cap. 16. Dramma all' hotel.

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LUCIFERO🍎
Le settimane passavano e io cercavo sempre di più di trattenermi.
Sapevo che ci sarebbe voluto molto prima che ad Al venisse effettivamente voglia di scopare, ma sembrava passata un'eternità, fancendomi  sbroccare.
«MA QUAL'È IL TUO CAZZO DI PROBLEMA?!». Gli Urlai contro.
«Come scusa?». Chiese confuso.
«CAZZO! NON CI ARRIVI VERO, ABBIAMO PASSATO LE ULTIME DUE SETTIMANE A PARLARE SOLO E SOLTANTO DI TE! NON MI HAI SFIORATO, NE COME ARGOMENTO DI CONVERSAZIONE NE FISICAMENTE. CAZZO PUOI ESSERE COSÌ EGOISTA?!».
«SEI TU CHE MI HAI DETTO-».
«COSA?! TI HO DETTO COSA, CHE NON AVREMMO SCOPATO FINCHÉ A TE NON SAREBBE VENUTO VOGLIA, NON DI IGNORARE LA MIA PERSONA PER DUE FOTTUTE SETTIMANE!!».
«OH, SCUSI SUA ALTEZZA SE TUTTA LA NOSTRA RELAZIONE GIRA INTORNO AL TUO PIACERE!
TI SEI MAI CHIESTO COME MI SENTIVO IO?! DI QUANTO FOSSE SIGNIFICATIVO PER ME PARLARTI DEI MIEI PROBLEMI, TI HO RACCONTATO COSE CHE A MALA PENA ROSIE SA!!».
Mi Urlò, quelle parole mi ferirono, molto.
«VEDI?! RIGUARDA SEMPRE E SOLO TE!!». Gli puntai un dito addosso.
«ALMENO MI AMI?!».
«CERTO CHE TI AMO!». Mi fece bene sentirlo, ma non mi fidavo, sembrava una bugia.
«ALLORA DIMOSTRAMELO!».
Al mi prese la vita e mi baciò, un bacio poco casto, ma non bastava. Rimasi immobile.
«Non così, torna da me quando saprai di dimostrarmelo veramente». Dissi con le lacrime agli occhi.
Al mi guardò per un paio di secondi, si allontanò e poi si teletrasportò da qualche parte.
Scoppiai a piangere, mi buttai sul letto e rimasi lì per ore.

Erano passate due settimane ed Alastor non era ancora tornato. Non si era fatto vivo per due settimane; e questo mi aveva distrutto.
Non uscivo dalla mia stanza, dopo aver chiuso quella di Al a chiave.
Mangiavo a mala pena, o spesso non mangiavo proprio. Continuavo a fare paperelle, inspirate a cose a caso, ma stranamente c'era sempre un dettaglio di Al, e quando me ne accorgevo era come ricevere mille pugnalate dirette al cuore.
Piangevo e basta, bevevo molto, ma non acqua. Praticamente mi ero portato in camera metà bar di Husk, c'erano bottiglie vuote ovunque. E non solo.
Cocci ritti, specchi infranti, mobili ribaltati, paperelle bruciate, strappate o tagliate e ammaccature nei muri. L'unica cosa ancora intatta era il letto, quasi sempre bagnato dalle mie lacrime. Non avevo mai pianto così tanto in vita mia, MAI. Neanche dopo che Lilith se n'è andata. Eppure ora sono qui, a piangermi addosso per un demone con cui sto si e no da una settimana.
"Forse era destino, forse non dovremmo stare insieme. Anche se mi rende così fottutam felice. Da quando non lo vedo più mi sento quasi vuoto. Perché il destino dovrebbe farmi questo?
Che ho fatto di tanto brutto per non essere lasciato da una, ma ben due persone più che importanti per me, proprio quando avevo bisogno di loro...
Perché non mi sono accontentato di quel bacio?! PERCHÉ?! Ora Al sarebbe qui con me, a coccolarmi o a scoparmi, ma io NOOO! VOGLIO DI PIÙ! CHE CAZZO MI È PASSATO PERA MENTE?!".
Sbattei la testa contro la scrivania, poi mi alzai e presi una bottiglia di birra. In poco più di due minuti era finita.
«Perchè ogni volta che sono felice, che qualcosa va bene il destino mi fa questo?»

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