CAPITOLO 4

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Maya rifletté sulle parole di Astra. Rimase in silenzio per alcuni minuti fissando la donna davanti a se poi rispose:

“Va bene, mi hai convinta. Ti ci posso portare. Sarà divertente vederti fallire.” rispose con una risatina.

Con un sorriso, Astra la ringraziò.

“Bene, fai strada” disse Astra con un gesto della mano.

Si avviarono lungo il ponte, Astra la seguiva da vicino. Maya si muoveva con grazia e eleganza, i suoi piedi nudi sembravano sfiorare la dura pietra del ponte.

Arrivati nel punto in cui la pietra toccava il terreno Maya si fermò esitante.

“C’è qualche problema?” chiese Astra confusa.

Per un’attimo Maya tremò.

“Sono rimasta confinata su questo ponte da quando ne ho memoria, so cosa si trova oltre i suoi confini e ho sempre desiderato vederlo con i miei occhi, ma ho sempre avuto paura di quello che sarebbe accaduto se lo avessi fatto”

Astra la superò e, messi i piedi fuori dal ponte, allungò la mano verso la donna. Ella, titubante, la afferrò e fece un passo fuori, una volta superato, il suo volto si illuminò di gioia.

“Sono fuori da quel ponte! Non posso crederci! A lungo ho sognato questo giorno!” disse guardando alle sue spalle quella che era stata da sempre la sua prigione.

Quel piccolo gesto insignificante compiuto da Astra, l'averle teso la mano, bastò a spezzare quelle invisibili catene che si era imposta lei stessa e che le impedivano di lasciare quel ponte.

Si voltò verso Astra e, presale le mani esclamò:

“Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti a uscire da questo posto. Ti devo il mondo e onorerò la mia promessa!”

Maya precedeva Astra lungo la strada, il volto felice per la sua ritrovata libertà, la sua espressione serena era un raggio di sole in quel posto da incubo.

“Dimmi, Astra, come sei morta?” chiese d'improvviso Maya raggiante.

Astra sospirò ricordando quella scena.

“Mi hanno trafitto il petto con un pugnale” rispose brevemente.

Maya si fermò di colpo fissando Astra che arrossì in imbarazzo, o almeno così le parve.

“Eddai! Solo questo? Dimmi di più sono curiosa!” disse mettendo il broncio.

“Prima avevi detto che non ti interessava” rispose Astra.

Maya continuava a fissarla aspettando una sua risposta, Astra sospirò e non poté fare altro che raccontare.

“In vita - ancora mi pare strano a dirlo - ero il Capitano delle Guardie di Sua Maestà Re Giordan, sovrano del Regno di Ur, uno dei più vasti e ricchi del continente di Opalis, svolgevo il mio incarico con perizia e dovere” disse Astra con orgoglio.

“Avevo molti uomini fidati sotto il mio comando, uomini scelti tra i migliori soldati del Regno, o almeno così credevo. Circa due mesi notai strani movimenti da parte dei miei uomini: strani giri di ronde, posti di guardia lasciati incustoditi… Indagai, dopotutto era in gioco la sicurezza del mio Re. Li spiai per giorni fino a quando scoprii, sentendo per caso due miei uomini che stavano discutendo, il loro piano: assassinare la Famiglia Reale e prendere il potere…”

Maya ascoltava Astra come rapita dalle sue parole.

“Ne rimasi scioccata, quegli uomini li avevo scelti personalmente, non potevo credere che tradissero me e il loro Re così raccolsi tutte le prove necessarie e, con la morte nel cuore, le portai al Primo Ministro Sader. Lui esaminò minuziosamente tutte le mie prove e mi ringraziò piantandomi un pugnale nel petto.”

“Quindi anche lui faceva parte del complotto!Voi umani! Per il potere siete disposti a tutto!” disse Maya appena Astra finì di parlare.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora