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Mi sveglio con la luce del mattino che filtra dalla finestra, ma non ho la minima intenzione di alzarmi dal letto. Non oggi. Non dopo tutto quello che è successo. Mi sento svuotata, come se non ci fosse più niente dentro di me. Il pensiero di affrontare un'altra giornata, di rivedere tutti a scuola e di sentire i sussurri dietro la mia schiena, mi fa venire il nodo allo stomaco.

Ho detto a mia madre che mi sento male, e lei non ha insistito troppo. Forse ha notato qualcosa di strano, o forse ha semplicemente deciso di non fare domande. Non importa. Mi nascondo sotto le coperte, sperando che il mondo si dimentichi di me per un giorno.

Ma ovviamente non succede. So che la voce si è sparsa in fretta. Blaze non è certo uno che passa inosservato, e nemmeno un colpo di pistola in mezzo a una strada affollata. Il mio telefono vibra sul comodino, notifiche di messaggi non letti, ma non ho il coraggio di guardarlo.

È solo quando sento bussare alla porta della mia camera che realizzo che non posso evitare il confronto per sempre. Mi tiro su a fatica, cercando di mettere insieme un'espressione neutra.

«Entra,» dico con un filo di voce.

La porta si apre lentamente, e vedo Lucas fare capolino, con un'espressione preoccupata sul volto. «Ehi,» dice, chiudendo la porta dietro di sé. «Come stai?»

Non so cosa rispondere. Mi sembra che l'intera giornata di ieri sia stata un incubo da cui non riesco a svegliarmi. «Cosa vuoi dire?» chiedo invece, cercando di prendere tempo.

Lucas si siede sul bordo del mio letto, evitando il mio sguardo. «Ho sentito delle voci a scuola. Cosa è successo veramente ieri? Cosa è questa storia di Blaze e del colpo di pistola? E... cosa c'entri tu?»

Mi passo una mano tra i capelli, che sono un disastro, e respiro profondamente. Non ho la forza di mentire, non più. «È... è una lunga storia, Lucas. E una storia stupida. Sono stata stupida.»

Lui mi guarda, confuso e preoccupato. «Stupida? Di cosa stai parlando?»

Non riesco a trattenere tutto dentro. Le parole iniziano a uscire senza che riesca a fermarle, come un fiume in piena. Gli racconto di tutto, di come è iniziato tutto con le ripetizioni che facevo a Blaze in cambio della sua protezione per Lucas. «Non potevo sopportare di vederti in quella situazione, Lucas. Non potevo lasciare che ti facessero del male, non dopo tutto quello che hai passato.»

Lucas mi guarda con gli occhi spalancati, come se non riuscisse a credere a quello che sta sentendo. «Emma... Non avresti dovuto farlo. Non avresti dovuto rischiare così tanto per me. Io... io me la sarei cavata, in qualche modo. Ma tu...»

«Non ce la facevo a vederti soffrire,» rispondo, la voce che si spezza. «Ma il problema non è stato solo quello. Il vero problema è stato avere a che fare con Blaze. È stato... è stato terribile, soprattutto ieri.»

Ripenso a quel colpo di pistola, al modo in cui Matthew è scappato via, spaventato a morte. «Matthew ha raccontato tutto a scuola, vero?» chiedo, anche se già conosco la risposta.

Lucas annuisce lentamente. «Sì... Sì, l'ha raccontato. E adesso tutti sanno che Blaze è stato arrestato. Matthew è... beh, è contento che quel criminale sia in cella.»

Non riesco a biasimarlo, ma allo stesso tempo mi sento vuota. «Lucas, io non so più cosa pensare. Mi sento una completa idiota. Come sono finita in questa situazione? Io... volevo solo essere invisibile, stare lontana dai guai. Ma ora... ora sono in una situazione più grande di me.»

Lucas sembra cercare le parole giuste, ma alla fine scuote la testa. «Non lo so, Emma. Ma io sono qui per te. E... mamma mi ha detto di chiederti se vuoi scendere a cena. Vuole che stiamo un po' insieme.»

VEIL OF BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora