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Davanti allo specchio, mi passo nervosamente una mano tra i capelli neri, cercando di domarli per l'ennesima volta. Non importa quanto mi impegni: tutto di me oggi sembra fuori posto. I miei occhi scuri sono più spalancati del solito, pieni di una tensione che non riesco a scrollarmi di dosso. Ogni dettaglio del mio riflesso mi sembra sbagliato: la maglietta nera è un po' troppo aderente, i jeans chiari forse troppo casual. Eppure Dominique ha detto che andava bene, che sembravo sicura di me. Eppure, dentro, mi sento tutto il contrario.

Mentre cerco disperatamente di trovare una posizione decente per i miei capelli, sento bussare alla porta. «Emma, posso entrare?» La voce di mia madre è gentile ma ferma, quella tipica dolcezza che usa quando intuisce che sono in preda all'ansia.

«Sì, mamma, entra pure.» Non tolgo lo sguardo dallo specchio, sperando che con qualche magia i miei capelli si sistemino da soli.

Mamma apre la porta lentamente e mi guarda con un sorriso affettuoso. «Stai benissimo, tesoro. Davvero. Non hai nulla di cui preoccuparti.» Si avvicina, poggiando una mano sulla mia spalla. «Sai che il primo giorno di scuola è sempre il più difficile, ma una volta iniziato, tutto sarà più semplice. Ricordati solo di essere te stessa.»

Faccio un sospiro pesante. «Sì, lo so... ma non riesco a togliermi di dosso quest'ansia. E se va tutto storto? E se...»

«Non se ne parla,» mi interrompe dolcemente, «andrà bene, e sai perché? Perché tu sei una ragazza forte. Sei molto più forte di quanto credi.» Mi abbraccia da dietro, guardando il mio riflesso insieme a me. «E poi Dominique è già lì fuori che ti aspetta. Non puoi farla impazzire anche oggi.»

Proprio in quel momento, il suono insistente del clacson rompe il silenzio, facendoci scoppiare a ridere. Dominique non è mai stata una che aspetta pazientemente.

«Vedi?» mia madre ride, alzando gli occhi al cielo. «Meglio che ti sbrighi, o finirà per suonare fino a far impazzire tutto il vicinato.»

«Ci siamo, allora,» mormoro, afferrando lo zaino.

Mia madre mi dà un bacio sulla fronte. «Ricorda solo quello che ti ho detto. Andrà tutto bene. E mi raccomando, non dimenticare il pranzo.»

Sorrido e scendo di corsa le scale, anche se l'ansia mi stringe ancora il petto. Una volta fuori, vedo l'auto di Dominique ferma davanti a casa. Lucas è sul sedile posteriore, con le cuffie e lo sguardo perso fuori dal finestrino. Non appena mi vede, alza una mano in segno di saluto, ma evita il contatto visivo diretto. Spero davvero che abbia imparato qualcosa dall'ultima volta. Non posso permettermi altri guai.

Dominique abbassa il finestrino e mi guarda con un sorrisetto impaziente. «Ehi, strafiga, vuoi salire o devo tirarti dentro a forza?» Mi prende subito in giro, ma c'è una nota di affetto nella sua voce.

«Eccomi,» rispondo con un sorriso stirato, salendo in macchina. «Non è colpa mia se il panico da primo giorno mi ha fatto impazzire.»

Dominique mette in moto e partiamo. «Nessun problema. Il trucco è farti sentire che hai già tutto sotto controllo, anche se dentro stai impazzendo.» Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Lucas si sporge un po' in avanti, finalmente partecipe della conversazione. «Anch'io non sono propriamente entusiasta, ma almeno siamo in tre.» La sua voce è calma, come se stesse cercando di rassicurarmi.

«Sì, immagino di sì,» rispondo, guardando fuori dal finestrino. «Spero solo di non attirare l'attenzione sbagliata.»

Dominique mi lancia un'occhiata rapida dallo specchietto retrovisore. «Emma, davvero, rilassati. Ti basterà fare come hai sempre fatto: osserva, capisci chi sono i tipi da evitare e poi trova la tua strada. Non è così complicato.»

VEIL OF BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora