D & D (Inazuma Eleven Fanfiction)

CAPITOLO 27

(Daisy's POV)
La partita era iniziata, Raimon VS Dark Emperors.
Ero ansiosa se gli altri mi stessero guardando, specialmente Xavier e Bellatrix. Ma non so quanto a loro sarebbero potuto interessare.
Nathan rubò immediatamente palla a Evans. Certo che, se non gioca in porta non è un granché, non so come abbia fatto ad attirare l'attenzione di mio cugino.
Sfortunatamente, il portiere avversario parò il tiro, anche se la sua azione messe i brividi al resto della Raimon.
Dopo che i nostri bloccarono la "tormenta di fuoco" , e che Kevin dribblò Evans e Sharp, mi accorsi che la partita non stava andando granché avanti.
Mi avvicinai a Daphne: <<secondo me, è arrivato il momento di usare quella tecnica>> lei mi guardò, sorrise e annuì. È così carina quando sorride, dovrebbe farlo più spesso.
Kevin segnò il primo gol e Daphne mi guardò, io annuii.
Ecco, era questo il momento giusto.
Non appena il fischio dell'arbitro ripartì, Daphne ricevette il pallone.
Lanciò la sfera e saltammo insieme: calciammo il pallone in aria, io in rovesciata. La palla accumolò potenza tanto da creare un'aura nera e arancione... <<ECLISSI INAZUMA!>> Gridammo insieme, calciando il pallone con potenza, segnando: 2-0.
Il primo tempo si concluse, e dopo una breve pausa ritornammo tutti sul campo.
"Avete visto?" Pensai "Xavier, Isabelle, Claude, Dave e Bryce?" Questa è la mia vera forza, di una che avete sempre preso in giro, di una "riserva"... Sì, proprio io, Daisy White.
Il secondo tempo iniziò, e Nathan scartò bruscamente Evans, che cadde a terra <<adesso basta, che state facendo!? Siete stati compagni di squadra in passato, non ti vergogni ad aver colpito Mark con una palla a causa della pietra di Alius!? Per forza, che ne sapete voi>> <<no, non è vero>> dissi io con voce tremante, facendo un passo avanti: tutti gli occhi erano puntati su di me <<voi non capite come si sente la squadra, come si sente Daphne o Nathan, e figuriamoci rispetto ad una come me!>> Mi mordicchiai il labbro, ma non potevo tenere dentro tutte le parole che mi ribollivano dentro e minacciavano di uscire.
<<Non sapete, quello che si prova a non essere considerati abbastanza>> dissi guardando a terra <<e non sapete... Cosa si prova ad essere presi in giro per questo. Ne ho prese così tante che ho pianto sangue!>> Continuai <<quindi no, non sapete nulla!>> Esclamai <<neanche di quanto Daphne si sia impegnata, sia per essere un'ottima amica!>> Daphne per un secondo sembrava... Se stessa? Poi si avvicinò a me con un sorrido beffardo <<esatto. Ed è per questo che vinceremo la partita>> disse.
(Timeskip: s.2 ep.65)
È finita. La pietra di Alius si ruppe in mille pezzi: avevamo perso, per colpa mia. Allora sono veramente inutile.
Mentre la Raimon si riconciliava, io mi girai e mi allontanai, ma prima che potessi uscire dal campo, sentii dei passi e una mano afferrarmi la tuta: era Daphne, che con la pietra di Alius distrutta, i capelli erano da lisci di nuovo ondulati <<allora? Si può sapere dove vai?>> Io sospirai <<abbiamo perso, io non faccio parte della Raimon, non c'è una ragione per la quale restare>> <<hai ragione, non c'è>> disse sarcastica <<lo so, ecco perché me ne sto andando>> mi mordicchiai il labbro, per poi guardarla negli occhi: <<mi dispiace Daphne, per tutto. Non volevo coinvolgere anche te. Dici che sono... Perdonabile?>> Chiesi. Sapevo che non ci saremmo riviste più <<mah, non lo so...>> Disse. Io annuii, feci per girarmi, ma poi lei mise le sue mani sulle mie spalle per farci ritrovare faccia a faccia: <<ma certo che ti perdono... "Aliena">> non mi piaceva il soprannome, ma sorrisi <<grazie... Anche se, sai, non lo merito>> sospirai <<va tutto bene, tutti facciamo degli errori. E come direbbe il tuo amico Janus "sbagliando si impara">> sorrisi di nuovo <<allora... Io vado. Spero di rivederci, Daphne>>.
Lei annuì: <<ci puoi contare>> mi tese la mano ma io l'abbracciai. Lei si irrigidì, ma poi mi diede alcune pacche sulla schiena <<ora vai, Xavier ti aspetta>>.
Mi staccai, e andai verso mio cugino: onestamente, spero di rincontrarla un giorno. Lei... È diversa, rispetto agli altri che ho conosciuto.