CAPITOLO 62

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Un giorno una psicoanalista ha detto che la pelle è un involucro psichico, essa svolge la funzione di contenimento verso le nostre emozioni, soprattutto quelle negative, per tale motivo quando il nostro dolore psichico diventa insostenibile, cerchiamo di esprimerlo tramite la nostra pelle, il nostro corpo; il motivo di tutto questo? Un dolore che diventa fisico, che è visibile, è un qualcosa che ci dà l'illusione di poterlo controllare, di poterlo curare: una ferita può guarire, basta metterci la crema giusta ed un cerotto, ma il dolore mentale come lo si cura da soli?

È proprio questo ciò che sto facendo questa mattina: la mia pelle mi ricorda ciò che è successo ieri sera, mi ricorda le mani di lui sul mio corpo... e allora mi sto strofinando fino a farla divenire rossa, come se con il semplice sapone io possa realmente cancellare il tutto.

Questa mattina non sono andata a scuola, non sarei riuscita ad affrontare gli sguardi degli altri, soprattutto di rivedere Jared, e papà ha deciso di restare a casa con me.

Mentre sono sotto la doccia, sento il campanello suonare, chi sarà mai a quest'ora? Il postino, forse. Decido di uscire ed indossare l'accappatoio, ma non andrò ad aprire, c'è papà per quello, io resto rintanata in bagno ancora un po'... o almeno questa sarebbe stata la mia intenzione prima di sentire due tocchi alla porta.

"Papà arrivo, dammi due minuti" dico.

"Forse tuo padre aspetterebbe anche due minuti ma la pazienza non è il mio forte".

Justin. Oddio, è Justin, cosa cavolo ci fa qui?

Apro d'istinto la porta, senza pensare di essere ancora bagnata ed avvolta nel mio accappatoio bianco.

"Cosa ci fai tu qui?" Gli chiedo, non nascondendo la mia sorpresa.

"Dovresti essere tu a dirmi cosa ci fai qui e non a scuola" risponde, entrando nel bagno e chiudendosi la porta alle sue spalle.

"Non mi andava di venire" alzo le spalle, cercando di minimizzare il tutto e mi volto, in modo da non permettergli di vedere il dolore attraverso i miei occhi. Lui mi blocca, i suoi occhi sono nei miei e so che ci sta leggendo dentro il tutto.

"Hai gli occhi più scuri del solito, sono spenti..." mi dice.

"Cosa ci fai qui, Justin?" Gli richiedo seriamente.

"In realtà non sono solo, tutti gli altri sono giù... pensavamo avessi bisogno di compagnia" ammette.

"Sono tutti giù?" Spalanco la bocca dalla sorpresa e lui mi conferma con un cenno del capo.

"Ascoltami Sole, ho parlato con tuo padre ed anche con il mio, so che ho già risolto la questione ma devi denunciare, devi farlo per te, per le altre a cui è accaduto prima di te e per evitare che succederà ad altre ancora. Dovrai solo parlare con mio padre... mi ha promesso che troverà un modo per tenerti fuori. Non dovrai confrontarti con Jared su questo, non dovrai raccontare tutto davanti alla giuria... farà in modo di rintracciare le altre ragazze e di portare le prove necessarie, senza doverti far rivivere il tutto. Ma devi farlo... farlo per te."

"Io non lo so, Justin... il raccontarlo a tuo padre, il denunciare il tutto, mi confermerebbe solo che ciò che ho vissuto è reale ed il dolore non sarà più solo un dolore mio"

"Ci siamo noi qui per il tuo dolore..." mi posa un bacio sulla fronte.

Come siamo passati dall'odiarci a questo? Perché siamo sempre così vicini?

"Justin... noi due, cosa stiamo facendo?" Ho il coraggio di chiedergli.

"Non lo so, Sole"

Sun & Dark. Il sole oltre l'oscurità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora