28 - Follia

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"Sarah dobbiamo parlare."

Quella frase fece sobbalzare e staccare di scatto le due ragazze. Il sangue si gelò all'interno del corpo di Sarah, non aveva certo bisogno di girarsi per capire da chi provenissero quelle parole, ma lo fece ugualmente per sincerarsi che non fosse soltanto un brutto sogno.
Angela si avvicinò nuovamente alla matricola e le strinse forte la mano, voleva che sapesse che, come sempre, sarebbe stata lì al suo fianco se glielo avesse permesso. La minore ricambiò la stretta ed attese che l'uomo dicesse qualcosa, dato che a lei moriva ogni singola sillaba in gola.

"In privato."

Aggiunse fermo dopo aver lanciato un'occhiataccia ad occhi blu. La quale cercò di trattenere, senza successo, una smorfia di disappunto.

"No, qualsiasi cosa tu abbia da dirmi può ascoltarla anche lei."

La salda presa tra le mani delle due ragazze si amplificò ulteriormente. Marco sbuffò rassegnato e fece un segno col capo alle studentesse per farsi seguire nel suo ufficio. Aveva acconsentito alla presenza di Angela, ma non voleva assolutamente dare altro spettacolo, riteneva che già sua figlia avesse fatto abbastanza.

"Sono molto arrabbiato con te Sarah."

Esordì l'uomo versando qualche tipo di liquore nel suo bicchiere di vetro.
La gola della matricola si riempì di nodi che quasi le impedivano anche di respirare. Occhi blu provò a rassicurarla come poteva, lasciando leggeri tocchi col pollice sul dorso della sua mano.

"Non puoi essere arrabbiato con me solo perchè amo un'altra donna."

Urlò con la voce rotta. Alcune lacrime sfuggirono al suo controllo, si era ripromessa di non cedere, di mostrarsi forte e imperturbabile ma non ce l'aveva fatta. Milioni di emozioni la stavano travolgendo e non riusciva più a trattenere nulla. Angela avrebbe voluto fare qualcosa, asciugarle le lacrime, abbracciarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma sapeva che qualunque cosa avesse fatto in quel momento avrebbe soltanto peggiorato la situazione, così si limitò a fissare intensamente la matricola con la speranza che potesse percepire e raccogliere il suo sostegno.

"Non sono arrabbiato per questo. Non sono stupido Sarah, avevo già capito che ci fosse qualcosa di strano..."

Sarah sentì come un macigno levarsi da sopra al suo petto. Suo padre la stava accettando così com'era, nonostante i suoi toni e le sue parole non fossero le più dolci del mondo, a modo suo, le aveva fatto capire di star approvando la sua storia con Angela, e sapeva non fosse necessario ma per la matricola il parere dei genitori contava tanto.

"...anche se mi ci dovrò abituare, tua madre ed i tuoi fratelli hanno già iniziato a sottopormi ad un corso di sensibilizzazione verso la comunità lgbt."

Marco sorrise alle ultime parole, seguito da Sarah, nessuno in quella famiglia era bravo a mantenere i segreti o a nascondere le cose, ma almeno in questo modo si trovò più pronto alle parole della figlia minore e risultò anche più comprensivo verso l'argomento.

"Sono però molto arrabbiato per il fatto che tu mi abbia mentito e preso in giro. Il nostro rapporto non è basato su questo Sarah, non voglio che si ripeta. Mai più."

Per la prima volta la matricola lasciò la mano di Angela e corse tra le braccia del padre, lasciandosi andare completamente alle lacrime.

"Scusami papà, ho avuto paura."

L'uomo si sentì incredibilmente in colpa e lentamente ricambiò l'abbraccio. Sua figlia, una delle persone più importanti al mondo per lui, la sua piccola creatura da proteggersi, aveva avuto paura di lui. Si sentì un mostro e si convinse ancora di più che forse, non gli importava con chi, ma le bastava che la sua piccolina fosse felice, ed a quanto pare con Angela lo era.

Un'onda che poi si ritraeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora