh, no. Però è tradizione della mia famiglia dare al primo, o prima, genito, o genita, un nome che inizi con la A. O l'iniziale di uno dei due genitori». Mi disse.
«Allora non spezziamo la tua tradizione. Alloraa, nomi con la A...»
Iniziammo a riflettere.
«Aaaa... Alina?». Chiesi.
«Mmh, no, mia sorella si chiama così, di solito non si dà un nome già dato». Rispose.
Continuammo a riflettere.
«Andromeda?» «Asia?». Dimmo uno sopra l'altro.
«Andromeda... Figo! Mi piace». Dissi.
Al sorrise.
«E se è un maschio?». Chiesi.
«Athos? O Attius?». Propose Al.
«Nomi normali no?». Chiesi.
«Senti chi parla, quello c'ha ha dato un nome maschile alla figlia!».
«Il nome completo di Charlie è Charlotte, quindi non parlare!». Risposi incrociando le braccia.
Alastor alzò un sopracciglio, poi sorrise.
Si avvicinò al mio orecchio, come se l'argomento fosse proibito, anche se eravamo solo noi due nella stanza.
«Ricordi la scopata in bagno? Quella di quando ci siamo fidanzati?». Chiese
Annuii guardandolo stranito.
«E quelle nella stanza dei giochi?». Aggiunse.
«Certo ma-». Cercai di rispondere.
«Ti ricordi come m'imploravi?? Smetti di fare lo schizzinoso o quelle suppliche non saranno niente in confronto rispetto alle bastardate che ti farò». Aggiunse.
«Ooh, e cosa mi faresti?». Chiesi girando la testa nella sua direzione e gli mettendogli una mano sulla guancia.
«Vuoi propio saperlo? Mi sembra in appropriato scendere per pranzare zoppicando sai maestà».
Gli tirai un leggero schiaffo sulla guancia e poi lo avvicinai per baciarlo.
«Io amo le cose in appropriate». Risposi. Lui rise.
Poi ci baciammo di nuovo.
Riuscii a sdraiarmi, con Al sopra.
Ci staccammo.
«Athos mi sembra perfetto». Dissi.
Ridemmo.
A rovinare il momento arrivò Vaggie, che bussò alla porta per dirci che era pronto.
«Arriviamo!». Risposi seccato.
Al rise, poi andammo a mangiare.

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