CAPITOLO 19

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Affittarono due stanze in un albergo economico, Astra era esausta e si stese sul letto, la fame le toglieva ogni forza, doveva trovare subito una nuova anima da divorare.

Fu Gor che, leggendo il diario del Barone, trovò la prossima potenziale vittima.

"Ora che il Barone è morto, Sader ha un solo forte sostenitore: il Primo Ministro Alfern" disse Gor.

Astra lo conosceva bene: era il fratello minore di Sader e, in passato, avevano sempre manifestato stima reciproca.

"Quell'uomo è un debole" disse Astra alzandosi a fatica dal letto.

"In fondo è una brava persona, però è succube del fratello, se lo segue è per paura. Forse riuscirò a portarlo dalla mia parte, ma dovrò nascondere la mia identità"

La notte era calata e i dischi argentei delle lune solcavano il cielo scuro quando Astra, uscita dalla finestra della sua camera, saltò sul tetto della casa vicina.

Sorrise nel vedere quanta agilità avesse il suo 'corpo'. Constatò con sollievo, l'assenza della paura dell'altezza e se ne rallegrò. In passato non avrebbe mai avuto il coraggio di salire su di un tetto.

La luce delle lune e quella dell'illuminazione cittadina le impedivano di spostarsi tra le ombre, ma questo non fu un problema data la vicinanza tra un tetto e l'altro.

La casa del Primo Ministro si trovava nel quartiere nobile della città, a pochi passi dal Parlamento. Si affacciava sulla strada principale. Astra osservava la casa dal tetto di un abitazione al lato opposto dell'abitazione del Primo Ministro. Appostate all'entrata vi erano una mezza dozzina di guardie armate. Nonostante l'ora, vi era un costante via vai di politici, portaborse e messaggeri che entravano e uscivano dalla casa.

Astra osservò le stanze dell'edificio e notò che erano completamente illuminate: non una singola ombra sembrava esserci in quelle camere, eppure non vi erano segni di fuochi o lanterne. Entrare senza essere vista era praticamente impossibile.

Osservò la casa per alcuni minuti quindi decise di desistere, avrebbe trovato un'altro modo per entrare in contatto con il Primo Ministro. Stava per tornare indietro quando la sua attenzione venne attirata da una coppia appartata in un vicolo buio. Non riusciva a capire perché quei due individui avessero tanta importanza per lei quando, d'improvviso, un dolore lancinante la fece piegare in due, il piede scivolò sulle tegole umide e Astra cadde rovinosamente giù nel vicolo. Si ritrovò a fissare il cielo stellato.

Udì delle voci ovattate intorno a lei, poi la coppia che aveva visto poco prima, le urla di terrore di lei, poi il silenzio. Quando ritornò in se l'uomo e la donna erano ai suoi piedi. Astra si sentiva piena di energie.

Rimase inorridita quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto: la fame aveva prevalso e si era cibata di due persone innocenti. Era così presa dall'osservare i due corpi, che non si accorse del rumore di passi affrettati che si avvicinavano e della luce delle torce che un piccolo drappello di guardie portava in mano.

Il gruppo vide i cadaveri a terra e, accanto a loro, una figura ammantata di nero.

"Fermo dove sei!" intimò un soldato sguainando la spada. Gli altri sfilarono gli archi incoccando le frecce.

Astra si riprese e si voltò sgranando gli occhi verso le guardie.

"Un Demone! Uccidetelo!" esclamò l'uomo spaventato dal volto e dagli occhi di Astra che brillavano di luce verde.

Scoccarono le frecce, ma Astra svanì rapidamente tra le ombre lasciando il gruppo interdetto. Ritornò all'albergo quando ormai le prime luci dell'alba rischiaravano il cielo. Maya la stava aspettando. Astra era completamente sconvolta, non riusciva a capacitarsi del gesto che aveva compiuto.

"Ti hanno scoperta?" domandò Maya estraendo una freccia conficcata nella schiena di Astra.

"Ho ucciso due innocenti!" rispose con un filo di voce. Troppo sconvolta per rendersi conto che non provava alcun dolore dove era stata colpita dalla freccia.

"Due giovani amanti che si erano appartati in un vicolo. Non l'ho fatto apposta io..." cadde in ginocchio, il volto nascosto tra le mani.

Gor si avvicinò a lei e la strinse a sé ed ella si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

***

"Non sono riuscita ad incontrare il Primo Ministro" disse Astra una volta ripresasi.

"La casa era illuminata a giorno, non vi erano zone d'ombra, non capisco come sia possibile"

Gor riflettè sulle parole di Astra.

"Certo! so di cosa si tratta!" esclamò schioccando le dita tozze.

"Un cliente una volta me ne ha parlato, mi ha detto che alcune case della capitale fanno uso di un nuovo tipo di illuminazione, mi pare si chiami: eleccitrà... No elettricità! In pratica fa più luce di cento candele o forse più! Luce senza fuoco! Stregoneria! Ecco cosa è!" brontolò.

"Questo sarà un problema" asserì Maya.

Astra ripensava ancora all'accaduto della notte precedente e alle parole rivolte a lei da quella guardia: Demone.

"Non ci pensare, Astra" disse Maya notando come la morte dei due giovani pesasse ancora sulla sua coscienza, le strinse la mano.

"Quella guardia mi ha chiamato, 'Demone'!" esclamò trattenendo le lacrime.

Passarono la giornata a esplorare il quartiere nobile. Gor disse che le case che possedevano questa 'elettricità' si potevano riconoscere da una scatola vicino al tetto da cui uscivano dei fili di rame. Per fortuna le abitazioni che ne facevano uso si contavano sulle dita di una mano.

Passarono davanti al vicolo in cui Astra aveva ucciso i due, vi erano ancora delle guardie a presidiare la zona. Astra distolse lo sguardo, si rivedeva ancora lì, in piedi, sopra i cadaveri dei due innocenti.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora