Tentacoli

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*Lucifero pov*
Vox se ne sta lì con aria attonita, mentre l'inquadratura si concentra sulla mia faccia. Dopo poco, ritrova la compostezza.

"Ebbene, cari telespettatori, questo pone fine all'intervento del nostro telegiornale! Ringrazio sua alt- maestà per averci donato queste informazioni, e vi ricordo che dopo la pausa pubblicitaria riprenderà il vostro amato programma 'Sì, mi Sono Scopato tua Sorella, che c'è?', offerto dalla Voxtech. Intrattenetevi con il nostro intrattenimento. Fidatevi di noi"

Fissa la telecamera con l'occhio sinistro che gira come una spirale per diversi secondi, finchè la stessa voce meccanica che aveva fatto il conto alla rovescia prima di andare in onda esclama da ogni direzione
"E...stop! Siamo fuori onda!"

Tiro un sospiro. È andata.
Per la verità, tutto il pezzo finale non era per niente pianificato, ma sul momento mi sembrava la cosa giusta da dire.

In questi due giorni passati con Alastor e Vox, e grazie a questo stramaledetto enigma delle sparizioni, mi sono reso conto sempre più di quanto mi sia distaccato dai residenti dell'inferno, nei secoli. So pochissimo sulla società su cui regno, sul modo in cui la vita viene condotta quaggiù.

Questo genere di torto, quello dell'ignoranza, adesso che l'ho sperimentato sulla mia pelle so quanto sia ingiusto. Abbasso lo sguardo alle mie mani, sfilandomi la fede ed osservandola in contemplazione, troppo assorto per interagire con il demone tv accanto a me.

"...devi essere...davvero tanto stupido, per dire una cosa del genere all'inferno"
Commenta lui dopo avermi concesso due minuti buoni di silenzio. Ancora una volta, si è lasciato scivolare via la facciata da uomo d'affari, lasciando spazio alla sua espressione stanca.

Non ci vuole molto per capire a cosa si stia riferendo
"Forse lo sono"
Sospiro, infilandomi di nuovo l'anello prima di alzare lo sguardo verso di lui
"Ma era la cosa giusta da dire"

Mi guarda con indifferenza, alzandosi dalla sedia girevole
"Oh, beh ecco da chi ha preso la principessa..."
Commenta con fare non curante, dirigendosi verso l'ascensore.

Mi rimetto in piedi a mia volta, seguendolo di fretta.
Il modo in cui ha detto la cosa era quasi incredulo, ma non in maniera positiva.

Io sto solo cercando di cambiare in meglio, di non farli sentire abbandonati. Perchè mi biasima così tanto? È una cosa così assurda da fare? Dare importanza alle persone?

Ding
Saliamo in ascensore e schiaccia un pulsante che ci conduce al piano superiore. Mentre ci spostiamo, regna il silenzio. Ma lo sopporto, tanto il tragitto è corto.

Ding
Arriviamo al piano designato, e lui cammina con lunghe falcate verso una porta che si affaccia sul corridoio.
Bussa ad una porta, sulla quale è appeso un segnale LED acceso che dice 'occupato'

"Che posto è questo?"
Domando, guardandomi intorno. Pensavo avesse detto di voler risquotere il suo lato del nostro patto subito dopo la comunicazione in tv. Quindi dove stiamo andando invece?

"Ho bisogno che aspetti fuori"
Risponde solamente, e decido di acconsentire nonappena registro il tono preoccupato della sua voce. Faccio qualche passo indietro, e sento il suono delle sue nocche bussare alla porta

"Vel...posso entrare?"
Nessuna risposta dall'interno. Qualche secondo di nulla.
"Lo so che sei turbata, ma ho bisogno di parlarti. Riguarda Val. Forse abbiamo una pista"

Questa deve essere la stanza della sua collega che ha menzionato prima, quella che non esce da tre giorni, da quando il terzo del gruppo è sparito.
Questo mi ricorda che anche la ragazza di mia figlia non esce dalla loro stanza privata da più di una settimana...

"...Velvette...?"
Ripete dopo qualche altro secondo di silenzio
"Vel, se non rispondi, sarò costretto a teletrasportarmi dentro"

La sua voce è calma, nonostante tutto. Forse perchè non ha abbastanza energia per tirare fuori emozioni. Forse perchè sa che l'altra non ne ha abbastanza per sopportarle.

"No!"
Dice una debole voce femminile da dentro. Vedo le spalle del demone davanti a me abbassarsi, insieme alla televisione che porta come testa.

