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Altalena. Ecco come definirei i miei due mesi in questa città. Un giorno tutto va bene, quello dopo sembra crollare tutto. E oggi è uno di quei giorni in cui tutto va a rotoli. L'ho capito appena mi sono svegliata, con quella sensazione pesante nello stomaco che non promette nulla di buono.

La conferma arriva durante la seconda lezione di composizione letteraria. Il professore, forse ancora colpito dal mio intervento della settimana scorsa, decide di farmi una domanda. Non ho nemmeno sentito bene di cosa stava parlando; la mia mente vagava altrove, in pensieri più cupi. Quando mi chiede il mio punto di vista, c'è un lungo silenzio imbarazzante prima che io riesca a dire qualcosa di banale e sconnesso. Una gran brutta figura. Odio quando le cose devono essere così complicate.

Adesso potrei essere in mensa a raggiungere gli altri, fare una chiacchierata con Matthew, ridere alle battute di Dominique, ma no. Ho dovuto dire a tutti che li raggiungerò dopo, forse. E perché? Perché mi trovo, per l'ennesima volta, a camminare verso quell'orribile angolo di cortile dove l'aria puzza solo di sigarette e guai.

Se qualcuno me l'avesse detto una settimana fa, quando Blaze mi ha fatto la proposta delle ripetizioni, avrei continuato a urlare di no, dicendo che non voglio vederlo, che lo odio. Ma adesso... adesso ho bisogno di un favore. Per quanto mi disgusti ammetterlo, Blaze ha potere qui. Un potere che non si merita, ma che è reale. E solo lui può fare in modo che Lucas torni a vivere una vita normale.

Ed eccoci di nuovo. Sono davanti a quel gruppo di idioti che mi fissano come una preda pronta per essere sbranata. Mi irrigidisco istintivamente. Ogni volta che incrocio i loro sguardi, mi sento come se stessi per cadere in una trappola. Blaze, come sempre, è al centro, con quell'aria di chi sa di avere il controllo su tutto. Accanto a lui, Tyrell. Quel tizio è un armadio umano, alto e massiccio, con un'espressione che ti fa passare la voglia di respirare.

«Guarda chi si rivede,» dice Tyrell con un sorriso storto, mentre incrocia le braccia sul petto. «Cos'è, sei venuta per il secondo round di boxe?»

Sento una risata soffocata provenire da qualcun altro del gruppo. Non dovrei farmi condizionare, ma le mani mi sudano. Prima che possa rispondere, però, Blaze lo interrompe con un tono duro, tagliente come una lama. «Zitto, Tyrell.»

Il silenzio cala immediatamente, e il gruppo si mette a fissarmi come se fossi l'argomento del giorno. Blaze mi osserva con quel suo sguardo indagatore, come se stesse cercando di capire il motivo per cui sono qui. Non posso permettermi di sembrare debole. Devo restare lucida, anche se ogni istinto mi urla di scappare.

Tra loro c'è anche Chris, e solo in quel momento, osservandoli bene, mi accorgo di quanto sembri tanto uguale quanto diverso dagli altri. L'aspetto è lo stesso—jeans sdruciti, felpa scura e quell'aria trasandata che sembra un marchio di fabbrica del gruppo. Ma se lo guardi meglio, capisci che lui è quello sul lato esterno sinistro, sempre un po' defilato. È lì, è con loro, ma è come se non ci fosse. Non mi degna nemmeno di uno sguardo; si limita a fumare la sua sigaretta e a farsi i fatti suoi. Diversamente dagli altri quattro che mi studiano come se fossi una cavia da laboratorio.

Scaccio quei pensieri e mi concentro su ciò che devo fare. Non posso permettermi esitazioni. «Blaze, devo parlarti,» dico con un tono che spero sembri più deciso di quanto mi senta davvero.

Lui ghigna soddisfatto, ma non si sposta. Mi aspettavo che mi seguisse in qualche angolo appartato, invece sono gli altri a fare un cenno e a andarsene come soldatini ben addestrati. Blaze rimane lì, sempre al centro, come un re sul trono. Sfacciato e stronzo come sempre, mi squadra con quel sorrisetto da schiaffi. «Dici tanto che mi odi, ma non riesci a stare più di due giorni senza venirmi a cercare. Torni sempre qui.» Il suo tono è canzonatorio, quasi divertito.

VEIL OF BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora