Capitolo 9

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Era calato il gelo in quella camera dopo le sue parole e capendo che nessun altro gli avrebbe risposto era uscito semplicemente per cercare di mettere in ordine tutto quello che era successo. Non si sentiva a suo agio con i capelli corti, proprio per nulla. E le cose peggiorarono anche quando iniziò ad incontrare gente della servitù che ogni volta che lo vedeva si inchinavano quasi fino a terra per rispetto cosa che con lui non avevano mai fatto. Era Blake per tutti in quel momento e lo odiava.

Non aveva voglia di parlare con nessuno e l'unico posto che sapeva essere abbastanza lontano da impedire a chiunque di poterlo disturbare in quel momento era la biblioteca che non era nemmeno una cattiva idea se voleva rinfrescarsi un po' la memoria su tutti i governatori. Suo padre gli aveva dato un compito per sua sfortuna e doveva fare in modo di risultare il più credibile possibile anche se era una cosa che non gli andava minimamente a genio.

-ehi- per poco Valdemar non urlò quando sentì le mani di Lawson sulla sua vita e quanto poco dopo il biondo lo girò verso di se approfittando del fatto che nessuno stesse passando nel corridoio in quel momento il moro si chiese come avesse fatto a riconoscerlo. Che Lawson fosse l'unico che riusciva a distinguerli.

-ehi- sussurrò a sua volta rilassandosi completamente mentre una nelle mani di Lawson era scesa a stingergli una natica.

-tutto bene? non ti ho visto ieri- disse serio il biondo e Valdemar corrucciò la fronte confuso da quelle parole. Certo che si erano visti vito che avevano fatto sesso fino a quella mattina -ero molto preoccupato tanto che non stavo per andare da quel cretino del tuo gemello continuò e Valdemar si impose di non sgranare gli occhi: no, Lawson non l'aveva riconosciuto anzi pensava fosse Blake.

-sto bene- disse allora Valdemar cercando di imitare il gemello nel tono di voce e sperando di riuscirci.

-ottimo...sei libero? Sai domani devi partire e questa maledetta notte io dovrò andare dal tuo stupido gemello per la messinscena e non ci vedremo per un bel po'...ho bisogno del tuo culo-

-vorrei...ma ho impegni da sbrigare per domani- disse serio Valdemar che l'ultima cosa che voleva fare era farsi vedere nudo da Lawson in quel momento: avrebbe capito che non era Blake per via della voglia.

-antipatico...nemmeno una sveltina?- e vedendo lo sguardo serio del moro Lawson sbuffò -va bene va bene...ma quando hai realmente intenzione di sputtanare il tuo gemello?- chiese poi ridacchiando -non vedo l'ora che realizzi tutto- rise ancora di più Lawson mentre Valdemar si sentiva morire dentro: non era mai stato vero, tutto quello che credeva di aver avuto con Lawson non era mai stato vero.

-quando tornerò da questo incontro noioso- rispose allora Valdemar cercando di non far tremare la sua voce -voglio proprio vederlo piangere come un bambino e poi vediamo se avrà nuovamente il coraggio di provare anche solo a prendere ciò che è mio di diritto-

-oh si, questo è il mio Blake- sussurrò Lawson baciandolo con passione e Valdemar si costrinse a rispondere a quel bacio come avrebbe fatto normalmente nonostante l'enorme dolore che stava provando in quel momento -mi piace quando metti in riga quel bastardo del tuo fratellino-

-qualcuno lo deve pur fare con la lurida feccia- rise di gusto Valdemar sentendosi male nel capire che quelle cose forse il suo gemello le pensava veramente di lui: perché non lo avevano ucciso quando ne avevano avuto l'opportunità visto che era completamente inutile?

-ti lascio ai tuoi impegni e maledizione a tuo padre per non avermi messo nella tua scorta di domani-

-non avremmo comunque potuto fare niente con gli altri soldati- disse serio il moro per poi sorridere verso il biondo -non saltare troppo nel letto della feccia-

-non ti preoccupare...ne approfitto per assentarmi dal castello visto che senza te non mi interessa nemmeno tanto- continuò Lawson e Valdemar annuì lasciando che il biondo gli desse un altro bacio sulle labbra prima di andare via silenziosamente com'era arrivato. Valdemar dopo di ciò si diresse velocemente in biblioteca e una volta entrato ringraziò che non fosse presente la servitù per il momento e si diresse in uno dei tavoli più lontani e nascosti dagli scaffali scoppiando poi a piangere. Era riuscito a trattenersi anche troppo in realtà visto quello che aveva scoperto e solo per puro caso. Certo suo fratello in qualche modo sarebbe venuto a sapere che aveva scoperto tutto prima che potesse portare a compimento il suo piano ma doveva rallegrarsi comunque visto che aveva ottenuto un ottimo risultato: il suo dolore.

Ancora una volta Valdemar sentiva di essere sbagliato e non riusciva a capire come mai tutti sembrassero costantemente intenzionati a continuare a dargli contro per il suo essere diverso. Aveva davvero solo bisogno di conforto, di qualcuno che lo amasse semplicemente perché era Valdemar ma nessuno lo faceva e veniva costantemente odiato.

Valdemar cercò di asciugarsi le lacrime ma le stesse non volevano smettere di uscire e il ragazzo arrivò a lasciar cadere la testa sul tavolo iniziando anche a singhiozzare visto che a conti fatti nessuno l'avrebbe sentito. Prima, nella camera con il fratello, aveva avuto paura che qualcuno volesse usare quella riunione per uccidere l'erede al trono e sotto sotto iniziava a sperare fosse così perché almeno sarebbe morto lui liberando il gemello dalla sua presenza e liberando tutta la sua famiglia dalla sua inutile presenza. Voleva morire? No, a conti fatti non lo voleva visto che voleva solo avere una vita normalissima con dei fratelli che lo amavano, ma in quel momento con tutto il dolore che stava continuando a provare l'unica luce che riusciva effettivamente a vedere era quella della morte. Solo la morte lo avrebbe tolto da quell'inferno e avrebbe fatto stare anche molto più tranquilli tutti gli altri. Gli dispiaceva solo non essere effettivamente riuscito a ridare le gambe al gemello anche se era certo che non fosse dipeso completamente da lui il fallimento di quell'incantesimo.

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