Il ritorno alla Torre fu silenzioso. Nessuno di voi osava rompere quel fragile equilibrio che si era creato dopo il bacio. Anche se il pensiero ti martellava la mente, continuavi a fissare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino del jet, cercando di mantenere una parvenza di calma.
Ben, seduto accanto a te, sembrava altrettanto concentrato a non incrociare il tuo sguardo. Era come se, dopo quel momento di intimità, entrambi aveste paura di affrontare ciò che era successo. L'adrenalina della missione era svanita, lasciando solo un misto di confusione e tensione tra di voi.
Quando finalmente atterraste, Ben si alzò in fretta, quasi come se scappasse. “Vado a fare rapporto,” disse bruscamente, senza nemmeno guardarti. E prima che tu potessi rispondere, si allontanò a grandi passi.
Tu restasti ferma per un attimo, cercando di raccogliere i tuoi pensieri. "Che diavolo è successo?" ti chiedesti, passandoti una mano tra i capelli. Quel bacio aveva sconvolto tutto, e ora non avevi idea di come comportarti con lui. Decidesti di concentrarti su ciò che era più urgente: dovevi parlare con Marcus.
***
Incontrasti Marcus in una delle sale comuni della Torre. Stava rivedendo alcune mappe sul tavolo, probabilmente pianificando la prossima missione. Quando alzò lo sguardo e ti vide, un sorriso si fece largo sul suo volto. “Eccoti qui! Come è andata la missione?”
Il peso di quello che era successo ti schiacciava lo stomaco. Non volevi mentirgli, ma neanche sapevi come dirgli la verità. "È andata... bene," rispondesti, cercando di suonare naturale. "Ci sono stati dei problemi, ma li abbiamo risolti."
Marcus annuì, ma la sua attenzione si spostò rapidamente su qualcos'altro. "Bene, mi fa piacere. Ho alcune cose di cui discutere con te più tardi, ma prima dobbiamo fare un debriefing con il team."
Ti avvicinasti a lui e lui ti prese per mano, un gesto che in quel momento ti fece sentire ancora più in colpa. "Marcus," cominciasti, ma le parole ti morirono in gola. Non potevi semplicemente confessargli tutto in quel momento.
"Che c’è?" chiese lui, notando la tua esitazione.
"Niente," mentisti. "Parliamo dopo."
***
I giorni seguenti furono un tormento. Ogni volta che incrociavi Ben nei corridoi, sentivi il cuore battere più forte, ma entrambi evitavate accuratamente di rimanere soli. Sembrava che entrambi steste cercando di tornare alla normalità, ignorando ciò che era successo. Ma ignorare non significava dimenticare.
Una sera, mentre eri da sola nella sala allenamenti, Ben entrò. Lo sentisti prima che lo vedessi, il rumore dei suoi passi familiari ti fece irrigidire.
“Dobbiamo parlare,” disse, con una voce che non ammetteva repliche.
Ti voltasti lentamente verso di lui, il cuore in gola. “Sì, credo di sì.”
Lui si fermò a pochi passi da te, le mani nelle tasche, il viso serio. "Non possiamo fare finta che non sia successo niente. Ma... non so nemmeno da dove cominciare."
Sospirasti, annuendo. "Nemmeno io. È stato... un errore, Ben. Eravamo entrambi sconvolti, la missione, la tensione... È stata una cosa del momento."
“Un errore,” ripeté lui, come se stesse assaporando quella parola. "Ma allora perché non riesco a smettere di pensarci?"
Ti si fermò il respiro. “Ben... io sono con Marcus. Non possiamo...”
Lui scosse la testa. "Lo so, lo so. Ma non posso negare che c'è qualcosa tra noi, qualcosa che non posso semplicemente ignorare."
Sentisti una stretta al petto. "È solo odio, Ben. Una sorta di attrazione distruttiva. Non significa niente."
"Se non significa niente, perché stiamo ancora parlando di questo?" chiese lui, facendo un passo avanti.
Le tue parole morirono sulla punta della lingua. Non sapevi cosa rispondere. Aveva ragione, c'era qualcosa tra voi che non riuscivi a spiegare, ma non potevi nemmeno permetterti di rovinare tutto per un errore. Amavi Marcus, questo era l’unico pensiero che dovevi tenere a mente.
“Ben, dobbiamo mettere una linea tra noi. Se non lo facciamo, faremo solo del male a tutti,” sussurrasti, cercando di controllare la voce tremante.
Lui ti guardò intensamente, poi annuì lentamente. “Hai ragione,” disse, anche se il suo tono era carico di rassegnazione. “Ma sarà difficile, soprattutto se continuiamo a litigare ogni volta che ci vediamo.”
Abbozzasti un sorriso triste. “Forse dovremmo smettere di litigare allora.”
“Potrei provarci,” disse lui, e finalmente un accenno di sorriso gli sfiorò le labbra. Ma dietro quel sorriso, c’era una tensione che entrambi sapevate non sarebbe scomparsa tanto facilmente.
Con un cenno d'intesa, vi allontanaste l’uno dall’altra, consapevoli che, nonostante le vostre parole, niente sarebbe più stato lo stesso.

STAI LEGGENDO
Sparrow ben hargreeves imagine
Short Storyuna serie di piccole storie di Ben hargreeves