Capitolo 10

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La ragazza dai capelli rossi storse leggermente la bocca osservando la foto che aveva difronte per poi voltarsi verso il ragazzo al suo fianco e vedere anche la sua reazione. Noah osservò per poco la foto del ragazzo prima di voltarsi verso Camille e sospirare.

-mi stai dicendo che vuoi uscire con questo qui?- le domandò facendo per sistemarsi gli occhiali sul viso ma solo dopo si ricordò che lui gli occhiali aveva iniziato a non portarli più da una settimana. In realtà quando studiava o doveva semplicemente restare in camera, o anche quando Hanna e Cruz lo trascinavano in piccole serate di gioco, li teneva ma aveva iniziato ad andare a lezione e a lavoro senza per abituarsi alle lenti a contatto. Cruz aveva avuto maledettamente ragione anche perché il moro aveva notato come parecchi ragazzi avessero iniziato a prestargli più attenzione. Quando lo aveva detto al castano il suo compagno di stanza era scoppiato a ridere per poi scuotere la testa:

"Non sono solo gli occhiali tesoro" gli aveva risposto una volta calmato "ma anche il fatto che sembri più fiducioso in te stesso" e Noah solo dopo quelle parole si era accorto che poco alla volta stava cambiando, stava uscendo dal suo guscio e tutto perché Cruz gli aveva aperto gli occhi.

-be'...non è che ci voglio uscire ma è l'unico che me lo ha chiesto- rispose la rossa con sguardo triste -tutte le mie colleghe al college hanno o già il ragazzo o comunque sono state invitate da più ragazzi mentre io...io sono sola- Camille, aveva scoperto Noah, aveva la sua stessa età ma i tratti del viso la facevano sembrare molto più giovane. Noah sospirò scuotendo la testa e nel farlo alcune ciocche di capelli gli finirono davanti agli occhi e cercò di spostarle soffiando visto che fino a prova contraria sta finendo di pulire le ultime tazzine usate dai clienti nella caffetteria dove ormai lavorava in modo fisso da quattro mesi. Trein e lui si erano trovati così bene a lavorare insieme e anche il fatto che Camille lo avesse quasi accettato fin da subito aveva aiutato molto Noah non solo a superare il periodo di prova ma anche a continuare a lavorare. E Noah poteva anche quasi dire che lui e Camille fossero diventati amici in un certo senso per quanto chiacchieravano durante il lavoro, quando entrambi non erano troppo indaffarati con clienti e studio, e anche durante la mezz'ora che usavano per pulire il locale in vista della chiusura dello stesso.

-Cami...meglio sole che con gente del genere- le disse schietto decidendo alla fine di spostarle con le mani quelle ciocche di capelli fin troppo lunghi. Anche quello era un cambiamento che aveva provato a fare in quei mesi anche se ancora non lo convinceva del tutto. Gli erano sempre piaciuti i ragazzi con i capelli lunghi e se ne innamorava ogni volta che leggeva qualche libro e anche quando provava a scrivere lui qualcosa, qualche piccola storiella a perdita di tempo, finiva sempre per inserire qualche protagonista con i capelli lunghi. Quando Cruz se ne era accorto gli aveva detto schiettamente che poteva farseli crescere lui i capelli così lunghi se tanto gli piacevano. Cruz non aveva ancora mai sbagliato sul suo conto e Noah dopo averci pensato un bel po' aveva deciso di non tagliarsi più i capelli. In quel momento erano di una lunghezza strana, con la quale non si vedeva minimamente bene perché erano a metà strada tra un taglio corto e uno lungo decente. Quando aveva esposto i suoi dubbi riguardo ai suoi capelli Hanna gli aveva fatto presente che doveva superare quella fase prima di mettere una parola fine al tentativo che stava facendo. E Noah aveva ascoltato anche lei.

-lo so però io voglio andarci con qualcuno a quella festa- brontolò la rossa mentre Noah asciugava finalmente l'ultima tazzina.

-se vuoi posso accompagnarti io- si propose allora il moro -so che non è quello che vorresti visto che punti a trovarti un ragazzo ma almeno puoi passare la serata alla festa con le tue amiche-

-e se loro sono occupate parlare con te dei ragazzi boni che vediamo- borbottò Camille per poi aprirsi in un sorriso -ci sto-

-ci stai a cosa?- disse Trein arrivando dal retro del locale e guardando i due attentamente -avete finito di pulire i tavoli?-

-da venti minuti buoni papà, abbiamo buttato la spazzatura, cambiato i cestini, incartato la roba vecchia e data alle signore della mensa e Noah ha finito di pulire le ultime cose- confermò Camille e vide il padre annuire. Trein i primi tempi che li aveva visti lavorare entrambi così velocemente alla chiusura non era riuscito veramente a credere che avessero fatto tutto, conoscendo la pigrizia della figlia, ma con il passare dei mesi si era semplicemente accorto che chiacchierando i due lavoravano molto più velocemente che restando in silenzio per quel motivo non li aveva mai ripresi quando li vedeva parlare molto. -comunque non devi più preoccuparti del ragazzo per la festa alla quale dovevo andare papà- aggiunse Camille sorridendo -mi accompagna Noah-

-oh...meglio- si trovò a dire Trein annuendo fra se e se veramente felice di quella scelta da parte della figlia che per lui era ancora troppo giovane per avere un ragazzo nonostante sapesse di non poterla tenere in una campana di vetro per tutta la vita.

-quand'è questa festa?-

-domani sera...sei libero vero?-

-certo- disse Noah facendo mente locale- e devo vestirmi in un determinato modo?-

-semplicemente come vuoi...dobbiamo rimorchiare due ragazzi domani Noah- e Noah scoppiò a ridere non solo per la frase della rossa ma perché Trein aveva alzato gli occhi al cielo esasperato dalle parole della figlia.

I'm not my brotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora