Capitolo 28

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-maledetto me che ho dormito con le lenti a contatto- borbottò Noah sente gli occhi più secchi del normale. Si era tolto le lenti e rimesso gli occhiali non appena tornato a casa ma nonostante ciò aveva tenuto le stesse per fin troppo tempo e quindi ora aveva un fastidio tremendo agli occhi che non riusciva a far passare. Quella sera aveva voglia di andare nuovamente a ballare, considerato anche che il giorno dopo non avrebbe avuto nessuna call di lavoro con l'autore che stava seguendo, ma a quel punto avrebbe dovuto rinunciare alle lenti a contatto. Per fortuna non era poi troppo cieco da rischiare di non vedere niente se non portava gli occhiali ma era davvero l'ultima cosa che voleva fare mettersi gli occhiali in quel posto.

Il moro chiuse il computer sospirando pesantemente mentre il suo stomaco brontolava. Aveva davvero tanta fame considerato che aveva saltato sia la colazione quella mattina che la cena la sera prima e gli stava venendo quasi voglia di uscire e comprarsi qualcosa da mangiare quando qualcuno bussò alla porta della sua camera. Il moro controllò velocemente di avere le maniche della camicia abbassate e andò ad aprire la porta sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

-si?- disse alla madre confuso.

-tra un po' è pronto vedi di finire di trafficare con il computer che hai tutti gli occhi rossi- lo avvisò la donna come se gli avesse letto nel pensiero. Noah annuì senza dire alla madre che gli occhi rossi erano dovuti al fatto che aveva dormito con le lenti a contatto e non per il lavoro ma evitò di farlo. Per non morire di caldo prese un elastico e si legò i capelli in uno chignon basso prima di uscire dalla camera, chiudendo la porta alle sue spalle, e scendere le scale per raggiungere il soggiorno.

-papà- disse il ragazzo notando l'uomo sul divano.

-oh, Noah ciao...tua madre aveva ragione ieri a dire che sembravi diverso- disse l'uomo scrutandolo attentamente senza accennare alla minima volontà di volersi alzare per abbracciarlo o anche congratularsi con lui per la laurea. Era come se per lui non fosse stato via di casa per tre anni. Il ragazzo cercò di non darci troppo peso e si diresse verso la cucina per aiutare la madre ad apparecchiare la tavola. Fu entrando nella stessa e guardando il forno che la madre stava osservando quasi con speranza che il moro si ricordò perché odiava mangiare a casa: sua madre stava cucinando l'ennesimo esperimento uscito da un real di instagram e quasi rimpianse il cibo della mensa in Canada.

-sono a casa- e Noah a quelle parole si congelò sul posto: era arrivato il momento di rivedere Caidan e non era certo di essere pronto.

-tesoro vieni che è quasi pronto- urlò Rose dalla cucina e Caidan entrò nella stessa poco dopo.

-cosa hai cucinat...Noah- disse sorpreso Caidan osservando il ragazzo moro che aveva difronte e che lo stava osservando a sua volta. Certo, sapeva che il fratellino sarebbe tornato il giorno prima a casa quindi quella non era del tutto una sorpresa ma la cosa per la quale era rimasto sconvolto era stato vedere quel ragazzo davanti ai suoi occhi. Non sembrava più il Noah di tre anni prima e riuscì ad intravedere quella che sembrava un briciolo di sicurezza in più nella postura del fratello.

-ciao Caidan- salutò a sua volta Noah rivoltandosi per finire di apparecchiare la tavola.

-sei effettivamente tornato quindi- disse con una punta di delusione Caidan, delusione per non essere più figlio unico in quella casa.

-è momentaneo- sbottò Noah arrabbiato, cosa che non passò inosservata a Noah e Rose che si scambiarono uno sguardo sorpreso perché il ragazzino non aveva mai risposto così prima di quel giorno, -quando avrò abbastanza soldi andrò a vivere da solo-

-lavori?- domandò sorpreso ancora di più Caidan.

-certo che lavoro- alzò gli occhi al cielo Noah sistemandosi nuovamente gli occhiali sul naso -ho finito di studiare e lavoro a tempo pieno-

-sei riuscito a trovare un lavoro subito dopo la laurea? Con i tuoi brutti voti?-

-ehi- ringhiò Noah fulminando Caidan con lo sguardo -i miei brutti voti erano in materie scientifiche che non servono nella mia fottuta laurea Caidan quindi si ho un lavoro, un posto fisso in una casa editrice, e lavoravo anche mentre studiavo per mantenermi in Canada- sputò fuori il minore.

-modera il linguaggio signorino- gli disse dietro Rose guardandolo storto -e poi non hai detto niente del lavoro mentre studiavi-

-perché avrei dovuto dirvelo? Se non vi mandavo io i messaggi voi non mi calcolavate di striscio li. Mi sono fatto il culo per arrivare dove sono quindi gradirei non essere insultato da nessuno di voi-

-l'unico che sta usando toni offensivi qui sei tu- gli disse il padre che era arrivato dal soggiorno probabilmente avendoli sentiti parlare troppo a voce alta.

-come se voi per tutta la mia vita non aveste cercato di rendermi Caidan insultandomi ogni qual volta non ero come lui- sbottò Noah -non sono tornato qui per sentirmi nuovamente la sua ombra- e dicendo quelle parole guardò negli occhi il fratello -non ho fame- aggiunse poi mentendo e uscendo velocemente dalla cucina ignorando le urla di rimprovero della madre e rintanandosi nuovamente nella sua camera. Noah cerò di calmare il suo respiro troppo agitato senza però riuscirci effettivamente e maledisse il destino per averlo fatto tornare in un posto del genere dove letteralmente nessuno era dalla sua parte.

-che sconsiderato- sbottò Rose guardando storto la porta dalla quale era uscito Noah -è diventato troppo irrispettoso da quando è andato in Canada, dovevamo impedirglielo-

-o forse ha bisogno di tempo per riambientarsi- sussurrò Caidan -sono passati comunque tre anni e li poteva fare quello che voleva mentre qui no. Una settimana e tornerà tutto come prima- continuò il moro anche se si sentiva strano, o meglio sentiva che suo fratello fosse una persona completamente diversa da come l'aveva sempre conosciuta.

I'm not my brotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora