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Esco dal ristorante in fretta, con il cuore che mi martella nel petto. Devo trovarlo. So che Blaze non può essere andato troppo lontano.

E infatti lo vedo subito, lì fuori, che cammina avanti e indietro come una belva in gabbia, con le mani serrate a pugno e il respiro affannoso. Le sue nocche sono insanguinate, e noto che una delle colonne vicine è ammaccata e sporca di sangue. Dev'essere stata quella a subire il colpo.

«Blaze...» mi avvicino a lui con cautela, ma lui mi sente e si volta di scatto. I suoi occhi, di solito così sicuri, ora sono freddi e glaciali.

«Lasciami stare,» ringhia, con voce bassa e minacciosa. «Non sono dell'umore.»

Mi fermo un attimo, le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo. Ma non mi faccio indietro. «No, Blaze,» gli rispondo, cercando di mantenere la voce ferma nonostante il nodo che mi si forma in gola. «Non me ne vado. Non ti lascio così.»

Lui scuote la testa, quasi incredulo, come se non capisse perché io non me ne stia semplicemente andando. «Ti ho detto di lasciarmi stare. Non capisci? Potrei farti del male senza volerlo.»

Il modo in cui lo dice, con una sorta di disperazione sottile che traspare dalla sua freddezza, mi stringe il cuore.

Lo guardo, cercando i suoi occhi, ma lui evita il mio sguardo. «Non mi fai paura,» dico a bassa voce, avvicinandomi di un altro passo. «Sono qui per te. Non devi affrontarlo da solo.»

Blaze si ferma, fissandomi con un misto di rabbia e disperazione che mi fa male al cuore. «È una fottuta situazione di merda, Emma,» dice, la voce rotta da un'incredulità amara. «Ecco perché non potrò mai avere un futuro stabile. Perché non mi controllo, non in questi casi. Un giorno potrei impazzire davvero, uccidere un bastardo del genere e finire il resto della mia vita in prigione.»

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco, ma non posso permettergli di credere che sia vero. Mi avvicino di più, cercando di farlo ragionare. «È proprio questo il punto,» gli rispondo con decisione. «Se tu lo facessi, gli daresti soltanto una soddisfazione. È quello che vuole. Gode nel provocarti, nel farti reagire così.»

Lui scuote la testa, furioso. «Em, se solo avesse toccato la carrozzina di Gia... sarebbe morto. E io non avrei provato alcun rimorso. Per questo ti sto dicendo di andartene. La gente ha ragione su di me: sono pericoloso.»

Per un attimo, le sue parole sembrano toccare qualcosa dentro di me, qualcosa che mi fa esitare. Ma solo per un attimo. Poi, senza dargli modo di reagire, lo prendo per mano, stringendola con forza, come se da quel gesto dipendesse tutto.

«Andiamo,» dico, decisa. Non gli lascio il tempo di obiettare, e lo trascino verso l'ingresso del ristorante. Una volta dentro, mi dirigo verso la reception. «Siamo qui per il battesimo,» dico alla ragazza dietro il bancone, cercando di mantenere la voce calma e ferma. «Abbiamo bisogno di una stanza per un momento. È solo per staccare un po'.»

La receptionist ci guarda per un istante, poi annuisce e ci consegna una chiave. Prendo la chiave, senza lasciare la mano di Blaze, e ci dirigiamo verso l'ascensore in silenzio.

Durante il tragitto nel corridoio, Blaze rimane in silenzio, i suoi occhi fissi davanti a sé, con il volto duro e impenetrabile. So che dentro di lui c'è una tempesta, ma so anche che non posso lasciarlo solo a combatterla.

Quando entriamo nella stanza, chiudo la porta dietro di noi. Lui mi guarda, confuso e ancora infuriato. «Che cazzo stai facendo?»

Mi giro verso di lui, posando la chiave sul tavolo accanto alla porta. «Ti chiudo qui dentro,» dico, con un misto di sfida e calma. «Voglio vedere se sei davvero così cattivo da colpirmi o sciocchezze del genere.»

VEIL OF BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora