《26》

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Vehearys 's pov- due mesi prima

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Vehearys 's pov- due mesi prima

LE STANZE DI VISERYA ERANO vuote.
In vent'anni di vita quella ragazza non si era mai allontanata troppo da casa, e mai si era sognata di lasciare indietro la sorella minore.
Quelle due erano l'una l'ombra dell'altra, erano legate strette insieme.

Per questo, quando la guardia era entrata nelle sue stanze, portando l'annuncio che Viserya mancava da più di tre giorni, Vehearys quasi non si rovesciò la bevanda calda che stava bevendo addosso.

Aveva guardato la guardia, incapace di dare un significato alle parole che il giovane uomo aveva appena pronunciato e, recuperata la lucidità, l'aveva ringraziata.
Dopo essersi congedato da sua moglie Braela, i cui occhi preoccupati non fecero altro che innervosirlo ulteriormente, si era rinchiuso nel suo studio e aveva scaraventato al vento tutte le lettere che, per giorni, avevano dimorato sulla sua scrivania.

Con la testa tra le mani, si impose di cercare di calmarsi, ma come poteva riuscirci?

Sua figlia maggiore aveva spiccato il volo chissà per dove.
Ora era scomparsa da più di tre giorni.
Aveva pensato che fosse andata via di casa, magari finalmente desiderosa di compagnia da parte di qualche cavaliere errante o scudiero dalla grande bellezza, pronta a fare una delle tipiche bravate che fanno le ragazze della sua età.

Il fatto che Rhaexe fosse sparito assieme a lei, però, aveva condotto il pensiero dell'uomo su tutt'altra strada.

Viserya non aveva programmato una semplice bravata.

E lui, non si era minimamente accorto di strane intenzioni da parte di colei che aveva cresciuto come una figlia.
O quantomeno aveva tentato di crescerla come tale.

- Dannazione...-

Appoggiò la testa sullo schienale della sedia, si fregò gli occhi.

-.... Riesci a complicare le cose anche da morto, Rhaegar...-

A volte lo sentiva ancora lì, accanto a sé, una presenza costante come lo era stato in vita.
Sentiva I suoi occhi grigi piantati sulla schiena,  in attesa di un suo passo falso.
In attesa di poter avere la sua vendetta su di lui e poter dare così pace alla sua anima.

Vehearys deglutì, a quel pensiero.

Le notti passavano spesso insonni, a causa dei ricordi passati.
Nelle tenebre delle ore più tarde, sentiva gli occhi dei morti scrutarlo, vegliare sul suo sonno in attesa del momento in cui avrebbero potuto stringere le loro mani fredde attorno alla sua gola.

Non avrebbero avuto tutti i torti.

Si sarebbe tolto la vita con le sue stesse mani, se solo ne avesse avuto il coraggio.
Ma lui, non ne aveva mai avuto, neanche in minima dose.

Era stato un "cavaliere " quel tanto che bastava a prendere i voti di quel titolo.
Aveva dedicato, come ogni singolo erede maschile di quel regno, ogni pomeriggio all'allenamento con la spada e, una volta cresciuto, aveva giostrato in eventi organizzati da grandi lord.
Ma no, lui non era un guerriero,  lui non combatteva.
Le sue armi erano l'inchiostro e le leggi.
Lui mandava a morire la gente, in nome della giustizia e dei Sette Regni che era mandato a comandare in qualità di Re.

Si alzó, camminò avanti e indietro per la stanza, cercando di capire le intenzioni di Viserya.

Chi l'aveva aiutata?

Cosa sapeva, di ciò che per anni lui aveva cercato di nascondere agli occhi del mondo?

Prese la coppa di vino che giaceva sul mobile in legno, dinanzi alla finestra.
Al di fuori di essa, il mondo scorreva e la gente della capitale del suo regno andava avanti con la sua vita, ignara dei peccati del suo sovrano.
Ignara di ciò che lui aveva fatto per arrivare fin lì, con una corona sul capo e la loro vita dinanzi ai suoi occhi viola.

In tutto il tempo che aveva seduto sul Trono di Spade, niente era cambiato.
Tutto era sempre stato una scena di una vita perfetta.
La vita di una persona che i Sette Regni avevano imparato a chiamare il Magnanimo, oppure il conciliatore.

Adesso, però, la corona iniziava a farsi pesante e quella maschera da Conciliatore che si era cucito addosso, a cadere.

Guardò il vino nella coppa dorata che aveva in mano e ne prese un goccio.
Il liquido che incontrò le sue labbra,  però,  non fu il vino..

Fu il sangue...

Vehearys 's pov- passato

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Vehearys 's pov- passato

La sentì urlare.
Rhaegar accorse da lei senza la minima esitazione.
Viserya si strinse al nonno, chiamando il nome di sua madre.

Vehearys invece, nel gran baccano, continuava a fissare le grandi porte in legno senza battere ciglio.

Quelle urla erano colpa sua.
Glielo diceva il nodo che aveva in gola.

Glielo aveva detto la strana sensazione che lo aveva assoggiogato mesi prima quando, col volto coperto per non farsi riconoscere, aveva comprato delle gocce di Lysse.

Le stesse gocce che aveva aggiunto alla tisana di Alysanne...

E che ora, tra quelle urla strazianti, avrebbero richiamato la morte su quella stanza.

Vehearys, uscí dalla stanza, il cuore gli batteva nel petto e la testa girava troppo velocemente al pensiero di ciò che aveva appena reso possibile.

Desiderava diventare un'ombra e sparire.
E quello è quello che fece...

...Ma non prima che gli occhi di Vexen gli divorassero l'anima.

Of blood and ashesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora