CAPITOLO 1

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Aprì di colpo gli occhi ansimando. Era riversa su di una distesa di terra grigia, il suo respiro alzava nuvole di polvere. Si mise a sedere, sorpresa di essere ancora in vita. Istintivamente mise la mano al petto sbottonando la camicetta: non vi erano tracce di ferite o sangue.

Si mise a ridere soddisfatta e pensò che sicuramente era stato solo un incubo. Il Primo Ministro Sader non poteva averla uccisa, non avrebbe osato tanto.

Si alzò in piedi guardandosi intorno.

"Dove mi trovo?"

Non conosceva quel luogo.

Era una immensa pianura spoglia: qua e là si potevano notare qualche cespuglio rinsecchito e alberi contorti mentre, in lontananza, delle montagne e colline. Il cielo sopra di lei era coperto da uno spesso strato di nuvole plumbee. Non si vedeva il sole ma il paesaggio non era al buio, tutto era immerso in un unico colore grigio. L'aria era immobile, neppure un filo di vento sembrava soffiare su quel posto. Nulla sembrava muoversi. Ogni tanto si potevano cogliere delle grida o delle risate crudeli in lontananza, a volte dei bisbigli. Tutto aveva un'atmosfera spettrale.

Si incamminò lungo una strada ricoperta di erbacce e al contempo si guardava intorno cercando un punto di riferimento, un qualcosa che l'aiutasse a capire in quale luogo si trovasse.

Camminò per quelle che ad Astra parvero ore e il cielo non cambiò mai il suo aspetto.

Arrivò nei pressi di quello che un tempo era stato un villaggio, le case erano poco più che scheletri di pietra infestate da erbacce spinose.

Intravide un uomo che, con abiti logori e capo chino, stava camminando lentamente nella sua direzione ciondolando le braccia.

"Mi perdoni" chiese Astra correndo verso di lui.

"Sa dirmi dove ci troviamo?"

L'uomo le passò accanto ignorandola, Astra fece per afferrargli il braccio ma la sua mano lo attraversò. Ne rimase scioccata. L'uomo continuò a camminare fino a quando sparì in lontananza.

"Ma come è possibile?" si chiese sbalordita.

Proseguì il cammino in quella valle oscura confusa da ciò che le era accaduto.

Camminava per ore e ore senza sentire il benché minimo segno di stanchezza. Decise di mettersi a sedere su una roccia decidendo sul da farsi.

Intorno a lei; tutto era racchiuso in una cappa di grigio, perfino le erbacce che crescevano un po' ovunque avevano lo stesso colore del paesaggio intorno a lei, in più, l'aria non aveva odore, nulla le faceva sembrare di trovarsi in un posto normale.

Si convinse di stare sognando e che presto si sarebbe svegliata.

"Questo deve essere un sogno, prima Sader che mi uccide, poi questo posto, devo mangiare più leggero la sera!" si promise.

"Ora chiudo gli occhi e, quando li riaprirò, sarò nella mia casa a Lambert"

Chiuse gli occhi e attese. Dopo alcuni minuti aprì titubante un occhio, poi l'altro: era ancora in quel dannato posto.

Un rumore di passi spezzò il ritmo dei suoi pensieri. Astra si voltò alla sua sinistra e scorse un gruppo di persone, uomini e donne che, con il volto cinereo e il capo chino, venivano nella sua direzione.

Si alzò in piedi tremante dal ricordo del precedente incontro.

Si mise nel mezzo della strada decisa a non lasciar passare il gruppo.

"Scusate! Fermatevi vi prego!" esclamò.

Come nell'incontro precedente il gruppo la ignorò completamente e, quando le figure la attraversarono, non poté fare a meno di urlare.

Cadde a terra in ginocchio priva di qualsiasi forza, sentiva il cuore battere all'impazzata.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora