CAPITOLO 17

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Gor fu molto sollevato dalla notizia, al contrario di Maya che era preoccupata.

“Mi sembrate tutti un po’ troppo tranquilli! Non pensate che quell’umano possa correre da Sader e avvertirlo che Astra è viva e del suo piano?” esclamò Maya furiosa.

Gor scoppiò a ridere, mentre Astra, esausta, si mise a sedere. Maya si offese a quella risata.

“Maya, scusa se rido, ma…” rispose Gor, vedendo il volto corrucciato di Maya e trattenendosi a stento dal continuare a ridere.

“…Tu provieni dall'Oltretomba e per te è normale vedere gli spiriti, ma, nel nostro mondo, se vai in giro a dire di aver visto un fantasma, ti prenderebbero tutti per pazzo!” disse Gor.

“Senza contare che…” disse Astra provata.

“...Anche se ci credessero, non potrebbero fermarmi, io sono già morta ricordi?” asserì Astra.

“A proposito di questo, Gor” chiese.

“Dove mi hanno sepolta?”

“Nella tomba della tua famiglia nel Cimitero Monumentale della Capitale” rispose.

“Vorrei andarci, devo accertarmi di una cosa…”

Maya era appoggiata alla ringhiera del balcone, osservava il villaggio addormentato, la luce delle lune carezzavano la sua pelle candida conferendole una sorta di aura argentata. Astra si avvicinò a lei.

“Perché l'altra notte mi hai impedito di uccidere quell’uomo? La tua Padrona ti ha chiesto di accertarti che io compia il suo volere”

Maya si voltò verso di lei con un leggero sorriso ad incresparle le labbra.

“Tu hai accettato il patto con la Morte perché credevi di poter trovare un modo di spezzare la maledizione che lei ti ha imposto. È inutile che tu ci provi, è impossibile. Nessuno può sciogliere una malia di un Dio. È questo che vorrei dirti, ma ti ho visto convincere la sovrana dell’Oltretomba a farti uscire dal suo Regno e, sono sicura, troverai un modo per compiere un nuovo miracolo. Io sono ancora legata al volere della Morte, riesco a sentirlo, percepisco le invisibili catene che mi legano a Lei. La tua libertà è anche la mia. Se c’è la salvezza per te, ci sarà sicuramente per me”

Quelle parole stupirono Astra, davanti a lei non vi era più la donna insensibile che aveva conosciuto su quel ponte, ma una persona nuova, una Maya con il cuore colmo di speranza nel futuro e in lei.

***

Di buon mattino, i tre partirono verso la capitale a bordo dello sgangherato carro di Gor trainato dalla vecchia Selly, una cavalla cocciuta quanto il suo padrone.

Gor era riuscito a procurarsi, ma non volle dire dove e come, una delle maschere delle Sorelle della Dea - un culto religioso in cui le adepte indossano manti neri e maschere in legno raffiguranti una volpe, animale sacro alla Dea - così, Astra poté spostarsi durante il giorno senza attirare attenzioni indesiderate.

La giornata era limpida e l’aria tiepida, segno che l'inverno stava per arrivare. Maya e Gor chiacchierarono per tutto il viaggio. Lei faceva un sacco di domande sul mondo umano e Gor, era ben felice di risponderle. Da come si comportava con lei, Astra pensò che Gor avesse un debole per Maya visto come gli si illuminavano gli occhi quando lei rideva.

Era quasi mezzogiorno quando arrivarono a Umbar, la capitale del Regno di Ur.

Era una delle città più antiche del mondo. Circondata da alte e ampie mura che, secondo la leggenda, erano state erette dai giganti. Oltre le possenti mura, le strade erano affollate e ogni casa abbellita da fiori e ghirlande. I lunghi viali lastricati accoglievano i viandanti con le loro pietre multicolori.

Sopra le porte di ogni casa vi erano appese le bandiere del Regno: una nave d'argento su campo verde. Ai più poteva sembrare strana quella bandiera visto che il mare si trovava a migliaia di chilometri, ma fu un’idea della compianta Regina Maria che, lasciato il suo Regno affacciato sul mare per andare in sposa al Re di Ur, cinquecento anni prima volle che quella bandiera diventasse ufficiale per non dimenticare mai il luogo dove era nata.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora