60⭐ - @Ittaigelehcim

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Lista 60

ANTROPOFOBIA di Ittaigelehcim

Il fango è cattivo!Morde i piedi e mi agganascia le caviglie, mentre arranco in questa putrida e oscura palude, fetida, fredda

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Il fango è cattivo!
Morde i piedi e mi agganascia le caviglie, mentre arranco in questa putrida e oscura palude, fetida, fredda. Devo fermarmi, riprendere fiato, riposare i muscoli doloranti, perché la fatica di avanzare nella melma sta soverchiando la paura, appiccicata alla pelle come l'aria gelida e umida.

La paura dell'uomo che mi bracca, da non so nemmeno io quanto tempo.

La luce del sole, intristita dalla fitta nebbia che aleggia nell'aria, arriva pallida dal cielo, e con grande sofferenza schiarisce appena la desolazione tutt'intorno; scorgo, a pochi metri, un tratto d'erba morta sopra uno dei rari stralci di terreno duro, scampato alla morsa dell'acquitrino.
Lo raggiungo, trascinandomi come un infermo, diguazzando con gli stivali, ormai pesanti anche solo da sollevare; il secco e gorgogliante risucchio prodotto staccandosi dalla fanghiglia e il tonfo sordo quando vi ricadono, sono gli unici suoni concessi nel plumbeo grigiore.
Crollo sulla triste oasi senza quasi proteggermi dalla caduta e, supino, rimango a contemplare il denso fumo sopra di me. So che la sosta accorcerà, forse annullerà la distanza frapposta all'uomo, accumulata con indicibile sforzo, ma le energie sono esaurite e, con loro, il desiderio di proseguire.
Come son giunto fin qua? I ricordi s'accendono nella mente come lampi in una notte di tempesta; ma, se cerco di afferrarli, sono già spariti, lasciandosi dietro solo impalpabili sagome indefinite.
Tranne l'uomo! La sua figura è ben delineata, con gli occhi baluginanti dentro al cappuccio nero in cui è immerso.
Abbasso le palpebre e mi sforzo di recuperare qualche immagine, qualche viso, qualche suono che mi spieghi perché mi ritrovo impantanato in un posto così cupo, in compagnia solo di me stesso e di quell'individuo che mi dà la caccia. Ma nella mia testa, c'è solo nebbia.
Pieno d'angoscia e rassegnazione riapro gli occhi, proprio mentre un impavido raggio di sole perfora la cortina densa e perlata, scoprendo, in quell'attimo sfuggente, un lembo dell'azzurro che il cielo sta riservando al mondo.
Alzo la testa, mi sollevo sui gomiti e vedo la striscia luminosa srotolarsi a terra, ripulendo la vista degli alberi da cui sono sbucato e da dove, da un momento all'altro, comparirà di sicuro l'uomo al mio inseguimento. Vedere un po' di luce, sebbene smunta e debole, riesce a lenire la dura scorza dei miei tormenti e dona un istante di tregua alla tristezza che lambisce ogni mia fibra.
Mi ristendo, e il cappuccio della giacca, schiacciato sotto al collo, mi procura fastidio.
Il raggio di sole viene subito inghiottito dal vapore acquoso e malvagio, sempre più opprimente nella calotta formatasi in questa landa disperata, ma è riuscito a illuminarmi un po' di memoria, quel tanto che basta per poterla afferrare.
Una singola goccia comincia a scivolare fuori dal mio occhio; non comprendo se sia umidità, o la prima lacrima del pianto suscitato dai ricordi ritrovati. La mia storia è tornata a galla e ora posso vederla, con chiarezza.
La mia storia...

***

L'escursione era iniziata bene.
Due guide mi conducevano amorevolmente su un sentiero pianeggiante, largo, protetto a entrambi i lati da un solido recinto. Camminavano al mio fianco, sgombrando il percorso da ogni tipo di inciampo, fosse un sasso, una radice, una buca; tutt'attorno si stendevano meravigliosi campi verdi a perdita d'occhio, rigogliosi, come fossero un unico, smisurato tappeto steso con lo scopo di abbellire la già incantevole vallata, incoronata da una lunga fila di vette con la punta innevata. Il cielo era del tutto terso, e sfumava dalle tonalità di blu più profondo agli azzurri più luminosi, man mano che la volta si avvicinava al sole, giallo come non l'ho mai più rivisto, tondo come fosse disegnato da un compasso. Non c'era nemmeno un accenno di nuvola.
Le due guide, un signore e una signora di una certa età, trottavano con passo più agile del mio, e spesso mi guardavano, elargendo generosi sorrisi e aspettandomi quando restavo indietro. Adoravo la loro compagnia: rendeva sereno e spensierato il mio viaggio.

Sfida di Scrittura Creativa 2.0 (APERTA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora