32-"Mi prendo cura io di te"

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"È difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo,
cambio occhi e cuore, ritorno vecchio,
dura solo un attimo perché io, e neppure tu,
possiamo più permetterci noi,
però quell'attimo c'è sempre"
~Charles Bukowski~

POV TOM

Quando torno a casa, dopo che il carro attrezzi ha portato la mia macchina a fare benzina e dopo che ho salutato Mason, vedo Valery che fa avanti e indietro nel salotto.

<Ehi> saluto.

Non l'avessi mai fatto.

Mia sorella si gira verso di me e in pochi secondi vengo assalito da una bionda furiosa.

<Ma che cazzo di problemi hai?> urla venendo contro di me <Sparisci così, senza dire niente a nessuno, spegni il telefono, te ne vai chissà dove con la macchina, e quando finalmente torni, alle due di notte tra l'altro, mi dici ehi?>

Resto un attimo destabilizzato. In tutta la mia vita non ho mai, e dico mai, visto mia sorella perdere la calma così.

Perfino quando da piccoli i nostri genitori se ne andavano, lasciandoci soli per giorni, mentre io facevo scenate, piangevo e urlavo, lei si chiudeva in camera senza una singola lamentela.

<Stai calma Val>

<Stai calma?> strabuzza gli occhi e inizia a tirarmi dei pugni sul petto, pugni che per me sono carezze <Davvero mi stai dicendo di stare calma?> fa una specie di singhiozzo, e lo scambierei per un pianto se non sapessi che Valery non piange mai.

Mai.

Neanche una singola lacrima da quando ha cinque anni.

La prendo per le spalle per fermarla <Mi dispiace ok?> provo a difendermi <È stata una brutta giornata, e volevo solo staccare un pò>

<E cosa ti costava avvisami?> urla <Ero preoccupata per te!>

<Non pensavo ti importasse> mormoro.

<Sei serio? Perché non mi sarebbe dovuto importare?> strabuzza gli occhi.

<Perché non ti importa mai di niente!> sbotto.

Mi pento subito di quello che ho detto.

Posso vedere il momento in cui le mie parole colpiscono il bersaglio, bersaglio che non avrei voluto neanche sfiorare. Raddrizza la schiena, alza la testa e la sua espressione diventa glaciale.

Come ogni volta, quando Valery viene ferita diventa più fredda di un cubetto di ghiaccio.

<Bene> mormora apatica <Allora penso che me ne posso andare>

Prende il telefono dal tavolo e va verso la porta.

<Dove vai Val?> le urlo dietro.

<Pensi davvero che te lo dirò?> dice fredda <Sai com'è, voglio solo staccare un pò> ripete le mie parole e poi se ne va. Senza sbattere la porta. La sua compostezza a volte mi fa venire il vomito, ricorda così tanto nostra madre da farmi paura. Ma so che se gli e lo dicessi le farei davvero del male, perciò dovrò tenerlo per me.

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