9 - Calcio di rigore

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Il giorno dopo tutte le ragazze si riunirono nello spogliatoio.
Non tutte lo davano a vedere ma la tensione era palpabile.
I posti sulle panchine erano pressappoco identici a quelli nello spogliatoio di casa, Sarah scrutò le compagne intorno a sè per poi posare lo sguardo su occhi blu. Non aveva ancora scambiato nessuna parola con lei da ieri sera e tantomeno aveva fatto parola a qualcuno sui medesimi fatti, troppo concentrata sul match odierno.
Angela incrociò il suo sguardo e le regalo un occhiolino che poteva essere notato da lei soltanto, eppure sentì di arrossire. Si girò verso Marisol per verificare se avesse notato qualcosa ma era troppo impegnata ad indossare gli scarpini, un po' come tutte le altre.

"Ragazze posso?"

Chiese coach Todaro prima di entrare all'interno della stanza, per assicurarsi che tutte le ragazze fossero vestite.

"Raga, loro sono forti e lo sappiamo, hanno soprattutto una difesa molto rocciosa, ma noi non siamo da meno ed abbiamo tanta qualità davanti per fare male. State tranquille e concentrate e la portiamo a casa."

Il mister iniziò con il solito discorso motivazionale che faceva prima di ogni partita, la squadra annuì in attesa che continuasse.

"Allora vi dico la formazione e poi andiamo fuori a fare riscaldamento. Giochiamo con il 4-2-3-1 come abbiamo provato in allenamento: Martina in porta, Gaia terzino sinistro, Angela e Valentina difensori centrali, Sofia terzino destro, Chiara e Lucia in mediana, Nathalie a destra, Marisol a sinistra e Sarah al centro, Giulia punta."

Al sentire il suo nome nella formazione titolare il cuore di Sarah saltò un battito. Era incredibilmente felice ma anche incredibilmente in ansia. Da quel momento in poi non ascoltò più nulla, sentì solo il braccio di Mari avvolgerle le spalle e degli occhi bruciarle addosso.
Angela cercò di nascondere un sorriso fiero e attese che tutti lasciassero lo spogliatoio per avvicinarsi a Sarah da dietro.

"Visto piccoletta? Te l'avevo detto."

Sussurrò al suo orecchio accarezzandole leggermente la schiena, per poi lasciarla lì ed uscire dalla stanza, Sarah rabbrividì per poi seguire occhi blu in campo. Eseguì il riscaldamento insieme alle altre e si posizionò in campo poco prima dell'inizio.

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Mancavano ormai pochi minuti alla fine, era stata sicuramente un partita noiosa, giocata molto sui nervi. Il match era fermo sullo 0-0, la difesa della squadra di casa non sembrava voler cedere nè per vie centrali nè sulle fasce, le brunis si erano rassegnate ad uno sterile possesso palla, la sfera era ora addirittura tra i piedi di Martina che, senza pressione, appoggiò ad Angela, la quale portò palla fino alla linea di centrocampo. Vide poi il movimento di Sarah che agilmente passò alle spalle della sua marcatrice, occhi blu fece un lancio lungo con una precisione a dir poco millimetrica e la matricola lo stoppò di collo piede, come se fosse la cosa più facile del mondo. Era ormai all'interno dell'area di rigore avversaria quando alla sua destra intervenne in scivolata il numero tre della squadra di casa, la gamba alta e tesa, sembrava quasi non cercasse neanche il pallone. Sarah cadde al suolo dolorante, si tenne la tibia, per fortuna indossava i parastinchi ma il contrasto fu comunque duro.

Angela corse verso la ragazza che aveva compiuto il fallo, la quale era china sul corpo della matricola con un'espressione accigliata.

"Alzati che non t'ho toccato!"

Urlava la ragazza. Occhi blu arrivò verso di lei come una furia e non ci vide più dalla rabbia. Portò le mani all'altezza del collo della numero tre e con una spinta la allontanò il più possibile da Sarah.

"Ma che cazzo fai!"

Esclamò Angela con lo stesso tono alto, prima che il diverbio tra le due potesse continuare ad accendersi l'arbitro intervenne richiamandole con vari fischi e le separò, estraendo il cartellino giallo per Angela e quello rosso per la numero tre. Occhi blu decise di non dar peso all'ammonizione ma si curò della piccoletta ancora a terra. Si inginocchiò al fianco della matricola, la quale teneva ancora tra le mani la sua gamba, il volto sofferente e gli occhi chiusi. Angela le abbassò il calzerotto e vide i segni dei tacchetti sulla sua pelle, sentì la rabbia ribollire nuovamente al suo interno ma per il bene di Sarah e della squadra decise che fosse meglio ignorare quel sentimento.

Un'onda che poi si ritraeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora