CAPITOLO 8

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L’interno era sfarzoso con tappeti di seta rossi e candelabri accesi, l'ingresso era deserto così come le molte stanze che attraversarono.

Arrivarono ad una porta, l'unica chiusa. Con il cuore in gola Astra afferrò le maniglie d’oro e le porte si aprirono cigolando.

Si trovarono in una grande sala dal soffitto a volta sorretta da colonne scolpite da rassomigliare a dita scheletriche, la stanza era illuminata da centinaia di candele che tenevano la sala in penombra. Seduta scompostamente su di un trono fatto di teschi umani e di altre creature che Astra non riuscì a identificare vi era una donna. Aveva dei lunghissimi capelli neri che toccavano terra e incorniciavano un viso dai lineamenti regali e perfetti. Gli occhi erano azzurri come un cielo d'estate e la pelle morbida d’alabastro. Le belle labbra voluttuose avevano una tinta di rosso appena accennata. Indossava un leggero vestito di chiffon nero con una scollatura a V molto generosa che metteva in risalto le sue forme perfette. Teneva una delle belle gambe affusolate poggiata sul bracciolo del trono. La donna era di una bellezza e radiosità senza pari, ma la sua avvenenza trasudava una malvagità tale da fare rabbrividire Astra.

“Ma non avevi detto che era un Lui?” sussurrò Astra fissando la figura che le osservava in silenzio e con un leggero sorriso.

“Lui può essere ciò che vuole” rispose Maya osservandola a sua volta.

“Devi essere una persona eccezionale per essere riuscita a convincere una diffidente come Maya ad aiutarti, e lo devi essere ancora di più se sei riuscita a sfuggire a Gozu e ai suoi occhi” esordì la donna con voce melliflua.

“Il mio nome…”

“So chi sei, Astra, conosco i nomi di ogni abitante del mio Regno, è un mio diletto conoscere i miei ospiti” la interruppe la donna.

“Bene, quindi sai il perché sono qui” rispose Astra cercando di non far trasparire la sua paura dalla voce.

La donna si alzò in piedi e si avvicinò ad Astra a pochi centimetri dal suo viso con una rapidità impressionante tanto che sembrò muoversi a mezz'aria, Astra fece un passo indietro.

“Certo che so il perché sei qui, anima, ma ti prego, voglio sentirtelo dire” disse con un sorriso.

“Sono stata tradita e uccisa da uomini che ritenevo fidati. Devo ritornare nel mio mondo per proteggere la Casata Reale di Ur!” esclamò fiera Astra.

La donna si mise a ridere.

“Quindi vuoi vendetta?” chiese.

“No, voglio giustizia!” rispose Astra.

“E quale sarebbe la differenza?” domandò la donna ridendo ancora.

La donna si mise di nuovo a sedere sul suo trono accavallano le gambe e incrociando le braccia al petto.

“I guai e i problemi del tuo Mondo non hanno nessun peso qui” disse fissandola negli occhi.

“E poi, in questo Regno, ce ne sono a migliaia di storie come la tua. Perché dovrei scegliere te invece che loro?” chiese con un leggero sorriso.

Astra osservò la sua interlocutrice con sospetto, sapeva che doveva ponderare bene la sua risposta, il suo destino dipendeva dalle parole che avrebbe usato per convincere quell'essere a farla uscire da quel luogo maledetto. Con la coda dell'occhio vide Maya che la stava osservando in apprensione.

Astra prese un profondo respiro poi rispose con il cuore in gola:

“Come hai detto tu stessa, ho convinto Maya a lasciare il suo posto e sono riuscita nell’impresa di sfuggire ai nove occhi di Gazu. Questa mi sembra una buona motivazione per lasciarmi andare”

Era terrorizzata, la figura davanti a lei emanava un potere tale che sembrava propagarsi come le increspature dell'acqua quando vi si getta una pietra, sapeva che le sarebbe bastato uno schiocco di dita, un pensiero per spedirla in qualunque luogo di quel terribile Regno.

La donna sorrise, poi scoppiò a ridere tanto che le pareti della sala cominciarono a tremare.

La Mano Destra della Morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora