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VISERYA FISSÒ I CAPELLI della sorella per un po' e subito dopo la fissó negli occhi.

Rimase stupefatta nel constatare che la più piccola era il suo riflesso, solo più scarno e pallido.
La guardó assumere la sua stessa posizione, gambe incrociate, e mento retto dal braccio che stava sulla gamba ma, mentre lei era dritta, Lyseris era curvata verso sinistra.

-Sei storta- esordì.
Nessuna risposta dall'altra parte.
- sembri un gambero.-
Ancora niente.

Esasperata e desiderosa di una reazione,  Viserya le lanciò un cuscino in piena faccia.
Quando esso cadde, l'espressione era rimasta la stessa: quella di un pesce lesso.

-il pesce che ho mangiato oggi era più espressivo, Lyse, perfino quando lo facevo a pezzetti sembrava sorridere.-

-Che orrida morte, la sua. Non immagino cosa ci sia in quella bocca-

La maggiore fece una falsa faccia innorridita e arrabbiata nonostante sapesse che mancava poco alla sua risata per avere la meglio.

Si lanciò sulla sorella con un abile salto e fu così che iniziò una lotta feroce, a colpi di cuscini  e pure insanguinata dato che Lyseris aveva onorato con un pugno il naso della sorella.
Il tutto avvolto da risate.

Rimasero li, solo con la luce della luna a dare ombre nella stanza

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Rimasero li, solo con la luce della luna a dare ombre nella stanza.
Viserya aveva la testa appoggiata ai cuscini mentre Lyseris era appoggiata al suo ventre, le loro mani collegate in un abbraccio sulla pancia di Lyseris.

-A cosa pensi?- chiese la maggiore.
-niente.-
Non era vero.
Entrambi lo sapevano.
Era una verità che nessuno delle due voleva ammettere.
Le loro menti erano invase da bisbigli assordanti, a entrambe ricordavano uno sciame di api.

Quelle due pensavano sempre a qualcosa e solitamente non erano pensieri felici.
Viserya non riusciva a ricordare l'ultimo pensiero felice che aveva avvolto la sua mente.

Spesso pensava a quel cavaliere errante che aveva rubato e poi calpestato il suo cuore.
Déi, si vergognava a dire che quell'uomo occupava ancora la sua mente .

In fondo, aveva creduto che anche una come lei potesse essere amata, dalla persona giusta.
Ogni volta che la ragazza aveva posato gli occhi su quel giovane uomo, aveva immaginato di essere avvolta dalle sue braccia, immersa tra le coperte con la luce di una candela ad illuminare la stanza.
Peccato che gli Déi avessero altri piani.

Fu Liserys a rompere il silenzio.
-Hai.... ricevuto lettere da nostro fratello?-

Viserya aggrottò le sopracciglia.
Jaeras era nel corridoio accanto.
Non l'aveva più visto, dopo il banchetto in onore del suo ritorno, ma inviargli una massiva per avere un contatto le sembrava esagerato.

La più piccola si voltò, cercando di capire perché la sorella non rispondesse.
-Allora?-

Viserya ricambiò lo sguardo.
-È praticamente in fondo al corridoio, perché scrivergli??-

-Cos'hai nel cervello? La brodaglia cucinata da Freg? Stavo parlando di nostro fratello maggiore!-

Quelle parole la fecero sorridere, mentre ricordi di una chioma nera e pelle candida affollavano la sua mente.
E il ricordo di un dolce abbraccio scaldava il suo cuore.
Suo fratello maggiore, il figlio naturale di Braela era praticamente il loro fratello preferito.

Nonostante la differenza di età che aveva con loro, era sempre pronto allo scherzo,a insegnare qualcosa o, cosa più importante, a sostenere le più piccole e difenderle, se necessario.

Daeron era il loro cavaliere, il loro rifugio e sostegno quando le cose non andavano per il verso giusto.

Anche se per ora le cose non stavano andando cosi male, Viserya si ritrovó a desiderare il fratello al suo fianco.
Le mancava terribilmente.

Non aveva smesso di pregare gli Dei, neanche una volta aveva saltato una breve supplica, quando le tenebre erano già calate intorno a lei.

-Pensi... che stia bene?-
Fu di nuovo Lyseris, a parlare.

La più grande guardò la minore e, nonostante la vedesse di sbiego, riuscì a captare una piccola ombra nei suoi occhi grigio chiaro: aveva paura.

Temeva anche lei che a Daeron fosse accaduto qualcosa perché non era da lui non farsi sentire per così tanto tempo.

Il Nord era un posto solitario, duro e molto spesso, non erano presenti le comodità che avevano loro a disposizione, per questo motivo Viserya si era rassicurata un minimo,  all'inizio.
Ma ora non credeva più così tanto che suo fratello non avesse potuto accedere ad una penna d'oca.
Perfino in quel freddo esistevano un paio di piccole Casate munite di Maestri, i principali autori di lettere a nome della famiglia che servivano.

Un brutto presentimento, a quel pensiero, scosse la mente dell'argentea.
La ragazza mosse la testa, cercando di cancellare tutte le voci negative che si stavano formando in lei.

Diede un piccolo bacio sulla testa della sorella, ancora in attesa di una risposta.
Con quei grandi occhi grigi, a Viserya parve un piccolo cerbiatto indifeso.

Sorrise.
Sarebbe andata bene.

Daeron sarebbe tornato a casa sano e salvo.

Lei ci voleva credere....
Lei ci doveva credere.

La speranza di rivederlo era l'unica cosa che non l'aveva fatta spezzare, in quei lunghi mesi di attesa.

Of blood and ashesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora