70s - @hailey_dskwd

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Lista Smart 70

 LAURA di hailey_dskwd

 LAURA di hailey_dskwd

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Sono stanca. Stanca di combattere i demoni nella mia mente. Ogni notte, insonne, quella voce non mi dà tregua. Continua a parlare, incessante, come un sussurro velenoso che si insinua nei miei pensieri. Ma quella voce non sono io o almeno, io non mi riconosco in lei. Mi parla, mi comanda, mi spinge a fare cose. Dice che devo punire, che devo eliminare chi mi ha fatto del male. Dicono che io abbia già fatto quelle cose, ma io sono innocente. Non ricordo nulla, eppure tutti mi guardano con sospetto.

C'è gente qui, mi osservano, sorridono e si fingono miei amici. Ma mentono. Io lo so che mentono. Mentono tutti. Ti promettono di restare e poi vanno via. Lo fanno sempre. A nessuno importa niente di me. Potrei sparire domani e nessuno lo noterebbe. A nessuno importerebbe.

Mi chiamo Laura, e questa è la mia storia. Una storia di solitudine e follia, di voci che mi tormentano e di un passato che non riesco a ricordare. Ogni giorno è una battaglia contro me stessa, contro quella parte oscura che cerca di prendere il controllo. Mi dicono che sono malata, che ho bisogno di aiuto. Ma come posso fidarmi di loro? Come posso fidarmi di qualcuno quando nemmeno io mi fido di me stessa?

La voce è sempre lì, pronta a sussurrare i suoi ordini. Ora mi sta dicendo chi è il prossimo, chi merita di essere punito. E io la prima volta in un momento di debolezza, ho ceduto. Non so come, non so perché, ma l'ho fatto. E poi, quando tutto è finito, mi sono ritrovata coperta di sangue, con il corpo di un uomo ai miei piedi, in terra pezzi sparsi della sua materia cerebrale. Aveva un grosso buco nella testa e un occhio vitreo era spalancato su di me in una strana espressione. E mi sono chiesta: sono stata davvero io? O è stata colpa della voce che mi controlla?

Tornata a casa, mi sono chiusa in bagno per pulirmi e ho guardato il mio riflesso nello specchio. Gli occhi che mi fissano sono quelli di una sconosciuta. Ho schizzi di sangue ovunque e provo ribrezzo. Chi sto diventando? Dove è finita la Laura che conoscevo?

Me lo domando ogni giorno. La voce ride, con un suono freddo e crudele.
«Non puoi sfuggirmi. Sono parte di te.»
Mi ha fatto impugnare quel grosso posacenere di cristallo... Cristo!

Ogni giorno è un incubo senza fine. Ogni volto che incontro potrebbe essere il prossimo. Ogni sorriso potrebbe nascondere un tradimento. Vivo in un mondo di ombre e sospetti, dove la realtà si confonde con l'illusione. E mentre cerco disperatamente di trovare una via d'uscita, la voce continua a sussurrare, a comandare, a distruggere ciò che resta della mia sanità mentale.

Le giornate passano lente, scandite dal ticchettio dell'orologio che sembra deridermi. Ogni secondo che passa è un altro passo verso l'inevitabile. La voce non mi lascia mai sola, nemmeno per un istante. Mi sveglio nel cuore della notte, sudata e tremante, con il suo eco nelle orecchie. Mi dice che devo agire, che devo fare giustizia. Ma quale giustizia? Non c'è giustizia in ciò che faccio, solo caos e distruzione.

Un giorno, mentre camminavo per le strade deserte della città, ho visto una figura familiare. Una donna, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. L'ho riconosciuta subito: era Anna, la mia vecchia amica d'infanzia. Non la vedevo da anni, ma il suo volto è rimasto impresso nella mia memoria. La voce si è fatta più forte, mi disse che Anna era una traditrice, che mi aveva abbandonata quando avevo più bisogno di lei. Mi disse che dovevo punirla.

Mi sono avvicinata a lei, il cuore che batteva all'impazzata. Anna mi ha sorriso, ignara del pericolo che correva.

«Laura, che sorpresa vederti!" mi ha detto abbracciandomi. Il suo abbraccio era caldo e rassicurante, ma la voce non mi lasciava tregua.
«Fagliela pagare, mostrale cosa succede a chi ti tradisce.»

Non so come, ma sono riuscita a resistere. Mi sono allontanata da lei, inventando una scusa per andarmene. Lei mi ha guardato con preoccupazione, ma non ha insistito. Mentre mi allontavo, ho sentito le lacrime scendermi lungo le guance.

Non voglio essere così, non voglio fare del male a chi mi è caro. Ma la voce è troppo forte, troppo persuasiva.

Così quando succede mi siedo sul pavimento, mentre abbraccio le ginocchia nel tentativo di non ascoltarla. Devo trovare un modo per liberarmi di lei, per riprendere il controllo della mia vita. Ma come? Ogni tentativo sembra vano, ogni speranza si dissolve come nebbia al sole. E mentre la notte cala, so che prima o poi vorrà farmelo fare ancora.

Sono a casa. Salgo le scale, ogni passo un'agonia. La voce mi incita, mi spinge avanti. Ho bisogno di punire qualcuno, di cercare un'emozione che mi dia soddisfazione. Arrivo davanti a una porta chiusa. La apro con movimenti lenti e silenziosi, il cuore che batte all'impazzata. Dentro, una figura dorme ignara nel letto. La voce mi dice che è lui; che è il prossimo. Mi ha fatto del male, mi ha tradita, mi vuole abbandonare. Mi avvicino, le mani tremanti. Non voglio farlo, ma la voce è troppo forte.

Mi chino su di lui, il respiro affannoso. La voce mi urla di agire, di punire, prima che si svegli e decida di andare via. Così prendo un cuscino e lo premo sul suo volto. Lui si sveglia, lotta, ma io sono più forte. La voce ride, soddisfatta. Quando tutto è finito, mi ritrovo coperta di sudore, il corpo senza vita giace in un letto disfatto. Mi sento svuotata, distrutta. La voce mi ha usata ancora una volta e quando riprendo il controllo di me, mi rendo conto che un uomo è riverso sul letto, immobile.

Mi ricordo chi è. Ci siamo conosciuti al pub e l'ho portato a casa. Abbiamo fatto sesso e anche di qualità.
Ma poi la voce ha detto che era come tutti gli altri. Mi avrebbe amata per una sera e poi sarebbe andato via.

Ora invece rimarrà qui per sempre.

Il suono di un carrello medico mi distoglie dal ricordo. La porta della stanza si apre e lui è lì che mi sorride. Ha un viso buono e passa ogni sera a trovarmi già da qualche giorno.

«Laura, è l'ora delle medicine.»

Mi porge un bicchiere e due piccole pastiglie. Le prendo perché è gentile, mi piace, non voglio dirgli di no.
Poi la voce mi ordina di fargli una domanda.

«Carlos, andrai via?»

«Sì, alle 8:00 domani. Finisco e vado via.»

Andrà via. Non puoi permetterlo. Ti lascerà anche lui come tutti gli altri. Prendi la cartella di metallo dal carrello, adesso! Brava, ora conficcala con forza nella sua testa. Fallo, prima che reagisca! Muoviti, maledetta stronza!

Colpiscilo alle spalle!

Ancora!

Più forte!

Vedi che ho ragione? Adesso non se ne andrà. Dovresti ringraziarmi, non so cosa faresti senza di me.



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