"Allora Sole, oggi ti toccherà stare con noi" mi dice Nick mentre siamo seduti ancora in mensa.
"Pensa te che rottura di ciglioni" dico fingendo di alzare gli occhi al cielo e loro ridono.
"Dai, muovetevi, dobbiamo andare in palestra" si intromesse Justin. Il suo umorismo lo avrà lascialo nella pancia della mamma, per forza.
"Mister Scorbutico o Mister Simpatia, ogni giorno sono sempre più confusa sul nome da darti" gli dico mentre ci alziamo. Lui mi si avvicina in modo che nessuno oltre me possa sentirlo, si abbassa al mio orecchio e sussurra: "se vuoi posso farti sentire tutti i nomi che potresti darmi mentre sei con me".
Che coglione. Lo guardo e mi avvicino di un passo, facendo quasi scontrare i nostri nasi.
"L'unico nome che mi viene da darti quando sei con me è.." gli dico copiando la sua voce sensuale, per poi allontanarmi e continuare dicendogli "...coglione", prendo e mi dirigo in palestra, ma non prima di aver osservato quel suo sorriso, quelle sue labbra che si sono un po' tirate verso il lato dentro della guancia, come se la mia risposta fosse inaspettata.
Appena usciti dagli spogliatoi la professoressa mi rimanda dentro a cercare la palla che aveva dimenticato. Riapro la porta e mi metto a cercarla fin quando la trovo, poi all'improvviso sento la porta chiudersi alle mie spalle e mi giro.
C'è Justin, cosa ci fa qui.
"Justin, cosa vuoi?"
"Stavo cercando te" mi dice e continua ad avvicinarsi
"Perché?" sento già il mio cuore iniziare a battere in un ritmo quasi irregolare.
"Vediamo un po': per la festa ed il modo in cui mi hai lasciato in pista, per il coglione di prima..."
"Ops, non pensavo di aver offeso mister scorbutico." gli dico quando lui ormai è a un palmo dal mio naso.
"Non giocare con il fuoco, biondina" mi dice facendo passare il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Come sia possibile che un ragazzo così stronzo sia anche così attraente. Lo guardo cercando di non far scendere il mio sguardo sulle sue labbra, sulle sue spalle larghe il doppio delle mie, sulle sue braccia tatuate e sui suoi bicipiti possenti.
"Perché non dovrei?" gli rispondo
"Rischieresti di bruciarti" mi dice.
Non sai quanto ti sbagli, Justin. Che strano gioco la vita, eh? Il sole, che emana una luce incredibile e permette agli uomini di vivere, non può avvicinarsi a loro perché altrimenti li brucerebbe. Senza saperlo questa è stata, sin dalla scelta del mio nome, la mia condanna.
"Io non posso più bruciarmi, Justin. Io posso solo bruciare ciò che mi sta intorno" mi lascio sfuggire e vado via. Mentre sto aprendo la porta, però, sento la sua voce pronunciare parole inaspettate.
"Tu non bruci le persone che ti stanno intorno, Soleil. Gli dai luce. Ti basterebbe guardare Jennifer".
Decido di uscire, non potendo lasciarmi colpire da quelle parole. Io non posso dare luce a nessuno, Justin. Io ormai sono solo buio.
Le ore di pallavolo sono andate bene, oltre quell'incontro nello spogliatoio con Justin, fortunatamente non abbiamo ricevuto nessun commento poco apprezzato dai ragazzi perché troppo impegnati con la partita che avranno la settimana prossima.
Ho provato a non pensarci in tutte queste settimane ma la settimana prossima sarà il 26 novembre, ed io già sento il buio crescere ed espandersi dentro di me. Il senso di vuoto si è ormai impossessato della mia vita e l'aiuto di esperti esterni purtroppo non è servito. Papà mi ha portato a seguire anche un percorso psicologico e la sola conclusione in cui si è giunti è questa: questo è il mio modo di elaborare il trauma, non c'è bisogno di altra cura perché ho davvero realizzato che mia madre non c'è più, non c'è la negazione o la fantasia, c'è solo il senso di colpa che non va via.
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Sun & Dark. Il sole oltre l'oscurità.
FanfictionCosa succede quando un sole che ha finito la sua luce incontra ciò che è sempre stato buio? Riuscirà ad illuminarlo o perderà lui stesso la sua luce per sempre? Lei, Soleil Moore, 20 anni. Capelli biondi, occhi verdi e quei lineamenti che emanano ar...