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(Wattpad ha ben deciso di non mandare la notifica del capitolo 26, quindi se non lo avete letto, tornate indietro🫶🏼)

Tornare a casa è una tortura, e non certo perché Detroit mi faccia schifo. Anzi, una parte di me non vede l'ora di rientrare nella mia routine, riprendere il controllo della mia vita, ritornare alle mie abitudini. Ma l'altra parte, quella più oscura e inquieta, è consapevole di cosa significhi davvero varcare quella soglia: dovrò tornare sotto lo stesso tetto con mia madre e Richard... e affrontare Dominique.

Le vacanze sono andate meglio di quanto mi aspettassi, anche se lo ammetto con un po' di reticenza. Non mi ero preparata per le emozioni che avrei provato, per il sollievo che avrei sentito durante quella conversazione con papà o per l'incredibile connessione che ho sperimentato con Blaze. Quel bacio... non riesco a smettere di pensarci. È stato come un'esplosione, un fuoco d'artificio che mi ha scossa fino al midollo, facendomi provare sensazioni che non pensavo nemmeno di poter sentire. Mi sento ancora il cuore che batte forte quando ripenso a come mi ha stretto contro di sé, al modo in cui le nostre lingue si sono intrecciate, come se non ci fosse nulla di più naturale al mondo.

Ma poi c'è il dopo. Cosa succederà ora? Come potrò guardare negli occhi mia madre sapendo cosa provo davvero? Come potrò affrontare Dominique, dopo tutto ciò che è successo? Ho paura che tutto ciò che ho provato, tutta quella intensità, si sciolga come neve al sole di fronte alla realtà che mi aspetta. Non voglio che accada, non voglio tornare indietro. Ma so che è inevitabile.

Papà guida in silenzio, come se sentisse che ho bisogno di spazio, come se avesse capito che c'è qualcosa di pesante che mi grava sulle spalle. Le strade si snodano davanti a noi, sempre più familiari man mano che ci avviciniamo a casa, e sento lo stomaco stringersi di ansia. Poi, all'improvviso, l'auto rallenta e riconosco subito la casa, quella che adesso non riesco più a chiamare "casa" con la stessa sicurezza di un tempo.

Papà si ferma davanti all'ingresso e, prima ancora che possa rendermene conto, vedo la figura di mia madre davanti alla porta. Il cuore mi affonda nello stomaco. Non ho nemmeno il tempo di prendere un respiro profondo, di prepararmi, di mettere su una maschera. È lì, ad aspettarmi, e questo significa solo una cosa: devo ufficialmente riprendere da dove avevo lasciato.

Esito un momento prima di aprire la portiera, quasi sperando che se aspetto abbastanza a lungo, tutto ciò che mi aspetta all'interno di quella casa possa semplicemente... scomparire. Ma non accade nulla. Sono costretta a uscire, a fare quel passo verso il mondo che mi sono lasciata alle spalle per un breve, troppo breve, momento di pace.

Mia madre mi osserva mentre mi avvicino, un sorriso incerto sulle labbra, come se non fosse sicura di come accogliermi. E forse non lo è davvero. Non lo so nemmeno io. Mi sento come se dovessi adattarmi di nuovo a una realtà che non mi appartiene più, come se dovessi nascondere una parte di me che si è risvegliata in questi giorni. La parte che non ha paura di sentire, di rischiare, di vivere.

«Ciao, Emma,» dice mia madre quando sono abbastanza vicina da poterla sentire. La sua voce è morbida, quasi esitante, e mi fa venire voglia di piangere. Ma mi trattengo, perché so che non posso permettermi di mostrare debolezza ora. Non qui.

«Ciao,» rispondo, e non posso fare a meno di notare quanto suoni fredda la mia voce, quasi estranea. Mi sento estranea, in effetti, come se il legame tra di noi si fosse sfilacciato e ora stessimo camminando su un filo sottile.

Mi giro per salutare papà, e lui mi sorride con una tristezza negli occhi che mi fa male. Vorrei restare con lui, lì, in quell'auto, e non scendere mai. Ma so che non è possibile. Devo andare avanti, devo affrontare ciò che mi aspetta, anche se non sono pronta.

VEIL OF BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora