Capitolo 29

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Ulisses aveva il cuore che gli batteva a mille e ancora la schiena dolorante mentre cercava di capire come muoversi in quei corridoi senza far capire ai servitori che gli passavano accanto di essere un estraneo. Era rimasto nella grotta completamente da solo per minuti interi dopo che Valdemar e suo padre erano andati via, più per il dolore che per altro, e aveva trovato la forza di alzarsi solo e soltanto per controllare che la sua sorellina stesse bene. Aveva corso tanto fino a farsi venire il fiato per raggiungere Layla ed era quasi scoppiato in lacrime davanti alla sorella quando l'aveva vista viva e vegeta guardarlo confusa. Per fortuna suo padre non aveva avuto strane idee sul momento ma Ulisses aveva preso in braccio la sorella senza pensare al dolore alla spalla e l'aveva portata nella casa di quella che era stata la levatrice della bambina chiedendo alla donna di poterla nascondere li fino a quando non sarebbe tornato a prenderla. Layla non ne era stata per niente felice ma la donna gli aveva sorriso e aveva stretto la bambina a se confermandogli che lo avrebbe fatto anche perché oltre a Layla Ulisses aveva provveduto a portare alla famiglia della donna ben due ceste delle provviste del castello per sdebitarsi.

Poi era partito verso il castello di Werarion ma non aveva preso la strada sicura che di sicuro avevano preso suo padre e Valdemar, aveva preso l'altra, quella più rischiosa ma anche più veloce. Aveva trovato una nave mercantile diretto a Cagekron e che si sarebbe fermato anche per un rifornimento nel villaggio alle porte delle Isole Bruciate. Era li che Ulisses si era fatto lasciare dopo aver ovviamente aiutato sulla nave il più possibile e nonostante due tempeste dovute alle basse temperature che gli avevano fatto temere il peggio per la sua vita. Una volta nel villaggio non aveva perso tempo e si era fatto accompagnare da un gruppo di mercanti fino alla capitale. Doveva davvero tanto ringraziare la lunga bocca di Lawson però perché senza le sue inutili chiacchiere su come fosse riuscito ad entrare nel castello di Werarion non sarebbe mai riuscito a fare lo stesso e trovarsi come in quel momento a camminare per i corridoi del palazzo.

-ehi tu!- il rosso si bloccò maledicendo la sfortuna che lo aveva fatto scoprire forse fin troppo velocemente.

-si?-

-dove credi di andare?-

-ho un'udienza con il re- si inventò sul momento e sperava che sarebbe bastato per farsi almeno dare una mano a trovare la sala del trono con il padre del suo ragazzo e informarlo della catastrofe che stava per abbattersi sul loro regno.

-senza guardia reale? Nessuno se ne può andare a zonzo per il castello in questo modo, seguimi- e Ulisses gioì internamente mentre seguiva il soldato fino alla sala del trono dove prima bussarono alle pesanti porte e poi le stesse si aprirono facendo entrare il ragazzo rosso e la guardia che vide il re e la regina sui loro rispettivi troni con aria stranita e al fianco della regina, in piedi e con il viso che rappresentava tutta la sua poca voglia di stare li, una ragazza che Ulisses intuì essere Kaisha.

-ho finito da un pezzo con le udienze ragazzino- disse il re quasi con il veleno in gola e Ulisses cercò di evitare di mandare tutta la sua ira su di lui, ci stava pensando già il padre a portare una guerra -e per di più sembri sporco e malandato-

-vengo da un lungo viaggio per mare e per terra vostra altezza- fu la risposta di Ulisses -vengo da Andervault e...-

-basta così, fuori-

-dovete farmi parlare state davvero...-

-guardie trascinatelo fuori- e le guardie presero veramente Ulisses tanto che il rosso fu pronto a combattere ma non ce ne fu bisogno.

-fermi- un'altra voce si era aggiunta e dalle sue spalle Ulisse vide arrivare con la coda dell'occhio un ragazzo identico a Valdemar, al suo Val, ma sapeva non essere lui anzi si sorprese Ulisses di essersi messo subito ad individuare i piccoli tratti diversi tra i due.

-Blake cosa stai facendo- quasi ringhiò il re. Blake lo ignorò ma osservò Ulisses per qualche secondo prima di parlare di nuovo:

-lasciatelo andare-

-perché dovrebbero farlo? Non ho voglia di ascoltare gente che si lamenta delle nostre poche risorse, siamo in crisi anche noi!-

-perché so chi è- fu il commento di Blake -e non credo sia qui per quello- continuò il moro continuando a fissare Ulisses quasi disperato e il rosso rimase sconvolto da quello sguardo.

-e? E sentiamo chi saresti?-

-sono Ulisses- fu la risposta del rosso una volta libero -sono il figlio di Scott di Andervault- e dopo quelle parole vide il resto dei presenti granare gli occhi.

-il figlio del traditore e tu vorresti farlo parlare Blake?-

-ho visto il suo volto nei ricordi di Valdemar, possiamo fidarci di lui- lo disse con così tanta naturalezza e tranquillità che quasi Ulisses sgranò gli occhi a quelle parole. Davvero il gemello del suo ragazzo si fidava di lui.

-ah davvero?-

-si padre- poi il moro si rivolse direttamente ad Ulisses -che succede? Non saresti venuto fino a qui se non stesse succedendo qualcosa di grave. Riguarda mio fratello?-

-si- confermò Ulisses -mio padre...quando sei entrato nella sua mente lo hai indebolito e mio padre ha preso il sopravvento...lo sta controllando, è nella sua mente e lo controlla-

-ti ricordo che quello che hai difronte è il principe di questo regno e dovresti portargli rispetto ragazzo- fu la regina a parlare e Ulisses si voltò verso di lei con sfida.

-io parlo con rispetto solo al vero erede- fu il suo commento schietto e vide tutti in quella sala gelare.

-come lo sai?- sussurrò la principessa Kaisha -non dovrebbe saperlo nessuno-

-il controllo mentale fa anche questo: rivela i segreti più oscuri e...e le cose più oscure dentro di noi- Ulisses abbassò lo sguardo -il principe Valdemar ha più potere di quanto voi crediate e mio padre lo sta portando verso la capitale per usarlo contro di voi e distruggervi tutti quanti-

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