CAPITOLO 20

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"Il Parlamento non dispone ancora di elettricità" disse Maya notando l'assenza della scatola.

Sulla porta del Parlamento, un imponente edificio a quattro piani, vi era un proclama che informava i cittadini che quella sera si sarebbe tenuta una seduta straordinaria alla presenza del Primo Ministro.

"Ecco la tua occasione!" esclamò Gor leggendo il foglio di pergamena affisso alla bacheca accanto alla porta.

Il volto di Astra si scurì, non era più sicura di voler uscire, aveva paura di perdere di nuovo il controllo e di uccidere altri innocenti.

"Hai già divorato due anime, Astra, non devi preoccuparti di perdere di nuovo il controllo" disse Maya intuendo i pensieri di Astra.

"Maya!" la redarguì arrabbiato Gor per la sua mancanza di tatto.

"Ho detto solo la verità!" rispose indispettita dal rimprovero.

"Maya ha ragione" si intromise Astra.

"Ora mi sento meglio e in forze." disse tristemente.

Gor fulminò con lo sguardo Maya che fece finta di non vedere.

***

Calò la notte sulla città di Umbar, il cielo era nuvoloso e i tetti delle case erano avvolti nell'oscurità.

"Te la senti?" chiese Gor preoccupato prima che Astra uscisse.

Astra annuì, ma solo per non farlo preoccupare. Spostandosi tra le ombre, in pochi minuti arrivò sul tetto del Parlamento. I corridoi sfarzosi erano illuminati dalle luci tenui delle candele. Astra non ebbe difficoltà ad attraversarli passando da un'ombra all'altra.

Proseguì fino alla grande Sala Centrale illuminata da numerose lanterne e candelabri in argento. La stanza, interamente rivestita in legno, era simile a un anfiteatro dove deputati e senatori stavano assisi nei loro scranni decorati. Al centro della Sala, in piedi davanti ad un leggio, vi era il Primo Ministro. Era un uomo gracile e con folti baffi e una altrettanta folta capigliatura.

Seduto in disparte poco lontano vi era anche il Generale Koran che, a braccia conserte, osservava annoiato i presenti che discutevano animatamente di una duplice morte avvenuta la sera precedente accanto alla casa del Primo Ministro, alcuni lo ritenevano come un avvertimento dai nemici del Regno, altri lo bollavano come una mera coincidenza.

"Però..." disse un senatore con una grande pelata.

"...Le guardie hanno riferito di aver visto, nel luogo delle morti, un'essere che hanno descritto come 'Demone' vestiva di nero e aveva metà faccia scheletrica!"

Astra trasalì.

In molti si misero a ridere.

"Non esistono 'Demoni' quelle guardie saranno state ubriache!" disse uno.

"E allora come spiegate il segno di una mano sul petto delle due vittime?" chiese infastidito il Senatore pelato tirando fuori una pergamena con il calco di una mano.

"La stessa impronta è stata riscontrata sul petto del Barone Lorn! Questi sono omicidi!" esclamò furioso.

"Senza ferita alcuna? Non siate ridicolo!" lo apostrofò un senatore dallo scranno opposto.

Continuarono a discutere sulla veridicità o meno delle parole.

Astra si avvicinò alle spalle del Generale.

"Avevi detto che eri stato l'unico a vedere il corpo del Barone" gli sussurrò all'orecchio. L'uomo sobbalzò dalla paura, attirando le attenzioni della sala. Il Generale, in forte imbarazzo, si giustificò asserendo di essersi annoiato con tutti quei discorsi strampalati e uscì dalla sala.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora