Parte 29 Il malumore di Malford e nuove conoscenze per Rukus

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Punto di vista di Malford

Di solito venire nell'edificio dei guerrieri che si trova vicino al campo di addestramento mi fa sentire a casa, con l'odore di sudore, di metallo delle armi qui conservate e un flebile aroma ferroso di sangue che non riesce a venire via nemmeno dopo la più accurata delle pulizie.

Oggi, invece, noto che l'inquietudine che da ieri mi attanaglia i visceri non si placa nemmeno in questo posto cui sento profondamente di appartenere: stanotte non sono riuscito a dormire, mi sono rigirato nel letto e appena chiudevo gli occhi mi si formava nella mente l'immagine di Noolin come l'ho vista ieri al fiume, stesa, nuda e bellissima come una Venere ritratta nei dipinti antichi.

Ad un certo punto non sono stato più in grado di stare a letto e sono arrivato al campo prima del solito, alle cinque ero già qui: ho controllato il calendario dei turni di allenamento al campo e delle ronde e dei punti di guardia programmati, visto che con Djovne dovremo rafforzare la sicurezza e pianificare la ricerca sistematica dell'aconito in tutto il territorio come richiesto alla riunione di ieri.

L'Ufficio di Direzione Guerrieri è ampio e accogliente, fatto in pietra grigia e oro e legno scuro come casabranco, tre ampie finestre luminose consentono di controllare il campo di allenamento, lungo le pareti ci sono cassettiere per i fascicoli dell'anagrafica e delle attività dei guerrieri, mappe del territorio, l'archivio degli ordini di armi e altro materiale utile, diversi raccoglitori con l'inventario degli oggetti a nostra disposizione, il registro di uscita ed entrata delle armi da far riparare.

Due grandi scrivanie sono messe l'una a fianco all'altra, una per me e una per Djovne, entrambe dotate di computer, stampante e cancelleria varia, nonché i timbri della nostra Sezione.

Mi appoggio all'alto schienale della mia poltrona imbottita, reclino la testa all'indietro e socchiudo gli occhi cercando un riposo che già so che non potrò avere, ma nonostante questo ci provo comunque, tentando di scongiurare un mal di testa che minaccia di azzannarmi il cranio.

La porta del mio ufficio si apre:

"Buongiorno Mal, sei arrivato presto... Come va? " mi chiede Djovne, lupa mutaforma di un metro e novantacinque, il fisico atletico forgiato dall'intensa attività fisica dei guerrieri, il viso ovale con occhi castani lievemente aranciati, un naso armonico, una grande bocca con le labbra sottili, i capelli castani raccolti in una coda, vestita con l' uniforme marrone dei guerrieri.

Apro gli occhi e tento di darmi un contegno, raddrizzandomi sulla sedia dietro la mia scrivania:

"Buongiorno... Non riuscivo a dormire... Ho preferito avvantaggiarmi sul lavoro di oggi."

"Sai perché non sei riuscito a dormire?"

"No... Non ne ho la minima idea...." mento io, al chè lei assottiglia gli occhi, come a fiutare la bugia. Mi conosce troppo bene, ne abbiamo passate tante insieme durante la guerra, riesce a leggermi dentro in un attimo.

Ma tace, rispettando la mia scelta di mentire, e si siede alla sua scrivania.

"Mi hai detto che stamani dovremo programmare il rafforzamento della sicurezza dell'intero territorio e dei dintorni di casabranco in particolare.... Sulle tre ragazze arrivate da poco ma anche sul prelato e sui docenti esterni, l'elfo e le due streghe..." inizia a pianificare lei.

"Sì... E organizzare un piano per setacciare tutto il territorio alla ricerca di aconito... Questo, in particolare, non sarà un compito semplice... Dovremo far entrare i nostri guerrieri nelle capanne, perquisire le aree comuni... Un lavoro piuttosto delicato...." osservo io.

Lei si acciglia, si tortura il labbro inferiore con i denti e fissa un punto indefinito sul pavimento. Dopo qualche attimo condivide con me il suo pensiero:

Il mito del Lupo Blu - 1° libro: l'incarnazione del mitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora