Capitolo 7

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Camille alzò lo sguardo dal suo computer per osservare il ragazzo che era entrato nella caffetteria scrutandolo attentamente. Era sua prassi in realtà guardare tutti quelli che entravano nella caffetteria perché voleva capire se erano li solo per prendersi qualcosa da bere e mangiare o per proporsi per il posto da cameriere. Da quando infatti suo padre aveva messo l'annuncio che cercava un collaboratore per non dover fare tutto da solo, soprattutto quando lei aveva bisogno di un po' di pausa, non erano mancati i ragazzi del college che si erano proposti. La cosa divertente, più per lei che per suo padre, era che non resistevano più di un mese, massimo due, a lavoro e se ne andavano tutti quanti.

Di solito Camille capiva immediatamente quando c'era qualcuno che voleva proporsi per il lavoro e quel ragazzo moro sembrava proprio voler fare quello. Camille lo osservò attentamente arrivare fino al bancone da suo padre e si guardò intorno cercando di capire se gli altri clienti stessero prestando attenzione e poi si alzò a sua volta dalla sedia per avvicinarsi al padre e sentire quello che stavano dicendo lui e il ragazzo.

-salve, sono qui per il lavoro- stava dicendo il ragazzo con un leggero sorriso sulle labbra.

-hai mai lavorato in una caffetteria? O comunque hai esperienze lavorative?- domandò Trein osservando con la coda dell'occhio la figlia che si era avvicinata per sentire palesemente.

-no, sarebbe la prima esperienza- disse serio Noah che per puro caso aveva scoperto di quell'offerta osservando un volantino che gli aveva messo davanti Cruz dopo essere andato a prendere i caffè da sporto proprio li.

-e cosa ti spinge a voler lavorare proprio qui?- domandò ancora Trein, erano quelle domande che faceva ogni volta che qualche studente del college si presentava da lui, giusto per capire quanto fossero sinceri con lui e quanto volessero nell'effettivo lavorare li. Molti infatti si presentavano li solo per perdere tempo o pensavano di avere caffè gratis a volontà senza fare il minimo sforzo.

-ho bisogno di un lavoro per potermi trovare un alloggio per il college- rispose sinceramente Noah, al ragazzo infatti sembrava completamente inutile mentire su quell'argomento anche perché se sarebbe stato preso alla fine la questione sarebbe comunque uscita prima o poi.

-non sei già uno studente del college?-

-si, ma dall'anno prossimo potrebbero togliermi l'alloggio e non voglio chiedere i soldi ai miei-

-capisco...hai obbligo di frequenza alle lezioni?-

-si ma se rientro negli studenti lavoratori ho la possibilità di accedere alle lezioni registrate e poterle ascoltare quando voglio quindi avrei qualunque orario libero- ed era la verità, Noah si era informato per bene prima di andare in quella caffetteria per chiedere di essere assunto.

-oh...questa si che mi è nuova, molti degli studenti che ho assunto nei mesi passati non mi hanno informato di ciò-

-ho cercato per il mio corso e vale così, non so se è lo stesso per gli altri- Trein osservò attentamente il moro che aveva difronte in completo silenzio per poi osservare la figlia che era rimasta immobile a sua volta e li stava osservando.

-potrei farti fare una prova- si decise a dire l'uomo e vide un mezzo sorriso comparire sul volto del ragazzo a quelle parole -e se ti trovi bene e non fai troppo disastri potremmo parlare di assunzione-

-va benissimo. Quando?-

-due settimane di prova potrebbero bastare e da domani- continuò Trein e Noah annuì nuovamente. certo per quelle due settimane non avrebbe avuto l'esonero dalle lezioni ma era fiducioso, fiducioso di poter lavorare in quella caffetteria e quindi ottenere il modulo per potersi guardare tutte le registrazioni delle lezioni che avrebbe perso in quelle due settimane. Doveva essere ottimista perché altrimenti non sarebbe mai riuscito a dare il meglio di se.

-perfetto- e dopo aver detto quelle parole Noah lasciò il suo nome e qualunque altro recapito a sua disposizione all'uomo mentre quest'ultimo si presentava e gli presentava anche la figlia che era la ragazza che Noah aveva notato si fosse avvicinata a loro mentre parlavano. E fu la ragazza stessa ad accompagnarlo verso la porta della caffetteria visto che il padre era impegnato con dei clienti.

-sei davvero sicuro di voler lavorare qui? Sai molti dicono di si ma poi se ne scappano dopo un mese perché il lavoro non era quello che si aspettavano e tu non hai mai lavorato prima-

-sei sicura di non essere tu quella che fa scappare tutti i potenziali dipendenti di tuo padre con il tuo atteggiamento?- domandò Noah e sgranò gli occhi subito dopo accorgendosi di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce. Stare troppo tempo insieme a Cruz e ai suoi amici lo stava rendendo sempre di più senza peli sulla lingua e gli sembrava quasi un male in quel momento. Certo doveva uscire dal suo guscio ma non poteva comportarsi da stronzo -scusa non so perché l'ho detto-

-alcuni li ho fatti scappare io hai ragione- disse seria Camille -ma solo perché mi stavano antipatici e alcuni ci hanno anche provato con me spudoratamente ed è una cosa che non sopporto-

-quindi devo cercare di non starti antipatico...credo che sarà difficile dopo quello che ho appena detto- sussurrò Noah.

-e non devi provarci con me- continuò Camille.

-mi dispiace deluderti ma sono gay quindi è un'opzione che non tengo nemmeno in conto quella- rispose tranquillamente Noah. Da quando lo aveva detto a quella festa a Cruz e ai suoi amici aveva anche meno timore di dirlo a degli sconosciuti se usciva il discorso e in quel momento l'ultima cosa che voleva era perdere il lavoro solo perché quella ragazza pensava ci stesse provando con lui.

-oh...mi sa che noi due andremo molto d'accordo- gli sorrise, un sorriso sincero, Camille.

I'm not my brotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora