Astra osservò tutte quelle fiamme e un brivido le corse lungo la schiena quando si rese conto di quante ancora fossero accese. Un cieco terrore la colse all'idea del compito che quel demonio le voleva assegnare: uccidere così tanta gente era praticamente impossibile.
La donna si fermò vicino all’arco e toccò alcune rune incise sulla pietra che si illuminarono di una luce sanguigna, fece poi cenno ad Astra di avvicinarsi e, appena le fu vicino, la Morte si strappò un lembo della veste e coprì il capo di Astra, subito il tessuto si allungò divenendo un mantello con cappuccio lungo fino alle ginocchia.
Le mise la mano sulla testa, ed Astra rimase sorpresa nel constatare che fosse calda.
“Credi che io non sappia cosa la tua debole mente abbia architettato? I tuoi pensieri sono limpidi a me come acqua sorgiva” disse con un ghigno malvagio.
“Farò in modo che tu non possa disubbidire!”
Astra rabbrividì a quelle parole e il terrore si propagò in ogni fibra del suo essere: era stata lei quella arrogante, aveva creduto di poter ingannare un essere tanto potente e, invece, aveva solo fatto il suo gioco.
“In nome mio, la Morte, ti concedo il potere della non vita. Da adesso e per sempre noi saremo indissolubilmente uniti.” un vento proveniente da lei invase la stanza facendo tremolare le fiamme.
“Ogni vita che strapperai lo farai a mio nome fino alla fine dei tempi! Tu sarai la mia mano destra, la mia spada!” esclamò.
Il vento cessò e tutto tornò immobile, la Morte tolse la mano. Astra non si sentiva diversa ma la paura attanagliava ancora il suo cuore al pensiero di cosa le avesse fatto.
Delle piccole scariche elettriche circondarono l’arco di pietra e un vortice di fumo nero apparve vorticando tra le colonne che sorreggievano la piccola costruzione.
La Morte si fece di lato e, teso il braccio verso il vortice nero, disse:
“Ora va, Araldo della Morte, e compi la tua vendetta! Maya ti accompagnerà” disse fissandola con occhi di ghiaccio.
Maya era in preda al terrore, tremava in modo incontrollato. Chinò il capo davanti alla sua Padrona.
“Tu ti accerterai che la mia Servitrice svolga il suo compito!”
Detto questo, Astra e Maya, con il cuore in gola, si diressero verso quel vortice nero e lo attraversarono.
Si ritrovarono nel silenzio e nell'oscurità più totale poi, una luce calda e accecante le avvolse tanto che dovettero coprirsi gli occhi. Quando li riaprirono di nuovo, Astra si trovò in un luogo che riconobbe immediatamente.
Il cielo azzurro e la luce del sole annunciarono, insieme al profumo di erba e fiori, il suo ritorno su Opalis. Attorno a lei vi era una distesa, all’apparenza infinita, di prati da pascolo e campi coltivati: erano sulla cima di una collina che dominava la Grande Pianura Fertile.
La gioia le pervase l'animo quando si rese conto di trovarsi nel Regno di Ur. A nord, proprio davanti a lei, a circa tre giorni di cammino si trovava la città di Umbar, la capitale. Poco distante da loro, a un paio di chilometri dalla loro posizione vi era il villaggio di Caran. Lo conosceva bene, vi abitava un suo amico d’infanzia.
Astra indossava gli stessi abiti di quando era stata uccisa: dei pantaloni in pelle, stivali, una camicetta di raso bianco e una giacca di camoscio e, in più, indossava lo strano mantello che le aveva fatto indossare la Morte. Era leggerissimo e ruvido al tatto ma non le impediva i movimenti.
Il vento le muoveva i capelli, chiuse gli occhi e si fece carezzare da quella brezza quasi dimentica di tutto il resto.
“Maya!” esclamò all'improvviso ricordandosi di non essere sola, si voltò e la vide a pochi passi da lei, osservava quello spettacolo di luci e colori con occhi spalancati.
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La Mano Destra della Morte
FantasyAstra è una giovane Capitano della Guardia Reale. Dopo aver scoperto un complotto per assassinare il suo Re e portate le prove al Primo Ministro, viene assassinata da quest'ultimo che credeva fidato. Risvegliatasi nell'Oltretomba farà di tutto per s...