"...senti, io..."
Comincia, ma poi indugia sulle parole successive, sospirando e cambiando leggermente tono, ora più sonoro
"...io vado all'Hazbin Hotel, chiamami se hai bisogno. Sarò indietro per cena...hai intenzione di esserci, almeno oggi? Per cena, dico..."

Nessuna risposta. Lui chiude la mano che teneva ancora poggiata contro la porta, facendola strisciare in un pugno sulla superficie liscia.
"Velvette...tu..."

Fa una pausa, come a cercare di calmarsi. La sua schiena sale e scende in un respiro profondo, e ancora una volta cambia il tono della sua voce
"...fatti forza"

E detto questo, si allontana fiaccamente dalla porta, facendomi cenno di seguirlo. Ritorniamo in ascensore, percorrendo stavolta un lungo tragitto in silenzio fino al piano terra.

La sua fragilità aleggia nell'aria, quasi consistente, tacita ma tangibile.
Non so cosa dovrei dire, o fare...Charlie è sempre stata più brava con le emozioni, io le so riconoscere ma non le so gestire.

"...ignora il mio stato pietoso, sono solo parecchio stressato"
Continuo a fissare un punto nel vuoto davanti a me, troppo disorientato per guardarlo in faccia

"Sei parecchio stanco, e preoccupato. In terzo luogo, stressato"
Gli rispondo in tono piatto, sperando che questa analisi possa in qualche modo aiutarlo

"...già, è vero. Lo sono"
Un altro lungo silenzio
"Se...se Carmilla fosse qui, potrebbe aiutarci con lo spagnolo"
Dice poi, come se stesse pensando ad alta voce.

Ripenso a quello che abbiamo visto ieri sera nelle sue telecamere, il modo in cui dal nulla, qualcosa di gigantesco avesse sfondato il lucernario della casa della Signora Suprema Zizza. Il modo in cui la creatura si fosse fiondata a capofitto su di lei, coperta dalla pioggia di schegge di vetro, per poi sparire da dove era venuta in un lampo, issandosi su dei lunghi e sottili nastri simil-tentacolosi di colore rosastro.

Alcuni di quei tentacoli avevano afferrato delle medaglie appese al muro, altri avevano fatto il giro della stanza distruggendo tutto quello che incontravano, ed in un attimo tutto era finito e il bizzarro essere non c'era più.

Nel punto dove era atterrato, aveva lasciato un foglio con delle scritte in spagnolo che non riusciamo a decifrare.

Il piano era di monitorare tutti gli overlord, e teletrasportarci nel luogo dell'attacco, ma è stato tutto così veloce che non abbiamo fatto in tempo a fare nulla. Abbiamo riguardato la registrazione in loop per tutta la notte, senza risultati. Non si capisce nè la forma della bestia, nè i movimenti che ha fatto.

"Conosceva lo spagnolo?"
Domando, sforzandomi di trovare nei miei ricordi qualcosa che potrebbe ricondurre all'essere che abbiamo 'visto'

"Sì, lei lo parlava bene. Aveva insegnato pure a Valentino qualche parola, ma lui si ricordava solo cose utilizzabili come commentini o nomignoli da materasso..."
Sospira, il suo sguardo leggermente ammorbidito

"...sai, lui è...proprio un deficiente. Se me lo avessero chiesto 4 giorni fa, non mi sarei mai immaginato che l'avrei compianto così tanto"
La confessione gli esce profonda, e non riesco a fare a meno di notare che mi veva seguito nel parlare di Cartella in tempo passato, ma ha cambiato col presente nonappena ha cominciato a parlare di Valtellino. Come se non avesse problemi a pensare a lei come morta, ma si rifiutasse di fare lo tesso per lui.

Guardo di nuovo in basso verso la mia fede nuziale, facendola ruotare intorno al perno della mia falange
"Spesso non ci rendiamo conto del vero valore di una persona, finchè non esce dalla nostra vita"
Commento, una delle tante realizzazioni che ho avuto parlando con Husk al bancone.

"...già..."
Allontana gli occhi dal vuoto, muovendoli languidamente nella mia direzione, prima di continuare
"...se Alastor non dovesse riprendersi, come pensi che ti sentiresti?"

Muovo a mia volta la mia attenzione verso il suo schermo, indugiando sulla risposta
"Penso che non me ne importerebbe nulla"
Fa un sorriso arreso, appena accennato
"Sì...sì, neanche a me"

Radioapple- Amami quanto mi OdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora